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Perchè la politica non interessa?

In questo momento in Italia c'è una disaffezione per la politica. Forse Perché viene identificata con i partiti che francamente hanno deluso un po' tutti perché incapaci di capire e tanto meno di risolvere la complessa gravità della situazione a livello mondiale e su molti piani: economico, sociale, ambientale, informativo e formativo. Ma la politica non si esaurisce nei partiti. È molto di più.

Direi che ha una valenza ontologica in quanto è geneticamente iscritta nell'uomo che non può essere senza mettersi in relazione con l'altro e quindi formare dei legami, costruire una comunità umana che è gestita da norme morali ma anche politiche. Nella Genesi Dio dice: " È bene che l'uomo non sia solo" Queste parole fondano l'imprescin- dibilità, per l'uomo, di mettersi in relazione con l'altro, Aristotele ha definito l'uomo "animale politico" e a questo mi riferivo quando dicevo della valenza ontologica della politica. La sua più bella definizione che io conosca è quella di don Milani "Avere un problema e cercare di risolverlo da soli è avarizia, accorgersi che il mio problema è amche di altri e cercare di risolverlo insieme, questo è politica". Ma perché don Milani parla d'avarizia? Perché guardare solo il proprio problema significa disinteressarsi di quello dell'altro. Non ci si vuole mettere in relazione. Non si vuole condividere. Teniamo stretto quello che abbiamo e, appunto, siamo avari. Secondo me la definizione di don Milani ci offre una chiave di lettura per capire il tempo presente. Mettersi n relazione significa mettere al posto dellì"io" il "noi" La nostra civiltà, anzi la civiltà occidentale ha annullato il "noi" e glorificato l'"IO". L'io è sovrano in tutti i campi, in quello economico (la regola del massimo profitto condanna alla morte per fame 40 milioni di persone ogni anno), in quello sociale (la stessa regola ha ridotto il lavoro a merce e condannato un numero sempre crescente di lavortori al precariato a vita), in quello informativo ( tutta l'informazione fa capo a 4 o 5 agenzie internazionali ed è da queste finalizzata a mantenere l"ordine" esistente), in quello formativo ( la scuola è diventata un'azienda, è discriminante e indirizzata a tramandare il modello di questa società). Perfino la scienza è in buona parte al servizio di potentati economici e militari. B. Brecht ha avvertito che la scienza si è separata dalla società da quando Galilei, dopo l'abiura, ha continuato la sua ricerca in privato, non diffondendo più i risultati delle sue ricerche. E invece la società dovrebbe controllare che operi a vantaggio di tutta la comunità umana (non fanno parte di questa i milioni di persone che non possono curarsi -vedi il caso AIDS- per l'alto costo dei farmaci imposto dalle multinazionali farmaceutiche?). Con la glorifiazione dell'io e l'abolizione del noi le relazioni fra gli uomini, da pacifiche e solidali, come dovrebbero essere, sono ormai "avare" e violente. L'armonia che dovrebbe esserci fra gli Stati è diventata "guerra infinita" ed è stata negata la dignità e la sovranità a quelli definiti "Stati canagiia" da chi, attribuendosi un mandato che Dio non gli ha dato, ha introdotto nella storia il oncetto manicheo di Stati buoni e Stati cattivi. L'Impero del Bene e l'Impero del Male. Non ha detto forse Bush che per difendere lo stile di vita americano e occidentale sarebbe disposto ad usare l'atomica?. Ma per permettere a tutta l'umanità il nostro stile di vita ci vorrebbero 4 Pianeti Terra ed altri quattro per i rifiuti. Predomina una cultura di morte su quella della vita, Questo in generale. Ma se guerdiamo alla cultura in senso più specifico troviamo ancora il dominio dell'io. Tranne poche, eccellenti eccezioni, l'intellettuale si isola dalla società. O serve il potere o lo ignora rifiutando il rapporto vitale con le problematiche politico-sociali del suo tempo. Rifiuta la politica, appunto. Non ho voluto fare un comizio e tanto meno tentare di scrivere un mini saggio da quattro soldi. Ho voluto soltanto porre porre un problema, secondo il mio punto di vista. Sollecito le vostre opinioni, riflessioni. Contestazioni.

Nota: questo articolo è del 28 gennaio 2004

 

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8 commenti:

  • eugenio maiolo il 07/07/2009 00:47
    volevo chiederti se posso pubblicare tutto o parte del testo su facebook. ovviamente citando la fonte.
    grazie
  • eugenio maiolo il 07/07/2009 00:46
    la politica (democrazia sopratutto) è l' ombra che il mercato proietta sulla società.
    ed è triste il fatto chesono proprio i più disillusi, proprio i pensatori di luoghi comuni gli individui che sono più nascosti da questa proiezione d'ombra. sonno pienamente daccordo con te.
  • Franca Maria Bagnoli il 20/06/2007 13:41
    Grazie, Massimiliano della tua delusa attenzione. Mi permetto di replicare che la mia citazione di
    Brecht non è "sbilenca". Chi può negare che oggil a scienza è condizionata dai poteri economici?
    Ciao. Franca.
  • Federico Magi il 23/05/2007 23:44
    Scusate ma questo non è spazio racconti? Questo è un pistolotto Franca Maria, uno sfogo, non un racconto. Pieno di banalità e cose risapute, peraltro. Il nostro punto di vista? Ti dico il mio, in linea generale si può anche concordare con te, ma affrontare il tema come lo affronti tu non dice nulla. Ad esempio, dire Bush è dire niente. Bush è uguale a tutti gli altri fantocci di presidenti americani che lo hanno preceduto, compreso il sopravvalutato Kennedy. Parliamo delle lobbies che si rigirano questi fantocci, allora si che andiamo al cuore del problema. Disaffezioni per i partiti? Più che naturale, ma inevitabile. Gli stati sovrani contano poco o nulla, se ad esempio le politiche economiche le decide l'unione europea (restando all'europa). quindi, Prodi, Berlusconi, fini, fassino, Bertinotti, possono risultare più o meno simpatici, ma sempre influenti meno di zero sulle grandi dinamiche. Dovrei dilungarmi oltre, ma mi pare chiaro l'appunto che volevo lasciare. La politica faceva rima con etica nella polis greca, forse (e intendo la Reppublica di Platone, dove i governanti erano filosofi, educati fin da bimbi al loro ruolo), ma è da qualche secolo che non è più cosi. Dopo l'avvento dell'illuminismo e della rivoluzione industriale fa addirittura rima con economia...
  • Luigi Lucantoni il 22/05/2007 23:42
    La nostra natura sociale è un retaggio del fatto che sociali erano i primati dai quali ci siamo evoluti. Mi basta questa constatazione per riflettere razionalmente e senza tirare in ballo il bene e il male; che sono nostre convenzioni.
    Potremmo anche risolvere tutti i mali del mondo ma poi?
    La politica preferisco non personifcarla e se guardo alla realtà del nostro paese ho solo voglia di vomitare.

    La citazione di Galileo nel tuo ragionamento mi pare alquanto "sbilenca".
  • Franca Maria Bagnoli il 05/10/2006 11:35
    Bentirnata, Maria Grazia. Torna anche a francamente. ti aspettiamo. Un abbraccio. Franca.

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