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Diecimila e cento giorni
Diecimila e cento giorni di Claudio Martini è un libro scritto con razionalità e passione. Il romanzo è strutturato in quattro parti: Emersione, immersione, navigazione, approdo, ognuna
delle quali divisa in brevi capitoli. Stanno a significare
l' emergere dei personaggi con le loro storie, l' immersione
nel loro vissuto per cercare una stabilità, la navigazione, la parte più importante. Un viaggio metaforico e reale che, tra
sofferenza, momenti di gioia, passi indietro e passi in avanti,
li porterà all' approdo, in un arco di tempo lungo, appunto,
diecimila e cento giorni, 27 anni, dal 1977 al 2004.
L' esigenza di trovare l' equilibrio e un approdo lega
i personaggi, molto diversi tra loro. Quasi tutti troveranno
un buon approdo e questo, secondo me, è uno dei tratti
positivi del romanzo in quanto, senza enfasi, spalanca orizzonti di speranza.
Il protagonista, l' autore, l' io narrate, ha partecipato alle
iniziative e alle manifestazioni rivoluzionarie degli anni 70
ma non se ne sente appagato e vive una crisi che lo spinge,
sotto la pressione di un amico che è emigrato in Perù,
a partire per questo e per altri paesi dell' America Latina dove
vive varie vicende, fa diversi lavori, incontra molte donne.
L' eros è profondamente presente nel romanzo ed è espresso
con un linguaggio scoperto, a volte crudo ma mai volgare.
Riccardo la cui obesità ha una valenza metaforica "del
cannibalismo archetipo" come ha detto Giovanni Invitto nella
sua introduzione, salva dalla morte per overdose Fatima, una
giovane kosovara fuggita dalla sua terra martoriata. Tra loro,
tra alterne vicende, si svolge una storia che li avvicina sempre di più fino a stringerli in un amore dolce e sereno.
Per lei e per Riccardo che ha trovato il gusto della vita che non aveva avuto mai, si apre un tempo tutto da vivere.
Il protagonista inizia un lavoro di alfabetizzazione con
contadini poveri e sfruttati, sull' esempio di Freire e sul
modello del suo metodo di educazione liberatrice. I suoi occhi
vedono la miseria e la sofferenza. La sua mente inizia una
riflessione sulle cause dell' una e dell' altra. Infine incontra
Josè, un rappresentante dell' Esercito Zapatista di Liberazione
Nazionale ( EZLN ), sposa Sylvia, un' attivista del movimento
e con lei raccoglie dati, documenti, testimonianze sulle cause
della miseria di una terra che ormai ama appassionatamente,
tanto da assumerla come sua terra. Scopre una delle cause
dello sfruttamento: quella delle leggi commerciali come
il NAFTA ( Trattato di libero Commercio tra Canada, Stati
Uniti e Messico ) figlio della logica del WTO ( Organizzazione
Mondiale del Commercio ) che strangolano, l' uno e l' altro,
i Paesi poveri permettendo a quelli ricchi di rapinare le loro
grandi risorse.
Il percorso esistenziale del protgonista si svolge tra paesaggi la cui bellezza è descritta con amore e stupore, in
contrasto con lo sguardo opaco e consumistico dei molti
turisti che non hanno occhi e cuore per guardare e capire.
I personaggi principali si ritrovano uniti a San Cristobal
de Las Casas. Riccardo e Fatima, rapiti dall' incanto del paesaggio, sempre legati da un tenerissimo amore e il protagonista che, in contrapposizione ai suoi compagni degli anni 70, riuniti in una squallida rimpatriata, assiste alla
occupazione del Municipio da parte delle forze rivoluzionarie
e ascolta la loro Dichiarazione di voler condurre una lotta
" per il lavoro, la terra, la casa, l' alimentazione, la salute,
l' educazione, l' indipendenza, la democrazia, la giustizia
e la pace"
" Vedo alcune persone vestite di rosso e nero affiancare
l' oratore e sventolare verso la piazza immobile alcune
bandiere tricolori messicane insieme a quelle dell' EZLN.
Mi vengono i brividi mentre Sylvia mi prende per mano,
mi accompagna sul balcone e mi dice " hoy es un dia
feliz para nuestra tierra".
Un romanzo "alto" per lo stile, per la forza della riflessione, per la fluidità della narrazione che stimola la lettura, per l' impegno civile e politico, nel senso nobile della parola.
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