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YUREI
Lei era lì, davanti quella porta. Chiusa.
Dall’altra parte c’erano i suoi genitori. E lei, lei avrebbe voluto varcare quella porta e chiedergli:” perché? Perché mi avete abbandonata?”
Avrebbe voluto attraversare quella porta, e forse avrebbe anche potuto farlo …
E avrebbe voluto urlargli contro centinaia di domande, ma … non poteva perché … non aveva né mani, né gambe, né bocca per parlare, né orecchie per ascoltare le loro risposte, né occhi per piangere perché lei … lei non era mai nata. E non provava rabbia, nei confronti di coloro che l’avevano rifiutata, no, non poteva provarne … aveva solo voglia di spiegazioni, motivazioni … risposte.
Chiuse gli occhi e sparì.
Era passato così tanto tempo … eppure lei non li aveva mai lasciati, non aveva mai rinunciato a quel mondo. Lei non era mai andata via.
Erano passati quasi 14 anni da quel giorno e lei aveva continuato a crescere … fatta di aria, di sogni, di desideri, di nulla.
Ogni giorno si chiedeva:” si accorgono di me? Loro sanno che sono qui? Sentono la mia presenza?”
Lei non aveva neanche un nome. Non era mai esistita. Come poteva pretendere che il mondo potesse notare la sua presenza?
Così espresse un desiderio:” desidero che il mondo possa sentire la mia presenza”
Poi … una ragazzina nacque per la seconda volta.
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Toc -toc. Qualcuno bussava alla porta. Toc-toc. Via Hope n° 13.
Qualcuno9 si accinse ad aprire la porta. Più precisamente quel qualcuno era una ragazza sulla trentina con i capelli castani, più o meno lunghi, e gli occhi di un azzurro profondo.
Quegli occhi stavano guardando fuori dalla porta. C’era una ragazzina di circa 14 anni con dei lunghi capelli castani e due occhioni azzurri.
La sconosciuta ragazzina fu la prima a parlare.
- salve signora, io sono Yurei … -
- piacere io sono Anna-
Anna … ora sapeva come si chiamava.
-che strano nome Yurei …-continuò la donna.
- si … lo so! He-he! Mi hanno detto che lei dà ripetizioni … vero?!-
-certo … -
-ehm … io sono qui per questo …- fece la ragazzina imbarazzata.
-certo Yurei accomodati pure-
Anna la invitò ad entrare e ad accomodarsi, con un ampio gesto delle braccia, al tavolo che si trovava al centro della sala da pranzo.
Quando furono sedute Anna guardò seria negli occhi Yurei e le chiese:
-in che materia hai bisogno di aiuto?-
-in matematica … sono una vera frana!^_^- rispose portando una mano dietro la testa curvandola leggermente di lato e facendo un grande sorriso.
- ok…a che punto siete arrivati a scuola?-
-ehm … - la ragazzina aprì una pagina a caso del libro e, indicando qualcosa di cui non aveva la minima idea, disse:
-questo … stiamo facendo questo qui!-
-ma è troppo difficile, non è possibile!! Sei sicura?-
La ragazza fece un sorriso nervoso cercando di essere il più possibile convincente
-ok- sentenziò la donna -allora partiremo da qualche argomento precedente-
Poi prese una penna e un foglio bianco, si avvicinò a Yurei e iniziò:
-bene Yurei … ora stai attente e ascolta … -
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Yurei seguiva le lezioni di Anna quasi tutti i giorni. Si era creato un bel legame tra loro, tanto che Anna iniziava quasi a considerarla come sua figlia, dato che Yurei assediava la casa di Anna anche quando non doveva fare lezione, a volte anche a pranzo. Lei la osservava. sempre.
A volte sembrava quasi che lo facesse perché non aveva una casa vera e propria dove stare.
Anna gliel’aveva chiesto più volte:” ma tua madre non si starà preoccupando? Sei sempre qui!” oppure le faceva delle domande del tipo:” che lavoro fa tua madre? E tuo padre? Che dicono i professori? Stai facendo progressi a scuola?”
Una sfilza di domande alle quali Yurei rispondeva con un semplice sorriso. Radioso. E poi cambiava discorso, riusciva a farlo molto facilmente.
Anna ormai la considerava davvero come sua figlia. Lei non ne aveva. Figli.
A volte la faceva anche rimanere a dormire a casa sua.
Poi Yurei spariva.
Una volta uscita da quella casa spariva.
Non lasciava tracce di sé.
Come se fosse … un fantasma.
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Lei era ancora lì. Davanti quella porta. A fissarla. Non era mai andata via. E mai lo avrebbe fatto.
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- ciau Anna!! Sai la mia mamma ha detto che se voglio posso restare da te un’intera settimana! Anche due!! Posso? Posso? Posso? eddai! Eddai! Eddai!- Yurei le era saltata addosso all’improvviso e Anna non riuscì a dire altro che un - d’accordo- perché poi lei le saltò nuovamente addosso gridandole:- grazieeeeeeeeeeeee!!!!!!-
Quella settimana fu magica.
L’esaudirsi di un desiderio.
Anna si era soffermata parecchie volte a guardare Yurei e si era accorta che spesso era come spenta.
Immersa nel nulla.
Il nulla … è affascinante!
Liberare la mente e non pensare a nulla.
Le voci degli altri sono solo un lontano fruscio.
Non sono nulla. Non contano nulla.
Quando pensi al nulla lo senti entrare dentro di te … una forza tangibile … che ti travolge e ti svuota, ti cattura e potrebbe anche non liberarti mai più. Potrebbe tenerti prigioniero per sempre.
È pericoloso come una malattia mortale.
Quando ti abbandoni al nulla senti tranquillità, pace e quello stato potrebbe piacerti così tanto che potresti non voler più tornare indietro …
Un mondo fatto di nulla. Assenza di pensiero. I battiti del cuore rallentano. Le linee zigzaganti si schiacciano sino a toccare il piano dell’orizzonte. Una linea retta.
Nessun colore. Nessun profumo. Nessun suono. Nulla.
La quiete e il caos dell’assordante silenzio.
L’entropia sconfitta.
Off. Tutto è spento.
Non hai niente e non hai bisogno di niente.
Il nulla ora fa parte di te e tu fai parte del nulla.
Yurei era tranquilla, rilassata, senza tristezza … quasi felice.
Una voce dentro di lei le chiedeva:” sei sicura di voler tornare indietro? Sei sicura di voler tornare alla< realtà? Sei sicura di voler lasciare il nulla?”
Shhhhhhhhhhh. Silenzio.
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In quei giorni Yurei era strana, sembrava pensierosa, triste, assente.
Anche quel giorno Yurei era assente.
Anna le si pose davanti agli occhi che guardavano il niente, vuoti, ela chiamò:
-Yurei! Yurei!-
Niente. Sembrava addormentata.
-Yurei! Yurei!-
Anna era preoccupata. La smuoveva ma … niente.
Poi, le labbra si mossero.
-guardami- diceva, sottovoce. Flebilmente.
-guardami-un sussurro, una preghiera.
-guardami- troppo debole per essere ascoltata
-guardami- un grido d’aiuto
-ti sto guardano Yurei!! 1 ti sto guardando!-
-guardami e rispondi-
Silenzio
-perché? Perché l’hai fatto?-la voce era calma-hai infranto tutti i miei sogni. I sogni che non ho mai espresso-
Yurei continuava a tener lo sguardo fisso mentre dentro continuava a chiedersi, con il cuore sanguinante …
Perché? Perché i sogni sono così crudeli?
A che serve avere sogni se sai che saranno irrealizzabili?
E ti uccideranno ogni volta che si infrangeranno.
E ti accoltelleranno ogni volta che li vedrai sparire.
E le tue ferite gronderanno di lacrime.
Le lacrime sono il sangue delle ferite del cuore.
E ti chiederai “perché? Perché io non posso? Per quale motivo io non posso sognare?”
E ti accorgerai che la felicità è solo una chimera fatta di sogni infranti.
Ogni scheggia, ogni singola scheggia del mondo ti colpirà, ferendoti.
È troppo chiedere una vita? Come tutti gli altri? È troppo? Pretendo troppo?
E ogni sorriso … ti strapperà il cuore dal petto … e ancora sanguinerai lacrime.
Perché non hai mai capito niente della vita e non ci capirai mai niente perché no potrai farlo.
E poi … niente … ancora il nulla … solo silenzio … perché non hai più lacrime da versare … né voglia di continuare a piangere.
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La porta si aprì. I suoi genitori la guardarono. La stavano guardando davvero o guardavano solo attraverso di lei?
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Yurei guardò Anna e disse una sola ultima parola prima di sparire:
- mamma-
Anna allora aprì gli occhi del suo cuore e vide la bambina che non aveva mai fatto nascere davanti a lei. Sparire.
Come un soffio di vento.
Aveva riconosciuto nei suoi occhi i propri.
E ascoltò …
Il vento cantava una dolce melodia che ripeteva:” guardami. Io sono qui. Non vi ho mai lasciati”
No, non era possibile, non poteva essere possibile! Come avrebbe potuto spiegare un evento del genere?
Un sogno?
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Le porte si erano aperte. Loro la stavano guardando. Sapevano che era lì. Ora lo sapevano. Ora poteva finalmente riabbracciare i suoi genitori. Perché aveva braccia per farlo, occhi per poterli guardare, orecchie per sentire le loro risposte, una bocca per poterli baciare …
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Luce. Riaprì a fatica gli occhi.
Camici bianchi. Pareti bianche.
Un ospedale. Dottori.
-signorina? Signorina si è svegliata? Come si sente?-
Confusione.
-ha dormito per ben 32 giorni. In compenso l’aborto è andato a buon fine … -
-aborto?!-
-certo … -
- … io … Yurei … l’avrei chiamata Yurei-
Yurei significa fantasma.
-signorina la bambina non c’è più … -
-si, invece … lei è qui … la sento … so che ci sei … -
Sorrise.
L’aria rispose al suo sorriso.
E ti domanderai quale sia il vero volto della felicità e ogni volta rinuncerai a conoscere la risposta per paura di non esserne all’altezza.
E sarà tra le lacrime che spunterà un sorriso e tra le risa che una lacrima righerà il tuo viso.
E ogni volta ti ritroverai a chiederti perché …
È l’equilibrio!
-ho fatto un grave errore. Perdonami Yurei-
Lacrime dolci e struggenti solcarono quel giovane viso sgorgando dagli occhi azzurri.
-perdonami Yurei … ti sto guardando!-
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0 recensioni:
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ayumi il 10/12/2008 22:27
grazie...^_^ sei troppo buona... comunque sinceramente non riesco a trovare niente riguardo concorsi oppure mi sembrano tutti così complicati...
- wow bellissimo il racconto ma lo hai publicato?? hai partecipato ad un qualche concorso??
hai delle grandi capacità
- È vero Katia, è sempre cmq un dramma. Ho conosciuto donne che l'hanno vissuto tale momento, ed era veramente un dramma, del cui ricordo non si sono mai riprese definitivamente. Ecco perché penso che debba essere regolamentato e fatto in luoghi dove ci sia tutta l'assistenza psicologica dovuta, oltre quella fisica. Ciao Claudio
ayumi il 18/02/2008 17:45
è vero... forse non sono stata abbastanza chiara nell'esprimermi... comunque grazie per i commenti!^_^
riguardo al tema che ho trattato ho tentato di restare alquanto imparziale riguardo al giudicare giusto o meno tale atto... con la ferma condizione che abortire, appoggiati dalla legge o meno, si comunque un dramma...
- si, criptica ed efficace. Forse un po' contorta la narrazione. Forse sarà per quello che mi piace.
- In fondo, però, in questo spazio "protetto" possiamo parlare di tutto nei nostri testi, non corriamo il rischio di strumentalizzazioni, appunto... quindi correggo in parte quello che ho scritto. Non approfondisco perchè non so se a Katia faccia piacere che si apra questa discussione qui, come diceva Claudio... e in fondo anch'io non ne ho voglia. Ripeto, il racconto è molto bello in ogni caso.
- Katia, a me è piaciuto tantissimo, anche per l'argomento che tratti. Non è facile e come dice Maria potrebbe essere strumentalizzato. Comunque è avvincente anche nel suo essere complesso. Sai oggi è difficile parlare di aborto. Personalmente non sono d'accordo col farlo ma penso comunque che debba esserci una legge che lo regolamenti e che permetta, cmq, a chi ha propri motivi, di poterlo fare. Forse ho aperto una discussione, perdonami. Ciao Claudio
- La narrazione è un po' confusa, a volte, ma sempre avvincente. Il tema... beh, di questi tempi può essere frainteso o, come si dice, "strumentalizzato"... comunque i sentimenti espressi sono intensi e molto condivisibili.
- ... certo non si può dire che ami gli argomenti semplici... racconto complesso, a volte difficile da seguire, forse andrebbe rivista un po' la forma, ma non si può non apprezzare. Sei davvero brava e... coraggiosa.
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