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La mia Luna ( Cap. III - R. W. )
Wilson, persona affabile e cortese era anche il proprietario del Royal Hotel, punto di riferimento per tutta la villeggiatura nelle acque di quel golfo. Aveva beneficiato del suo attuale patrimonio, anni indietro, quando pensando solo a godersi la vita, ancora non sapeva cosa avrebbe fatto da grande.
Wilson, fino all’età di trentacinque anni, ebbe una sola ed unica passione, la pesca subacquea. Da sempre amava avventurarsi nelle acque profonde e silenziose che quel mare offriva, alla ricerca di esemplari da fotografare o predatori da cacciare.
Poi, il susseguirsi di due avvenimenti molto importanti, ebbero modo di cambiargli drasticamente la vita.
Il primo fu il drammatico incontro ravvicinato con uno squalo grigio, per il quale rischiò seriamente l’amputazione ad un braccio; il secondo invece, vide la morte del padre, che lo lasciò unico erede di una fortuna capace di assicurargli qualsiasi tipo di lusso e svago, per tutto il resto della sua vita.
Furono quelli gli anni in cui conobbe Thomas. Tra loro nacque da subito un forte legame, che vedeva come ingrediente principale il mare e le uscite in altura, il loro più grande ed unico divertimento.
Allora, le loro notti, vivevano di sogni che ignari ed inconsapevoli, avrebbero poi vissuto realmente nel susseguirsi degli anni, esaltando ancora di più quelle emozioni quasi impossibili.
Il giorno dell’incidente, Richard, confidando nel totale ed incondizionato appoggio del suo compagno in qualsiasi tipo di impresa potesse sembrare stimolante, propose un’immersione in un luogo teatro di avvistamento di squali. L’obiettivo comune era quello di suggellare la propria fama, ormai sparsa nel luogo, e di provare la sensazione che l’adrenalina genera nel corpo di un uomo, quando si ha di fronte un possibile pericolo numero uno.
Partiti di buon ora al mattino, i due amici arrivarono sul posto con un gommone corazzato.
Gettarono l’ancora sotto vento, poi diedero un veloce controllo alle valvole di alimentazione dei nuovi respiratori, ed un attimo dopo essersi infilati fra le labbra i boccagli, si gettarono in acqua.
Oltre alle bandoliere assicurate per bene alle cosce, contenenti otto cariche esplosive per i loro fucili subacquei, Richard si era premunito appositamente per l’occasione di alcune tavolette di repellente per gli squali, in contenitori di plastica perforata, che i due fissarono sui calzari delle proprie pinne.
Con quel tipo di attrezzatura, Richard sapeva di poter attaccare e proteggersi nello stesso tempo. Un solo colpo sparato con uno di quei fucili avrebbe potuto immortalare qualsiasi tipo di grosso predatore.
La rassicurazione che Richard ripetè ancora una volta a Thomas, era quella di rimanere costantemente accanto a lui, in modo che ognuno dei due uomini potesse doppiare l’eventuale colpo dell’altro.
Thomas annuì serafico, cercando di nascondere l’emozione che lo assaliva nel sapere che probabilmente quel giorno avrebbe realizzato il sogno che da tempo teneva rinchiuso nel cassetto, “Cacciare uno grosso squalo grigio, in mare aperto”.
Fianco a fianco, i due si imbatterono in un branco di cefali che infestavano la zona, ma fu come non vederli nemmeno, entrambi sapevano che il loro obiettivo era ben più allettante.
Come da accordi precedenti, nessuno dei due sparò. La corrente intanto trascinava i due amici verso il largo, mentre Richard teneva d’occhio nervosamente il proprio compagno, alla ricerca di un qualsiasi movimento d’intesa, che lo portasse ad avvistare il grosso pesce.
Una frazione di istante, e lo sguardo di Thoams fu attirato verso il basso, dove un’enorme macchia scura stava solcando l’acqua, era lui!.
Da quella distanza era impensabile l’utilizzo delle cariche esplosive.
Richard, avendolo sulla sua verticale, prontamente si immerse, era troppo lontano, ma non voleva perdere l’occasione, e sparò con la bombarda che aveva portato qualora non avessero incontrato nessuno squalo e si fossero dedicati alla caccia di qualche altro tipo di preda.
Il colpo era al limite, ma la mira fu perfetta. Colpito!
La fiondata aveva scagliato la freccia nel corpo dell’animale quasi trapassandolo, e questo investito dal dolore e sanguinando copiosamente, cominciò a dirigersi verso il largo.
Rimasto leggermente indietro, Thomas non fu in grado di doppiare il colpo, ma risalì alla ricerca del gommone.
L’imbarcazione sembrava lontana parecchie miglia dalla posizione dei due sub, ma in mare le distanze assumono dimensioni proprie, in funzione dello sforzo che occorre fare per raggiungere l’obiettivo previsto.
La sagola del fucile di Richard e quella del mulinello della sua cintura si esaurirono in un attimo.
I cento metri di cima, erano tutti in mare, ma il turbinio dell’acqua alimentato dalla furia cieca dell’animale ferito, non riusciva a rendere visibile la sagoma dello squalo. Thomas ridisceso a dar man forte al suo compagno, continuava a recuperare terreno nei confronti dell’animale, affiancando ora Richard che con tutte le proprie forze tentava invano di rallentare la corsa dello squalo avvolgendo la cima impazzita al suo fucile.
La visione dell’enorme pesce che dibatteva violentemente la coda, generava in Thomas un brivido che le percorreva tutta la schiena.
Il cuore dei due uomini, rimbomba sotto il pelo dell’acqua, ma nessuno dimostrava all’altro alcun segno di tensione, ne di paura.
Poi, quando le cose sembravano andare troppo per il verso giusto, successe l’imprevedibile.
Il grosso squalo che fino a quel momento sembrava stesse dandosela a gambe, virò verso i due uomini. Li puntò ad una velocità impressionante, andando loro incontro, con quel suo orribile sorriso, lasciando dietro di se una lunga scia di sangue, sorprendendo i due sub che arretrando si prepararono a fronteggiarlo.
Entrambi avevano il fucile con la testa esplosiva puntata verso di lui, pronta allo sparo e mentre attendevano il momento propizio, agitarono le pinne creando così una nuvola di tintura azzurra tutta intorno a loro.
lo squalo sembrò fiutare il pericolo mortale e appena le branchie entrarono in contatto con la soluzione di acetato di rame, scartò di nuovo, deviando la direzione della carica per allontanarsi.
Passò loro tanto vicino, che con un pesante colpo della coda, li colpì entrambi scaraventandoli a metri di distanza l’uno dall’altro.
Per qualche secondo i due uomini persero entrambi l’orientamento, ma fu un attimo e riprendendosi, si accorsero che il bestione stava nuovamente girando sopra le loro teste.
Descriveva un circolo intorno ai due uomini, quasi volesse far loro capire che le posizioni tra preda e predatore si fossero drammaticamente invertite. I due uomini sapevano che le cariche esplosive in loro possesso erano micidiali, ma in quegli attimi tutta la fiducia riposta sui quei piccoli fucili non bastava per non farli fremere per effetto del fiotto caldo di adrenalina che scorreva nel loro circolo sanguigno.
Richard sentiva i propri sensi potenziati ed affinati, era la paura. Quell’acuta, piacevole ed intensa sensazione di cui un uomo può diventare schiavo. Lo affrontò nel momento in cui lo squalo si decise di caricarlo di nuovo.
Ogni dettaglio del pesce assassino si impresse nella sua memoria in modo indelebile.
Le mascelle dello squalo si aprirono come in un abisso senza fondo, rivestito da una doppia fila di zanne a cuneo.
Poi, ancora una volta, quasi senza motivo, lo squalo scartò di nuovo puntando dritto verso Thomas. Fu quello il momento in cui Richard scelse di sparare, il colpo partì con uno sonoro schiocco ed un attimo dopo, lo squalo si impennò come fosse un cavallo da rodeo imbizzarrito, roteava e si rizzava sulla coda, per poi tornare a lanciarsi in parabole senza meta nelle acque scure e turbolenti.
Senza perdere ulteriori secondi preziosi, Thomas puntò la carica esplosiva verso lo squalo che ora si era interessato del suo compagno.
Non ci fu il tempo di rendersi conto di quanto stesse accadendo, la mascella d’acciaio dell’animale si aprì nel momento in cui il fucile di Thomas esplose il colpo mortale.
Centrato al fegato, lo squalo non ebbe più la forza di continuare il suo attacco, ma le fauci dell’animale afferrarono il braccio di Richard e quell’ultima disperata morsa bastò per dilaniare l’arto dell’uomo.
A forza Thomas riuscì ad aprire le mandibole del grosso squalo, permettendo a Richard di non perdere definitivamente il proprio braccio che penzolava inerte ma ancora attaccato al resto del corpo.
Nessuno seppe come riuscirono ad arrivare all’Ospedale, ed ancora più sorprendentemente come fecero i medici del pronto intervento, a riattaccare quell’arto ormai definitivamente strappato. Una cosa fu certa, la paura provata in quelle ore legò i due uomini per tutto il resto della loro vita.
L’ascensore che accompagnò Thomas all’ufficio del sig. Wilson, salì fino all’ultimo piano. L’area era quella riservata alle suite ed a quelle stanze in cui, solo un certo tipo di clientela, poteva permettersi il lusso di avventurarsi.
Il titolare dell’Hotel era intento alla consultazione di alcuni documenti, quando bussando alla porta, Thomas entrò.
In tono molto amichevole Richard invitò l’uomo ad accomodarsi di fronte alla sua scrivania.
<<Ciao Thomas, posso offrirti qualcosa da bere?>>
<<No ti ringrazio, mi alzo ora dal tavolo di sotto>> rispose l’uomo andando verso la grande finestra.
Dando un occhiata di sotto, controllò l’ingresso dell’ Hotel, dove nessuna presenza di taxi attirò la sua attenzione.
<<A proposito>>, cominciò in tono scherzoso Richard, <<ti ho visto arrivare dai miei monitor d’ufficio, in compagnia di una nuova bionda. Carne fresca?>>.
<<Lascia perdere. L’ho conosciuta solo questa mattina, ma spero tanto di averla salutata definitivamente qualche minuto fa>> rispose Thomas avvicinandosi al piano di controllo posto sulla consolle lungo tutta la parete dell’ufficio di Richard.
Ventiquattro monitor a colori, videosorvegliavano tutte le zone nevralgiche dello stabile. Si vedevano le piscine, i solarium, il ristorante, i box, le terrazze, i giardini. Le microscopiche telecamere posizionate da mano esperta e sapiente, portavano a conoscenza di quell’ufficio le immagini più riservate ed i movimenti più insoliti di tutti i clienti.
Davanti a quella parete composta di soli video, Thomas cercò il piccolo monitor che inquadrava i tavolini del bar, dove fino a pochi minuti prima, era seduto in compagnia di Cloe. Individuato il video, guardò attentamente la piccola immagine, in cui non vi era più traccia della ragazza.
Tornando a prestare attenzione al suo amico, si avvide che sul piano della scrivania, erano sparse numerevoli fotografie formato gigante, che Richard stava visionando con particolare interesse.
Avvicinandosi da dietro, si rese subito conto che si trattava della loro barca. Il Pursuit, era immortalato sullo sfondo delle acque del golfo, mentre faceva ritorno da una delle ultime gite di pesca d’altura.
Si riconobbe ben visibile al timone, mentre la scia bianca alle spalle del fuoribordo, disegnava un’ampia curva nelle acque azzurro verdi.
Thomas vide un senso di nostalgica malinconia sul viso di Richard ; prese in mano un paio di quelle foto, e guardandole con interesse disse all’amico : <<Hei Capitan Uncino, ti sarà mica tornata voglia di fare il pirata?>>.
<<Ci tornerei di corsa>> accennò Richard, <<e lo sai bene, ma se poi devo rimanere sulla zattera, a guardare mentre tu ti tuffi, oppure gridare aiuto per riuscire a riprendere una canna, allora capisco che i divertimenti di un tempo non fanno più per me>>.
<<E poi...>> continuò Richard in tono scherzoso <<ti tuffi come un vecchio tricheco e come se non bastasse, hai il suo stesso stile di nuoto, passerei tutto il mio tempo a riprenderti di continuo sulle nozioni basilari>>.
Thomas sorrise di questa battuta, ma sapeva che era vero, quell’uomo gli aveva insegnato moltissimo, e l’esperienza fatta in mare con Richard, era stata la sua scuola migliore, fino ad arrivare ad essere uno dei sub professionisti più ricercati della zona.
Tornando a dare una sbirciatina dalla finestra, Thomas disse: <<Non mi hai più detto nulla di quel tizio che ho portato fuori a pesca settimana scorsa, ti ha dato l’impressione che abbia gradito la gita?>>.
<<Alla grande Thomas,>> rispose raggiante Richard, facendo roteare la sedia come se fosse su di una giostra, finendo per nascondere sul nascere quella vena di tristezza che stava iniziando a farsi sentire dentro di se. <<Ne è rimasto entusiasta ed affascinato. È proprio per questo che ti cercavo>>.
<<Lo devo scarrozzare fuori di nuovo?>> chiese Thomas allontanandosi definitivamente dalla finestra, per continuare poi in tono scherzoso, <<No Richard, non puoi chiedermi questa ulteriore fatica. In cambio ti prometto che scendo a saldare tutti i drink che ho in arretrato>>.
<<E poi ti avviso... è un energumeno in fatto di pesca, un vero e proprio orso, distrugge tutto ciò che gli arriva a portata di mano>>
<<Hahaha, non ti preoccupare>> disse Richard prorompendo in una sonora risata di gusto. <<A differenza del mio, non è un cliente dal braccio corto, ed ha sempre sistemato le cose senza badare a spese>>
<<Ok ok!!! Il capo sei tu, sai che io sono solo il tuo... braccio bionico>> disse Thomas canzonando l’amico e dandogli un finto pugno sulla spalla menomata.
<<Si... si, continua>> replicò Richard ormai abituato alle battute dell’amico, <<ma ricordati che a me è capitato quel che è capitato, ma vorrò vedere te quando prima o poi ti imbatterai in una murena affamata che ti punterà dritta dritta tra le gambe... hahaha>>.
Divertito da quella battuta, Richard riordinò le fotografie sparse sulla scrivania e depose tutto all’interno di una cartella che finì nel primo cassetto della sua scrivania.
Poi, volgendo attenzione a Thomas disse: <<Ora, ascoltami bene, il sig. Bunskoski, che è la persona che tu hai definito un orso, mi ha chiesto se potevo organizzare una seconda uscita, con lo stesso marinaio dell’altra volta, chiaramente quel marinaio saresti tu>>.
<<Marinaio!? >> ripeté a voce alta Thomas, fingendo di aver ricevuto un insulto.
<<Bunskoski conosce solo poche parole di italiano, ma in compenso ha già capito cosa deve fare per riuscire a divertirsi>> rispose Richard, aggiungendo: <<malgrado questa volta, non sia lui la persona di cui ti dovrai occupare>> continuò.
<<Giorni fa, lo ha raggiunto qui da noi, la sua splendida moglie, accompagnata da un giovane ragazzo. Saranno loro le persone che dovresti portare fuori>>.
<<Prima esperienza?>> chiese interessato Thomas.
<<Primissima. Te la senti di battezzarli?>> chiese di rimando Richard.
<<Certo! Purchè tu mi assicuri che poi, come nei migliori film, l’orso non spunti dal nulla e non tenti di divorarmi! Quando vorrebbero uscire?>> tornò a domandare Thomas.
<<Ho speso una parola per oggi pomeriggio, ma prima di confermare, volevo sentire te. Dimmi tu, se pensi che si possa fare>>.
<<Ok capitano>> disse Thomas portandosi l’indice alla tempia, in segno di saluto militare, <<il marinaio scelto è ai suoi ordini>>.
<<Perfetto Thomas, avviso io il sig. Bunskoski e dirò alle due persone di farsi trovare al molo di Noli per le 15. 00>> disse Richard. << Per tua informazione, il nome della giovane signora è Ester, ma non farai fatica a riconoscerla, ti basterà immaginare un angelo dai capelli lunghi e corvini, con occhi neri grandi e profondi, occhi pericolosi da guardarsi, ci potrebbe finire dentro anche uno come te>>.
<<Wowww. Adoro questo lavoro>> disse Thomas, facendosi prendere dalla descrizione dell’amico <<lo adoro in tutti i suoi aspetti>>.
<<Si, e soprattutto in tutte le sue forme...>> sottolineò con un sorriso d’intesa Richard.
Erano ormai giunte le due del pomeriggio, Richard si stava apprestando a scendere per andare ad avvisare di persona il sig. Bunkoski che la gita si sarebbe svolta come da sua richiesta, quando Thomas fu raggiunto da un pensiero che lo invitò a fermare il suo amico sulla porta dell’ufficio.
L’espressione che raggiunse il viso di Thomas, era quella di chi si era scordato di fare una cosa urgente e quanto mai importante. Incerto sul da farsi, ed imprecando contro lo scorrere veloce del tempo, l’uomo si rivolse all’amico dicendo: <<Devo chiederti una cortesia Richard>>.
<<Avrei bisogno di inviare una mail molto importante, posso usufruire del tuo pc?>>. Sottolineando il sincero rapporto di amicizia tra i due, Richard mise mano alle chiavi del suo ufficio, e consegnandole a Thomas lo rassicurò dicendogli : <<Fai pure, il mio computer è già acceso e quando avrai terminato, lascia pure le chiavi giù in reception prima di uscire, ma tieni sotto controllo l’orologio, non vorrei tu facessi tardi all’appuntamento>>. Così dicendo, chiuse la porta alle sue spalle, dirigendosi verso l’ascensore.
Thomas tornò sui suoi passi, andandosi ad accomodare dietro la scrivania, sulla sedia dattilo in pelle nera. Aprendo il programma di posta elettronica, inserì l’indirizzo informatico di Aliash, sperando vivamente che lei avesse il suo computer acceso.
Non se la sentiva di chiamarla al telefono, aveva il timore di ricevere risposte che lo avrebbero lasciato senza parole. Quel tipo di trasmissione, era uno scudo con il quale poter ragionare su ogni singola parola, ed il discorso sarebbe stato frazionato dalla cadenza del tempo e dalla sensibilità del linguaggio, dando modo a Thomas di comprendere lo stato d’animo della ragazza, senza forzarla con la violenza di un linguaggio diretto.
Erano le 14. 30 quando inviò il suo primo messaggio.
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From: Thomas Harvey
To: Aliash TA
Sent: Friday, July 28, 2006 2:30 PM
Ciao tesoro, ci sei?
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From: Aliash TA
To: Thomas Harvey
Sent: Friday, July 28, 2006 2:32 PM
Subject: Re:
Si amore, non aspettavo altro che di sentirti. Pensavo non mi volessi più chiamare. Come ti senti?. . . cosa pensi ora di me Thommy?
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From: Thomas Harvey
To: Aliash TA
Sent: Friday, July 28, 2006 2:35 PM
Subject: Re:
Sto bene tesoro, non ti preoccupare. Sono deluso per averti sognata ad occhi aperti, ed aver poi incontrato al posto tuo una persona che non ti somiglia per niente. Perché non mi hai mai detto di lei. Sono confuso Aly, ti prego rispondimi senza nascondermi nulla, non farmi dubitare di tutto ciò che mi hai scritto fino ad ora.
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From: Aliash TA
To: Thomas Harvey
Sent: Friday, July 28, 2006 2:39 PM
Subject: Re:
Mi dispiace Thommy, ti giuro che mi dispiace. Fin dall’inizio non ho voluto rischiare che tu venendo a sapere che avevo una sorella, potessi chiedermi di lei. Ho sempre vissuto la mia vita, con un senso di inferiorità nei confronti di Cloe. Lei è migliore di me in tutto, non volevo potesse provare a portarmi via l’uomo che amavo. Questo è il vero motivo per il quale ho taciuto. Ti amo Tommy
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From: Thomas Harvey
To: Aliash TA
Sent: Friday, July 28, 2006 2:43 PM
Subject: Re:
Ho visto il libro. Dalla copertina non l’ho riconosciuto subito, ma quel titolo...
L’ho sfogliato. Mi sono bastati trenta secondi per sentirmi cadere il mondo addosso. Ci sono tutte le nostre parole Aly, le nostre dichiarazioni, le poesie... ci sono le foto che ti ho mandato. E poi come se non bastasse, alcune frasi sono state cambiate, come del resto anche le foto. E poi i nomi... sono diventato Phil...
Perché lo hai fatto Aly? Perché Aly?
----- Original Message -----
From: Aliash TA
To: Thomas Harvey
Sent: Friday, July 28, 2006 2:47 PM
Subject: Re:
Mi dispiace Tommy... ma mi sembrava di non poter fare altrimenti.
Quando Cloe ha saputo di te, mi ha riempito di domande e poi, era arrivata al punto di volerti conoscere a tutti i costi.
Ho avuto paura amore...
Ho avuto paura ti potesse portar via da me.
Solo facendole leggere alcune nostre mail ha realmente capito quanto fosse importante il nostro rapporto, quanto il tuo amore era importante per la mia stessa vita.
Per tutto questo tempo ne è rimasta fuori, ma ha sempre preteso di sapere, è da allora che ho cominciato a scriverti le lettere e a spedirtele a sua insaputa.
Mi vergogno di questo... ora non rifarei ciò che ho fatto.
Mandami un bacio ti prego, ne ho bisogno.
----- Original Message -----
From: Thomas Harvey
To: Aliash TA
Sent: Friday, July 28, 2006 2:51 PM
Subject: Re:
Non ho parole per il comportamento di tua sorella, sono felice solo del fatto che se ne sia andata.
L’unico mio vero interesse, sei tu.
Nulla di quanto ti ho sempre detto è cambiato Aly, ma ora ho bisogno di vederti.
Ora sento la necessità di abbracciarti.
Avrei voglia di correre da te per poterti finalmente stringere.
Non riesco più a starti lontano. Ti amo tesoro.
Oggi sarò fuori tutto il giorno, ci sentiamo domani.
Un bacio
----- Original Message -----
From: Aliash TA
To: Thomas Harvey
Sent: Friday, July 28, 2006 2:55 PM
Subject: Re:
Avevo bisogno di queste parole... ti amo tanto anch’io.
Dimmi un ultima cosa... Cloe è ancora con te?
Siete stati nella nostra casetta?
----- Original Message -----
From: Thomas Harvey
To: Aliash TA
Sent: Friday, July 28, 2006 2:57 PM
Subject: Re:
No tesoro, cosa ti passa in mente? Ho lasciato detto di accompagnare Cloe in aeroporto, penso ti racconterà di me tra qualche ora. Per quanto riguarda il nostro nido d’amore, è rimasto tutto intatto, in attesa solo di te. Solamente la rosa rossa che avresti trovato sul cuscino e le candele accese subiranno le conseguenze del tuo mancato arrivo. Ma saprò fartene trovare di nuove, accompagnate da una bottiglia di spumante ghiacciato.
PS: Un lato positivo della vicenda c’è. Se vi assomigliate veramente, non vedo l’ora di metterti le mani addosso... hahahaha!
Un bacio. Smack.
----- Original Message -----
From: Aliash TA
To: Thomas Harvey
Sent: Friday, July 28, 2006 3:02 PM
Subject: Re:
Stupido... ora però mi sento più serena.
TVB Thommy, e ricorda sempre che a volte un TVB può valere tanto quanto un TA.
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- Povera Vale, dopo tanto tempo nessuno è ancora passato a lasciarti un commentino? Beh, ci penso io! Un racconto decisamente all'insegna delle emozioni, dalla caccia allo squalo al dialogo fra lui e lei... bellissimo! Tanti abbracciPs: ti ho dato 10
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