Fuggire. Attraversare la strada senza guardare chi passa. Attraversare la vita senza alzare lo sguardo, senza guardarla mai in faccia. Avrei voluto attraversare la strada con le auto che sfrecciavano ai lati, poi correre all’incontrario, urlando un No senza tempo. Che non c’è spiegazione al dolore, che se non posso fermarlo, allora ci salgo in macchina e ci faccio un giro. Ti presento l’incostanza, ti presento... Come quando mi perdevo nei campi di grano, ci giro in tondo stanotte. Nel letto di chi non conosco, negli occhi del vecchio che aspetta di confondersi con l’orizzonte, nell’aria del solito mare che mi resta addosso, quasi a volermi appendere al sole ad asciugare. “Quando torni?”, lo sguardo perso verso la notte, avrei voluto dirti “Non torno”. Non in queste sensazioni, non con lo stesso coraggio. Non con la stessa voglia di crescere, non con le stesse mani e la stessa bocca. “Non torno” fra le braccia, non torno ad affondare nei cuscini o nei fondi del caffè, mi ci annego piuttosto, mi lascio morire. Avrei voluto, ma non l’ho fatto. Per tante ragioni che non potresti capire, mattoni che mi porto sulle spalle, tu lo spiraglio di luce, seppur fioca. “Ci sentiamo dai”, per inventarci ancora una volta la morale, per cancellare rimorsi scrivendoci sopra con le matite colorate.