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Pensieri
Erano circa le sette di una gelida serata di novembre. Ormai solo poche foglie popolaVano i nudi rami del ciliegio in giardino, mentre le altre, inermi, morte al suolo, aspettavano un rastrello arrugginito che le raccogliesse. Cadeva una fitta pioggerellina, che impregnava d'acqua un maglione di lana blu steso fuori ad asciugare. Dalla finestra un ragazzo, con occhi assenti osservava la scena, le mani in tasca e nelle orecchie una canzone che rievocava ricordi di momenti migliori. Voltatosi scese le scale, si diresse verso il tavolo e presa una sedia pieghevole arrivò alla stufa percorrendo l'intera zona giorno. Posizionata la sedia di fianco e messosi comodo godette dell'aria calda emanata. Con rapido sguardo individuò subito il telecomando della televisione e, premuto il bottone numero due, iniziò a guardare il meteo. Prevista pioggia per l'intero mese. In casa non c'era nessuno e niente da fare. Sal, così si chiamava, ormai vagava avanti e dietro per la casa da circa due ore, lo faceva da circa un mese, tormentato da pensieri che lo affliggievano, ormai non viveva più, la mattina aspettava la sera e a sera aspettava il giungere dell'alba. Pochi mesi prima aveva avuto l'occasione di andar via dalla sua città fonte del suo pensare, occasione che tuttavia aveva perso; la odiava con tutto il cuore, nella sua piccolezza, stupidità e bigottaggine. Tranne poche eccezioni, la gente era pessima, un alone di cattiveria lo circondava, ora mai non si sentiva più accettato da nessuno. Decise di uscire e di affrontare quel freddo anormale anche per il mese di novembre. Si cambiò. Jeans, maglia di pile, sciarpa di lana e giacca a vento. Abbassò le tapparelle, prese le chiavi e si incamminò nel buio. Fortunatamente l'autobus arrivò subito e dopo circa venti minuti era in centro. E adesso? Cosa fare? Nemmeno lui lo sapeva. A testa bassa iniziò a camminare fra la poca gente che si trovava assieme a lui. Tirava un forte vento e le gocce di pioggia, affilate come coltelli, sbattevano sulla faccia del ragazzo. Trasse il cellulare dalla tasca della giacca e inviò un messaggio alla madre avvertendola che rientrava tardi perchè ad una festa. Dopo circa due ore entrò nell'ultimo locale della via e arrivato al banco ordinò della vodka. Il barista lo squadrò per bene, rendondosi poi conto che quel ragazzo dimostrava più anni dei suoi coetanei. Bevve di gusto e riscaldato rientrò nella pioggia. Continuò per la strada, ormai i pochi negozi che c'erano lì avevano i battenti chiusi e le serrande abbassate. Una voce, poi, lo destò dai suoi pensieri, una voce supplicante, quasi piangente: "No, no per favore non voglio, ti prego lasciami"."No che non ti lascio, voglio prima un po' divertirmi". C'era un'altra persona assieme a lei, un uomo. Subito Sal, avvertito il pericolo, si addentrò nel vicolo. Sembravano non finire mai quei pochi metri che lo dividevano dalle grida. "Wow" disse l'uomo alla vista del ragazzo, aveva giacca lunga e barba incolta. "il principe azzurro è arrivato" e avventatosi sul ragazzo lo scaraventò per terra. Sal però si rialzò, dapprima barcollando, poi riacquistando l'equilibrio. Mosse due passi, questa volta schivò l'avventarsi dell'uomo e presolo per la nuca lo sbattè contro un palo. Probabilmente ubriaco l'uomo perse subito i sensi. La ragazza messa all'angolo piangeva. Tremava anche. Sal vide che la giacca, che giaceva pochi metri lontano, le era stata levata di forza. Si avvicinò con cautela, ben consapevole che era shockata, le porse la giacca e la aiutò a metterla. Continuava a piangere. Sal accarezzò dolcemente il viso della ragazza, morbido e setoso. Alzò lo sguardo, aveva occhi verdi che lo illuminarono per la loro bellezza, bocca sottile e capelli rossi lunghi fin sotto le spalle. Calde lacrime continuavano a sgorgare, il ragazzo le porse un fazzoletto. "A quest'ora qui è pericoloso" iniziò Sal con dolcezza "Mica lo conosci quel bastardo?" "N-no, mai visto.. ti r-iingrazio comunqe"."Non preoccuparti, l'importante è che tu ti senta bene, hai intenzione di denunciarlo?". Evidentemente la ragazza non ci aveva ancora pensato "Credo di si, ma ho paura". "Non preoccuparti, se può consolarti ci sono io... adesso chiamo la polizia". Sal si appoggiò vicino la ragazza, vigilando sull'uomo. La ragazza stanca appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo. Intanto il tempo era migliorato, solo qualche rara goccia picchiava sul viso dei due. Poi, curioso, Sal disse" Scusa, forse non saranno fatti miei, ma cosa facevi a quest'ora in strada?". La ragazza, contenta di quella domanda, che aspettava da molto, disse, questa volte con voce ferma "Pensieri mi affliggevano...è da settimane che non vivo". Sal sorpreso volse gli occhi al cielo e sorrise. Sirene di una volante si avvicinavano.
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