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Il fabbro fanstasma
Mi sveglio di soprassalto teso e sudato.
Il vento ulula, fa frusciare le foglie degli alberi e ogni tanto fa sbattere un'imposta della colombaia.
Fra l'urlo della bufera sento un tintinnìo nitido, irregolare. A volte si aggiunge anche l'abbaiare del cane in lontananza.
I colpi si fanno più forti. É come se un fabbro battesse sull'incudine con il suo martello. A quest'ora di notte, chi può essere? La fattoria più vicina dei Miller dista almeno un km poi c'è quella dei Roker aldilà del fiume.
Non riesco più a dormire così per scacciare il nervosismo vado alla finestra. Apro vetri e imposta e sono investito dal vento e dalla polvere.
La forza del temporale sembra aumentata adesso. Il vento arriva a onde fortissime che fanno tremare la fattoria.
Il temporale di aprile piega le chiome dei salici, porta polvere e foglie strappate dagli alberi. La banderuola impazzisce sulla colombaia.
Rinchiudo e torno a letto. Rimango per tanto tempo sveglio nel tentativo di ascoltare il rumore di prima. Adesso sento solo l'urlo attutito della bufera.
Il mattino seguente siamo occupati io e il vecchio Sart a tagliare l'erba e a caricarla sui carri. Poi portiamo carriole piene di fieno alle mucche.
Al pomeriggio mentre abbeveriamo gli animali interrogo il mio compagno sugli strani rumori della notte.
Sart è piccolo, vecchio e sordo, con la barba grigia. Come al solito non capisce cosa voglio dire e devo ripeterglielo alcune volte gridando forte nell'orecchio. Alla fine commenta:
"Ah, il temporale di stanotte sì, ha allagato la stalla, e ne avremo ancora in luna nuova."
É una notte calda di maggio, bianca di luna. Dalla finestra sento il canto lontano dei grilli, con un'eco da cattedrale dentro l'immensità della notte. Dalle stalle buie proviene il muggito degli animali irrequieti.
Oltre questo arriva un altro rumore. É il solito rumore del martello battuto sull'incudine a intervalli irregolari. Cosa può essere mio Dio, sempre a quest'ora di notte?
Con il passare delle ore il tintinnìo si fa più duro e nervoso, finché i primi galli incominciano a cantare nelle fattorie dandosi risposta e tutto finisce.
Al pomeriggio scarico mucchi di paglia dal pagliaio e con la carriola la porto al vecchio Sart per rifare le lettiere. Fra un giro e l'altro approfitto per parlare al vecchio dei rumori e come al solito lui mi fraintende:
"Sono i colombi che hanno fatto il nido lassù."
E mi indica i secchi appesi sotto l'alto tetto del fienile.
"Quelle due vacche partoriscono fra una settimana. Ricordati che dobbiamo ancora macinare il mais."
Durante la notte successiva i rumori cambiano e diventano più pesanti. Adesso sembra che un maniscalco indemoniato lavori nel cortile qui sotto alle mie finestre. Dannazione, sono stanco morto, ma nessuno potrebbe dormire con questo baccano. Possibile che il vecchio Sart si sia messo a battere il ferro a quest'ora di notte? Mi alzo dal letto, apro l'imposta e resto a guardare stupito.
Il cortile della fattoria è bianco di luna. Le cose familiari e che credevo di conoscere non sembrano più le stesse. Le sagome degli edifici con le ombre storte e nere appaiono minacciose. Le tettoie per le mucche, gli abbeveratoi, le casette per le oche, gli attrezzi abbandonati sull'aia sembrano di un altro mondo.
Su tutto domina il rumore fortissimo, anche se non riesco a stabilirne la direzione. Mi sforzo di guardare dentro ai portici neri, sulla colombaia vicino al pino secco.
É tornata la quiete adesso. Il martellare è cessato di colpo. Dal fiume mi arriva il lontano gracidare delle rane.
La sera seguente mentre abbeveriamo le bestie sento che il mio compagno brontola e fa strane esclamazioni:
"Eh, il vecchio Joe si è fatto sentire questa notte!"
"Che cosa?" gli domando sbalordito.
"Ha fatto un bel chiasso! Eh, ne ha ferrati parecchi di cavalli" dice indicando alcuni ruderi.
In fondo alla fattoria ci sono file di casette basse e gialle semidiroccate, con la porta ad arco di tufo.
"Ma sì, il fabbro che abitava qui ottant'anni fa. Io ero ragazzo quando l'ho conosciuto e lo aiutavo a soffiare col mantice."
Ci avviciniamo alle finestre delle casette per guardare dentro: c'è solo buio, sporcizia e odore di muffa.
"Qui una volta abitavano le famiglie dei salariati e lui stava proprio là, dentro la quarta porta. Ha battuto il ferro per tutta la vita e il suo spirito continua a lavorare anche adesso."
Poi si allontana zoppicando e con la forca ammucchia il fieno sparso sull'aia. Dopo un po', soprappensiero, anch'io lo seguo.
MARZO 1991
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