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Il piccolo Cesare
Questa è la storia di un ricordo che si trasformò in racconto un giovane pittore, quinto d’otto fratelli.
Il papa, un artista, attore di teatro, musicista e scultore. La mamma, una gran donna di casa. Come quasi tutte le donne dell'inizio. secolo scorso, era assai premurosa e dedita alla famiglia.
Césare era il suo nome. Nacque a Roma, in un piccolo ospedale costruito sopra ad un'isoletta che si trova in mezzo il fiume Tévere, che attraversa la città. Visse in un quartiere chiamata Trastévere. È uno dei più antichi di Roma. Ed è chiamato così perché sta dietro il fiume Tévere.
Era un bambino molto allegro e vivace. A quei tempi i monumenti non erano molto protetti e sorvegliati come lo sono oggi, fatto che le permesse a lui, ai suoi fratelli ed agli amici di giocare nella tomba di Nerone, imperatore romano, o nelle catacombe, nel Colosseo ed in altre antiche costruzioni della Roma Imperiale.
I suoi fratelli raccontavano che mentre giocavano, il piccolo Césare si fermava ad ammirare con speciale devozione le sculture e gli affreschi, e cercava di immaginare gli edifici, ormai in gran parte distrutti e consumati dal tempo, come potevano essere effettivamente in origine. Il gioco favorito consisteva di rivivere il passato tra le rovine dove giocavano. Egli voleva sempre rappresentare Cesare Augusto, secondo lui, il più grande imperatore della storia. Per anni giocarono alla stessa cosa, senza che lui perdesse mai la sua parte d’imperatore romano.
Però anche per il piccolo Cesare gli anni dell'infanzia lasciarono spazio a quelli dell'adolescenza. Benché continuasse a frequentare gli stessi posti della sua non tanto lontana infanzia, a quattordici anni lo faceva per riflettere, camminare con gli amici raccontando storie e per disegnare. Adorava dipingere, e tutti i suoi cari lo sapevano.
Un giorno incoraggiato dai suoi genitori, organizzò il suo proprio studio di pittura nel pianterreno della sua casa.
In poco tempo presero a frequentarlo vari amici con gli stessi interessi, riunendosi una volta alla settimana per lavorare tutti insieme. Divertendosi tanto e sperimentando nuove e vecchie tecniche d’antichi maestri.
Facevano tutto questo con gran passione. Così, col passare degli anni, ognuno sviluppò uno stile proprio, seguendo ognuno la propria strada: chi pittore, chi scultore, addirittura un caricaturista, un caro amico del quale pur separandosi non lo dimenticò mai.
Con il passare del tempo, le riunioni diventarono sempre meno frequenti. Si riunivano oramai di tanto in tanto, e mai tutti insieme.
Arrivò un giorno dove tutto il gruppo d’amici si radunò di nuovo. Raccogliendo ognuno un po' di cose, mettendo contemporaneamente ordine allo studio, cominciarono a rammentare i bei tempi ormai lontani e le esperienze vissute, non senza provare una profonda nostalgia e commozione per i tanti ricordi.
Mentre facevano questo, capitò tra le mani del non più adolescente Cesare uno di quei panni che usavano per pulire i pennelli mentre lavoravano. Questo disse ai suoi compagni:
- Amici! Incornicerò questo panno e sarà la mia più cara opera d'arte, perché in lei stanno i nostri migliori ricordi e stati d’animo...
Così fece e ne venne fuori davvero un bel quadro. Tutte le persone che lo vedevano rimanevano meravigliati e commentavano: "Che splendida opera! Di che periodo è?
Che colori!
Egli rispondeva: " non è un periodo, è quasi tutta una vita. Sono tutte le mie opere e quelle d’altri miei compagni.”.
Ai suoi figli era solito raccontare: " più che un'opera d'arte è la storia dell'esperienza nel mio studio, tutte le difficoltà, le gioie e i trionfi. La soddisfazione di vedere in un panno vecchio le macchie di colori che per anni copriranno tele che oggi sono appese nelle pareti delle case di persone che conosco e non conosco, e che quando morirò continueranno ad esistere, e benché sappia che invecchieranno, non morranno mai, come ogni olio è destinato ad invecchiare senza morire, a meno che sia distrutto.
Il simbolo della mia vita come pittore è questo panno incorniciato, confuso con un'opera d'arte! "
Oggi, la storia di un ricordo si trasformò in racconto perché il piccolo Cesare non c'è più tra noi e nemmeno il panno incorniciato, però penso a mio amato papa e non posso evitare di ricordare a chi non piacerebbe guardare i propri ricordi? Annusarli? Toccargli? Vedere i colori delle proprie emozioni?
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- Brava: è una storia molto romantica, ma di un sentimento che non si palesa bensì concretizza nel suo svolgersi... proprio come se, ad ogni "pennellata", il lettore comprenda il soggetto ultimo del "quadro" pensato dall'artista. Peccato per qualche errore, specie di punteggiatura, specie all'inizio.
- stupendo... lo letto con vero piacere...
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