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Gli insetti

A quei tempi lavoravo in una pasticceria. La pasticceria era gestita da due vecchie zitelle Alma e Wilma.
Al piano inferiore c'era il locale riservato al pubblico e sopra, in un granaio era situato il forno con le tavole per impastare e gli scatoloni degli ingredienti. Sacchi di farina, di zucchero, ceste di mandorle, bidoni di latte, di marmellata erano stipati dappertutto ed accatastati perfino lungo la scala.
L'ambiente era uno stanzone basso e scuro e prendeva luce da un lucernario e da finestrini a livello del pavimento. Il mio lavoro consisteva nel fare un po' di tutto: aiutavo a impastare, caricavo il forno, rifornivo gli ingredienti, facevo le pulizie.
Arriva l'estate, caldissima. Nella pasticceria avevamo messo in funzione i ventilatori e steso le tendine per le mosche.
Una mattina sono giù in negozio quando sento un grido e poi la voce isterica di Wilma che mi chiama.
Corro su per le scale e lei mi indica dei granellini neri sul ripiano di marmo. Li tocco per esaminarli. É sterco di topo, probabilmente. Da dove sono venuti? La proprietaria pare molto preoccupata e mi fa sistemare alcune trappole.
Due o tre giorni dopo, la proprietaria sale di sopra e scopre che le cialde che avevamo messo a lievitare la sera prima pullulano di tarme. Sono animaletti lunghi, pelosi e sembrano molto voraci.
Quella mattina la trascorriamo impegnati a raccogliere le cialde dentro ai bidoni per evitare che si propaghi l'infestazione. É un lavoro massacrante. Le sorelle riempiono i bidoni di cialde inutilizzabili, io scopo e ripulisco tutto intorno ammazzando le tarme. Togliamo tutte le scatole dagli scaffali per ripulire i ripiani e le sistemiamo sul lato opposto della stanza.
Arriva mezzogiorno e siamo ancora indaffarati a rimettere le cose al loro posto. Comunque tarme non se ne vedono più, tranne qualcuna che scopriamo nascosta sotto il forno o lungo le scale.
Il giorno successivo le cose sono peggiorate. Sugli imbuti, dentro alle terrine, sopra ai mestoli è comparsa una polvere grigia leggera e impalpabile. Veli di polvere sono stesi anche sui ripiani e sulle pale di legno.
Il pomeriggio dello stesso giorno compaiono le formiche. Wilma fa la scoperta appena entra in laboratorio e mi chiama disperata.
Lunghe file di formiche minuscole vanno dai sacchi di farina fin nelle crepe del pavimento. Mi manda giù a prendere una bottiglia di alcool. Poi ne versa un poco sui mattoni, lungo la fila di formiche e dà fuoco. Un odore irritante si propaga dalle fiamme azzurrine e la fa smettere. Inoltre le faccio notare il pericolo di creare un incendio. Allora mi fa spostare i sacchi e poi laviamo il pavimento con acqua e soda.
Riprendiamo le pulizie alla mattina successiva e per una settimana i guai sembrano essere finiti.
Una mattina caldissima apro la porta del laboratorio e sono accolto da un odore insopportabile. Sembra odore di carne in decomposizione. Meglio avvertire le proprietarie. Nel frattempo spalanco le finestre e porto su i ventilatori per scacciare la puzza.

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2 commenti:

  • Anonimo il 23/09/2013 16:07
    un'allucinazione, se pur irreale, è realisticamente vera nella mente che la crea. (odio i ragni)
  • Marcello Insinna il 24/02/2012 16:00
    Comunque io, fantasmi o no, i dolci di quella pasticceria non li mangerei! Ah ah ah... Bravo.

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