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STANOTTE HO SOGNATO PIER PAOLO
Una lunga striscia nera, ai lati lenzuola bianche, una folla silenziosa, mi sforzo fino a farmi lacrimare gli occhi, ma non riconosco nessuno, tutti uguali, volti indefiniti, uomini, donne, tutti orgogliosamente uguali. Comincio a camminare, ma un senso di vertigine mi obbliga a fermarmi. Resto immobile, aspetto, non ho paura, so che devo aspettare.
“Eccomi, a forza di evocarmi nei tuoi racconti, di citare le mie poesie, mi hai incuriosito.” Non ho nemmeno bisogno di girarmi, ho riconosciuto la sua voce. Pier Paolo. Provo ad aprire bocca, ma lui mi dice di tacere, non c’è arroganza in quel gesto, mi fa un segno, usciamo dalla striscia nera e mi accorgo che stiamo camminando tra i filari di una vigna; mi prende a braccetto “Cosa abbiamo in comune io e te. Niente. Io frocio, intellettuale, uomo di cinema, maestro d’arte. Tu? Chi sei tu?” Vorrei stringergli la mano, ma non riesco a liberare il braccio, vorrei spiegargli che oggi le cose sono cambiate, essere gay non è più come negli anni settanta, oggi …. si insomma, oggi... oggi …
“Le tue opere si studiano nelle scuole, le tue provocazioni, le tue contraddizioni, arricchiscono il tuo profilo, non fai più paura …. insomma ti hanno restituito il maltolto.”
Menzogne? Mezze verità? ? Illusioni?
Le parole non hanno suoni, escono già? morte dalla mia bocca.
“Ah, sì. E com’è oggi? E poi, io non sono gay, sono frocio, finocchio, busone come si dice dalle tue parti, che poi sono anche le mie; me lo sono sentito dire tanta volte che mi ci sono affezionato e non sarai tu, con i tuoi rimorsi, con i tuoi modi da persona per bene, a cambiare le cose.”
Mentre parla gioca con la rugiada dei pampini, lucida le foglie, annusa l’aria. In fondo ad ogni filare c’è un albero da frutto, frutti maturi: ciliegie, fichi, arance, mele, pere. L’uva no, dell’uva si sente solo l’odore, l’odore acre e dolciastro del mosto.
Mille volte sono stato così solo, dacché son vivo,
e mille uguali sere m’hanno oscurato agli occhi l’erba i monti,
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio della fatale sera.
Ed ora, ebbro, torno senza di te, e al mio fianco c’è solo l’ombra.
Vorrei chiedergli la verità? sulla sua morte, cos’è successo davvero, ma non oso, non ho il coraggio, lui mi guarda, sorride “Io non sono morto, mio fratello Guido è morto, è morto da partigiano, è morto e non se lo ricorda nessuno, è morto ucciso dagli stessi che voleva liberare, è morto, non importa come. Nemmeno chi lo ha ucciso, importa. Io non sono morto, volevano uccidere le mie parole, ma sono sopravvissute, a fatica, ma sono lì.” Vorrei interromperlo per dirgli che ho capito, ma non si ferma. “Io non sono morto, certo, non posso più andare allo stadio, non posso più passeggiare nelle mie borgate, mi mancano le corse ad Ostia in Alfa Romeo, ma io non sono morto, e se sono morto, e non lo sono, che t’importa di sapere chi mi ha ucciso? Chi ha ucciso John Lennon? Chi ha ucciso Martin Luther King? Sono davvero morti John e Martin? Se sono morti, perché tante persone rincorrono i loro sogni? Perché tante persone vogliono uccidere i loro sogni?”
Continuiamo a camminare in silenzio, abbiamo lasciato la vigna, pioppi altissimi sorvegliano i nostri passi, canticchia una vecchia canzone, mi pare di riconoscere qualche parola di dialetto friulano, sembra sereno, ha l’espressione di chi si sente realizzato; lo sento al mio fianco, ma lo vedo anche trenta metri più avanti, vestito di bianco, sembra felice, appagato. Sono assalito dai dubbi, Pier Paolo felice, appagato, non può essere. Questa volta mi lascia senza spiegazioni, con i miei dubbi, con le mie curiosità? .
Si gira, aspetta di essere raggiunto.
Un ultimo sorriso e … mia moglie mi scuote pesantemente, mi intima di svegliarmi, apro gli occhi “Stavi sognando, forse un incubo.” Guardo l’orologio, sono le cinque e quaranta, mi alzo, doccia, barba, il primo caffé, un’altra giornata è iniziata.
Ripenso alle parole di mia moglie, forse è stato un incubo. Accendo la radio, Radio 24, la voce dei padroni direbbe Pier Paolo (“E io mi schiero con i braccianti..” amava ripetere fino alla noia), dedica uno spazio ampio alla Mostra cinematografica di Venezia; un famoso critico sta parlando di “Accattone”, il primo film di Pasolini, la sua prima esperienza da regista, sottolinea come per molti anni sia stato bistrattato, irriso, proibito nelle sale, mentre oggi è considerato un capolavoro, uno dei film più raffinati della storia del cinema, una prova della genialità dell’artista, uno dei più grandi del nostro tempo. “Un film - conclude il giornalista - scoperto e valorizzato dai francesi, senza i quali forse non avrebbe mai raggiunto tanta notorietà.
Sono fermo ad un semaforo, attraversano i pedoni, sono le sette, un orario da operai, una gran massa di persone anonime che si danno il cambio per far girare il mondo. Tra loro un uomo vestito di bianco, un vestito d’altri tempi, mi guarda, riconosco il sorriso, un attimo e sparisce dietro l’angolo. La voglia di rincorrerlo è tanta, ma so che non lo raggiungerei e comunque non potrebbe aggiungere niente, ha già detto tutto quello che doveva dire, ha già scritto tutto quello che doveva scrivere. Ha lasciato immagini indelebili che niente e nessuno potrà cancellare.
Stasera devo ricordarmi di dire a mia moglie che non era un incubo, era solo un sogno.
Un bel sogno.
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Non so se questo sia un racconto, non so esattamente … non è nemmeno il mio stile, ammesso che io ne abbia uno, ma una sera ho letto una poesia di l. d., una bellissima poesia, citava Pasolini, un commento, la risposta, un altro commento. La buonanotte. Non ho sonno, comincio a scrivere, non so esattamente cosa, all’alba, i primi sbadigli e due pagine. Queste.
Non so se sia un racconto, comunque, lo dedico ad un’amica, incontrata facendo quattro passi nel web…..
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Settembre duemilasette
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0 recensioni:
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- una bella dedica ad un grande intellettuale che ancora oggi vive col suo pensiero. Tante domande non hanno e non troveranno risposte sulle pagine dei giornali, ma ognuno di noi da qualsiasi parte si trovi potrà riflettere e trovare risposte
Anonimo il 22/06/2010 18:09
Un racconto ben condotto che concentra in poco spazio troppi punti di domanda: un procedere ansiogeno non dissipato dalla promessa di di rassicurazione finale: un sogno, un bel sogno? Un punto fermo.
Anonimo il 02/07/2008 12:44
Sei stato molto bravo in questo racconto. Stili di vita e idee intrecciate benissimo. Lo stile con cui hai descritto caratteri e sensazioni è molto buono. bravo
Anonimo il 30/06/2008 23:43
Perfino per me che all'epoca ero stressatissimo: lavoro-carriera-famiglia- mutui-guadagno, Pasolini rappresentò un segnale. Lo leggevo sul giornale e ognio volta mi lasciava un segno indelebile.
Certo, è morto suo fratello, non lui.
Non mi dilungo nel commento che mal figura fra quelli che m'han preceduto.
Si, hai ragione, non è propriamente un racconto. È un atto d'amore.
- Mi ha emozionato questo tuo sogno-racconto. Pasolini era e sarà sempre una
persona vera, che credeva in quel che faceva, nei suoi ideali... fino in fondo, che amava veramente con tutta l'anima sensibile che possedeva!
Molto bello Ivan.
- cara Lisa, ti voglio bene ed è con questo sentimento che ti parlo; grazie d'aver chiarito la tua idea e d'aver chiarito quello che mi sarebbe sfuggito, anche se così non è.
il tuo atteggiamento "costruttivo" e non "distruttivo" è una cosa che ti fa onore ciao.
- si lotta per la libertà e poi si vorrebbe contrastare il pensiero altrui. non credo di dover attendermi risposta poichè non ho attaccato nessuno, ho semplicemente sottolineato... è scritto tutto lì.
ho dato un'occhiata alla poesia, e con sorpresa scopro che alcuni concetti espressi sono gli stessi che si trovano anche nelle mie poesie, come la schiavitù che deriva da questa società "la sposa di Dio non ha padroni" con la differenza che io lo faccio in modo costruttivo, dicendo che la soluzione ci è stata indicata, mentre lui lo fa in modo distruttivo, ha perso la speranza poichè ha perso la fede "forse non l' ha mai avuta. esso infatti attacca la fede come primo punto destabilizzante per l'uomo, eppure lui, che non ce l'ha è comunque afflitto... quindi basterebbe un piccolo esame di coscienza per capire che si è creato un capro espiatorio e si è allontanato dalla cosa che più l'avrebbe aiutato, a mio parere.
ma la vita è troppo breve e non sempre si ha modo di capire dove guardare per essere scaldati dal sole, "della stessa sostanza del padre"
per concludere sono del parere che quando un uomo dice d'aver capito come gira il mondo e d'aver trovato i problemi che ci affliggono e di sapere qual è la vera felicità... e poi vive nella sofferenza... beh, o è un masochista o le sue convinzioni sono semplicemente errate. ma non voglio cambiare le idee a nessuno, in fondo siamo tutti grandi e vaccinati, siamo tutti padroni del nostro destino.
- Credevo di aver mandato un commento... Dicevo semplicemente che apprezzavo Lisa per aver mandato questa poesia di Pasolini e che anch'io avevo pensato di mandarne una, dopo aver letto il commento di Riccardo, ma ora non è il caso, questa poesia risponde su tutto.
- Grazie Lisa, anche se a volte la risposta più opportuna per chi non capirebbe comunque é il silenzio...
- racconto ampio che tocca molte tematiche. la riflessione che più mi ha colpito e con cui più sono d'accordo è che la vita di un individuo non si arresta quando muore il corpo ma quando le sue idee vengono dimenticate. è un meccanismo a volte ingiusto a mio parere poichè molte vite spese per aiutare i bisognosi nell'anonimato vengono dimenticate velocemente, mentre altre ricordate anche se per sciocchezze, come colui che combatteva perchè voleva essere libero di gridare al mondo che gli piace... che è gay! ma saranno fatti tuoi, gli direi a prescindere del suo genio!!! anch'io amo le donne ma non passo la vita a voler andare nei ritrovi dei gay a reclamare il diritto di gridagli nelle orecchiè "W la F...!"
- " il nostro, come disse Sciascia,è un paese senza memoria e verità, ed io per questo cerco di non dimenticare" Pier Paolo Pasolini, e pensa che questa "citazione" è il "motto" dei ragazzi dell'Assise di Palazzo Marigliano, giovani intellettuali libertari che compensano col loro impegno e la loro cultura, il lercio degrado della città di Napoli!
Grazie per avermi dato l'occasione di parlarne! gigi
- Per me è un racconto, bellissimo e commovente. Ritrovo molte cose che mi appartengono ma che non so esprimere così bene
- Ma esiste un genere? Esistono emozioni, sogni, sofferenze, Pasolini? L'accattone, Vangelo II, Il fiore delle mille e una notte. Non c'è un genere, i generi sono stati inventeti da chi vuole classificare il talento, la rabbia, la ribellione, leggere tra le righe, saper essere conformisti e il suo contrario é rivoluzione. saper dosare gli alti e i bassi, sfuggire alle imposizioni, anche alle proprie. Questo é Pier Paolo e molti altri... Lisa, se leggi il miele nel modo giusto, ci scoprirari, che a volte nasconde... fiele.
ayumi il 28/09/2007 18:39
che bella!!!! complimenti!!!
mi piacciono troppo le parole di pier paolo... che poi sono le tue...
è bello leggere la serenità nei suoi gesti anche se è morto... una morte felice, serena, che non fa paura, perchè, come dice lui stesso, non è morto... mi è piaciuta molto la parte in cui si domanda chi ha ucciso martin luter king e... inutile continuare...è troppo bella!!
bravo... spero anch'io di riuscire, un giorno, ascrivere qualcosa di bello come questo...
si sente la nostalgia, di cui trasudano le parole, che forse tu provi per quei tempi... ma forse sono solo mie impressioni... comunque ancora complimenti... ciao!!!!!!!!!^_^
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