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Le pagine gialle del mio cervello
Lessi le pagine gialle del mio cervello. Cercavo qualcosa, o forse cercavo solo me stesso.
Aprii una pagina a caso.
Feci scorrere il dito tra i primi nomi.
-Ahdif… mmm… lui mi ha dato solo problemi. Qui c’è il numero di Franco… no, non mi sembra il caso di disturbare proprio lui. Ecco il numero del chiosco sulla spiaggia … ma il relax non mi serve. Stella … no, o almeno non ancora. Il numero di Dio… quello lo conosco a memoria è 3334… ma non mi serve ora, non ho problemi di spirito. E questo cos’è? ‘Fanciulletto del cervello, assistenza cerebrale ’ … questo mi piace!
Composi il numero che non posso rivelarvi per evitare una sanzione per pubblicità occulta: i Moderatori Emotivi sono molto severi, mi farebbero il culo. Quindi guardate nelle vostre pagine gialle cerebrali.
-Ecco squilla… Pronto, sei fanciulletto?
-Si.
Mi rispose con voce rauca da fumatore.
-Chiamo per…
Non sapevo cosa dire. Non conoscevo il perché della telefonata.
-Guarda che se hai chiamato per uno scherzo, ti avverto che ho il telefono sotto controllo: non ci sto niente a beccarti.
-No… sono serio… è solo che non conosco il motivo della chiamata!
Sospirò.
-Bene un’ altra pecorella smarrita… Facciamo così, comincia con qualche domanda…
-Ok!
-Vai …
Cominciai.
-Ti manca la mamma, giovane fanciulletto del mio cervello?
-No.
-Ti manca papà?
-No.
-E quella sorella a cui vuoi tanto bene?
-Neppure.
-Ti manca il sole in questo mondo buio?
-… No.
-Ti manca sentire?
-Si.
-Cosa sentivi?
-Ho sempre avuto il vizio di mixare tutte le emozioni …. Non so cosa sentivo…
-Potrebbe essere un problema?
-No, anzi. Se non conosci certe emozioni significa che hai ancora la possibilità di sorprenderti.
-Ah!
-Ascolta, chiudi gli occhi.
-Fatto.
-Mi vedi?
Chiusi gli occhi e riuscii a intravedere una sagoma minuta.
Cercai di concentrarmi. Tutto diventava più nitido.
Finalmente vedevo: avevo un bambino di sette anni davanti a me con un sigaro in bocca. Lo fissai.
-Che guardi? Non hai mai visto un bambino di sette anni?
-No è solo che non l’ho mai visto fumare un sigaro…
-Guarda che se il fumo passivo ti dà fastidio lo spengo!
-No, fumo anche io.
-Bene! Allora vieni con me!
Ci incamminammo per un tunnel dalle pareti di carne.
Da lontano proveniva una musica lenta. Non lenta come ritmo, ma proprio alla moviola, al rallentatore.
Anche io andavo più lento.
-Ai lati del tunnel ci sono le camere della tua vita.
-Wow!
Migliaia di porte, ognuna diversa.
Una era trasparente, fatta d’acqua.
-Quella è la porta che racchiude il ricordo della prima nuotata.
Un’altra era fatta di fogli a righe.
-Quella è la prima volta che hai scritto qualcosa di bello.
Un’altra era fatta di arti umani.
-Quello è il tuo primo incubo.
Un’altra era ad anello con un diamante a forma di tulipano.
-Quello è il tuo primo amore.
Un’altra era imbrattata di sangue.
-Quella è…
-Si lo so … quella è la mia prima volta.
La musica ritornò veloce.
-Stiamo arrivando…
-Dove?
-Alla sala da ballo.
Arrivammo alla fine del tunnel.
Una porta di cemento e un buttafuori ci separavano dalla sala da ballo. Il buttafuori guardò prima me e poi il fanciulletto.
-Chi è questo?- Chiese al bimbo.
-È un amico… ci fai entrare vero?
-Mmm… prima deve rispondere a una domanda particolare: TIRA CHE È UN PIACERE E TI SODDISFA UNA SOLA, che cosa è?
Solo una cosa mi soddisfava con poco e tirava tanto.
-È per caso una Marlboro rossa?
Il buttafuori stette un po’ in silenzio.
-Esatto! Entrate!
Mi sentivo fiero.
Si aprirono le porte davanti a noi.
Vidi una stanza, anzi la stanza.
Una sala da ballo con un lampadario di cristallo al centro.
Tutto era confusione: camminavamo sul tetto invece di farlo sul pavimento; il deejay parlava latino mentre mixava pezzi in francese; una donna dai capelli rossi ballava la break dance su un pezzo di valzer; un prete benediva le scarpe di un sindaco paffuto; una minuscola squadra di calcio giocava a tennis dentro un flipper.
Ma la gente ballava là, in mezzo a quel casino.
Niente mi attirò in particolare tranne che per una cosa: una ragazza che raccoglieva un papavero in mezzo alla sala.
La guardai. Lei mi guardò. Era piacevole.
-Quella è una tua proiezione di ragazza ideale.
-Una che raccoglie papaveri?
-Ora sai che sei una testa di cazzo.
Guardai il bimbo e risi.
-Che posto è questo?
-Questo posto sei tu e quello che vorresti essere.
-Ma io non voglio essere una squadra di calcio!
Il fanciulletto diede un tiro al sigaro.
-Tutto questo è confusione. Questo dimostra che non sai quello che vuoi. Se non sei sicuro, sogno concreto come essere felice, si trasforma in una squadra di calcio che gioca a tennis. Dato che il concreto e la confusione sono entrambi qui dentro, non sono indifferenti tra loro… ognuno contagia l’altro. Un esempio: da piccolo volevi un flipper. Il flipper era concreto, un altro sogno si è trasformato in una squadra di calcio che gioca a tennis, ecco il risultato.
-Ma perché mi hai portato qui?
-Per farti capire che prima di cercare qualcosa devi mettere ordine a quello che già hai. Guarda laggiù: un dottore che piange. Quello è un vecchio sogno di diventare dottore: cerca di buttarlo via prima che si fonda con una chitarra elettrica.
-Capito!
-Se dopo che hai fatto ordine non hai ancora avuto nulla, richiamami.
-Ok!
-Ora vai a quel paese!
Riaprii gli occhi.
Se avevo smarrito me stesso non mi importava: adesso avevo qualcosa a cui pensare.
Dovevo mettere ordine nel mio armadio e quando si mette ordine, si sa, qualcosa di perso salta sempre fuori.
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0 recensioni:
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- Fantastico! Uno dei più bei racconti che abbia mai letto! Ma non capisco alcune cose:
- Perchè Dio è il 3334?
- Bambino con il sigaro? Dovrebbe rappresentare un'infanzia violata?
- In quanto tempo l'hai scritto? Sembrerebbe uno sfogo ma alcuni dialoghi non mi convincono...
Comunque davvero complimenti!
- molto lynchano... bellissimo!!!
- Racconto introspettivo e molto bello. Mi piace soprattutto l'idea delle "camere della vita" che si affacciano sui corridoi del cervello, la descrizione che fai delle porte e il significato che dai a ciascuna di esse.
- Veramente Geniale... pensa fumiamo anche le stesse sigarette Mal sboro... anch'io avrei indovinato l'enigma della sfinge... era facile per noi maledetti fumatori...
A parte gli scherzi... questa telefonata interna è sublime... inutile commentare di più... c'è Tutto... bisogna mettere un po' d'ordine... i tesori persi usciranno.. questo è gia uscito...
Vivo un giallo nel mio cervello... hai trovato il colpevole??????
Vincenzo
- Bravissimo, bellissimo racconto, 10
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