Si alzò di scatto dalla sedia. Buttò per terra la sigaretta appena accesa. Rimase a fissare l’orizzonte per un istante che sembrò eterno. Poi s’incamminò a passo lento verso la parte del campo dove erano parcheggiati gli aerei. Un turbinio di pensieri riempiva la sua testa. Lui, l’asso degli assi di tutte le Russie non riusciva a stare con le mani in mano aspettando che il suo paese scivolasse verso la fine. Doveva reagire, doveva assolutamente fare qualcosa. Si avvicinò al suo Snipe. Lo accarezzo quasi con tenerezza. Lasciò le sue ultime sigarette al meccanico, chiedendogli di conservarle fino al suo ritorno. Sapeva bene che stava mentendo. Diede l’ok ed il piccolo caccia si mise in moto. Traballò un attimo. Rimase in silenzio. Poi diede gas e si alzò in volo. Iniziò a virare. Dal principio piccole evoluzioni. Poi vere e proprie acrobazie. I soldati uscirono dalle baracche per ammirare lo spettacolo. Attirata dalle urla e dagli incitamenti una gran folla si ammassò per osservare il grande cavaliere. Kazakov li vide. Vide la sua gente. Vide la sua nazione. Era felice. Il suo cuore era pieno di gioia. Aveva ottenuto quello che voleva. Fece un ultimo passaggio a bassa quota e urlò loro di prendere le armi e combattere per la madre Russia. Tutti gridarono. Probabilmente non l’avevano sentito, ma poco importava. Era felice. Alzò ancora il suo Snipe. Calde lacrime gli segnavano il viso. Sorrise. Era soddisfatto. Mosse la leva e indirizzò il caccia verso terra. E chiuse gli occhi. Per l’ultima volta.