Molti di voi vedono la Morte come qualcosa di orribile, qualcosa di risolutivo e per cui non esiste speranza; io non ci riesco, a vederLa in quest’ottica. Forse è da qui che iniziano i nostri mondi, forse è questo il confine, l’incrinatura iniziale che man mano diventa un baratro infinito.
Vi salgono le lacrime agli occhi, umani, quando parlate di questa Fanciulla, innocente e pura, che svolge solo il Suo dovere; soffrite quando le Sue carezze sfiorano i vostri cari, alleviandoli dal peso del vivere. La maledite, inveite contro di Lei, lasciandola senza parole, nonostante faccia del bene, così tanto, e voi non ve ne rendete conto.
Poverina, io dico, vorrei stringerla tra le mie braccia, forte: sentire il suo tepore, sentire il suo respiro sul mio collo. Baciarla. Baciarla, per consumarla, divorarla, ma dolcemente… Diventare il suo boia, ed il suo salvatore. Diventare la Morte stessa.
Vorrei… Vorrei vederla chiaramente nell’oscurità della vita, la Sua mano tesa verso di me; vorrei vedere la Sua perfezione, vorrei far parte della Sua perfezione.
Voglio morire, perché voglio vivere ancora, ma non qui, non ora. E voi, umani, non capite quanto la parola “morire” sia molto più vicina alla parola “mutare” che a “dolore”; perché questo è la Morte. Abbandonare questi gusci aridi e sterili, per diventare qualcosa di più; qualcosa di perfetto, “al di là del bene e del male”.
Voglio morire. Voglio abbandonare questa spiaggia chiamata “vita”, a costo di attraversare mari sconosciuti, perché qualsiasi cosa troverò, sarà migliore.