Questo di Miriam Ballerini è un romanzo sul disagio mentale, dal più lieve al più grave. È ambientato in una clinica gestita da operatori sanitari che svolgono il loro difficile lavoro con amore e dedizione. Vi approdano donne con storie diverse che l'hanno segnate profondamente e condotte alla anoressia o alla bulimia, all'agorafobia o alla cleptomania, alla depressione o alla schizofrenia. Una galleria di personaggi guardati con amore e con una sottile vena d'ironia che stempera il clima drammatico. Francesco d'Assisi chiamava nevrotici e psicopatitci "gli angosciati" e nutriva per loro la stessa tenerezza che lo portava ad abbracciare e baciare i lebbrosi. Mi sono chiesta perché l'Autrice ha scelto solo donne colpite da quello che G. Berto chiamava "il male oscuro". La risposta che mi sono data è forse ideologica ma, credo, non lontana dalla verità. Sono le donne a portare i pesi più gravi delle relazioni interpersonali: dalla cura agli anziani alla gestione della famiglia. Nell' ineliiminabile conflitto fra i sessi sono spesso loro a soccombere non perchè sono più deboli, come gli uomini spesso credono, ma perché uomini e donne hanno un concetto diverso del potere. L'uomo lo intende come dominio, la donna, spesso, come servizio. Anna, la protagonista del romanzo, che ha fatto la scelta del dominio, ne viene travolta e sospinta al suicidio. Viene salvata e nella clinica dove viene ricoverata a poco a poco recupera se stessa e scopre la sua nuova strada: quella dell'attenzione agli altri per i quali generosamente si spende. Delle altre pazienti della clinica alcune si salvano, altre si perdono o forse si ritrovano in un'altra dimensione come Irene, la più grave di tutte, aliena a se stessa. Quando prende coscienza di sè si lascia annegare dal mare che la lascia sulla sabbia, supina, a guardare il cielo. Un bel romanzo, ricco di sprazzi poetici, amaro ma aperto alla speranza.
"La casa degli specchi" di Miriam Ballerini
Otma Edizioni
Euro 12, 00