In giro si era sparsa la voce che Vladimir, il russo che cinque anni prima era arrivato in Italia e si era stabilito in un piccolo paese di provincia, fosse l' autore delle lettere che mensilmente riceveva dai suoi parenti rimasti in territorio sovietico;
La notizia era quanto meno curiosa... come mai il "russo"(è così che veniva chiamato dai suoi vicini) si prestava a quella commedia patetica? possibile che fosse così solo da dover ricorrere ad un tale bizzarro espediente? e la sua famiglia, poi? il fratello Igor, la giovane moglie Irina, i suoi due biondissimi bambini katja ed Ivan, tutti coloro in pratica dei quali raccontava (agli altri immigrati della zona suoi connazionali)con tanto affetto e nostalgia, possibile che fossero così insensibili ed egoisti da non curarsi affatto di lui o addirittura che non esistessero se non come il frutto delle sue tristi fantasie di straniero?
Della strana faccenda parlava ormai mezzo paese e le risate alle spalle di Vladimir si sprecavano, finchè un giorno Oscar, un ragazzino di dieci anni molto sveglio decise di chiedere direttamente al russo il perchè di quell' assurdo comportamento.
:-Perchè ti scrivi e spedisci lettere da te?-gli domandò infatti soavemente una mattina, agganciandolo all' uscita dell' ufficio postale del paese:-la tua famiglia ti ha dimenticato? o Irina e i bambini non esistono?è questo che si dice di te, russo! che ti sei inventato tutto!è vero?-al che Vladimir sgranò i suoi grossi occhi azzurri, sinceramente sorpreso:-i miei vicini si sono accorti che ricevo delle lettere?- chiese col suo forte accento russo, guardando malinconicamente il ragazzino:-da come si comportano pensavo che non mi avessero mai notato... in cinque anni non hanno mai risposto ai miei saluti.
cosa può importare loro dell' esistenza dei miei parenti quando a malapena si sono accorti della mia?!-e perplesso scosse la testa.