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Aprile-Maggio
E siamo arrivati alla metà di Maggio.
Non è da tanto che è terminato quel fantastico mese che si chiama Aprile e che per me ha sempre rappresentato una sorta di ponte, se vogliamo. Ai tempi del liceo sicuramente, aprile era il mese in cui quando la mattina ti svegliavi, fuori c'era il sole, e allora anche andare a scuola non era poi così male, potevi indossare la tua bella maglietta a maniche corte(finalmente!!!) prendere il motorino, respirare la fresca aria primaverile ed entrare fischiettando rilassato, salvo poi arrampicarsi su per le scale una volta constatato l'ineluttabile ritardo, tornare giù dal preside per la solita ramanzina, fumarti una sigaretta per ripicca alla professoressa e poi tornare su.
Dopo aprile c'era maggio e allora mancava poco più di un mese alla fine dell'anno e già potevi cominciare a pregustare il dolce far niente estivo (in cui modestamente sono semrpe stato un maestro :-). Si cominciava il classico count down sul diario, invece di far ginnastica in palestra si andava due ore ai salesiani a giocare a pallone di fuori, vedevi tutte le ragazze più carine (ed anche qualche prof a dir la verità..) con sempre meno stoffa addosso ed allora eri contento, anche se quel giorno, magari venivi interrogato.
Ad aprile si va in gita, e allora sai quanto stavi per aria la prima quindicina quando non riuscivi a pensare ad altro se non al giorno della partenza, e i preparativi coi compagni, gli scherzi le attese e le aspettative, le cene di buon auspicio, la lista delle cose, gli ultimi acquisti, andare a letto e non dormire, alzarsi all'alba fresco come una rosa più riposato che mai. Un saluto veloce alla mamma (grazie per non essere mai restata lì a pressare prima della partenza come tutte le altre!!!) lo scambio di informazioni, chi ha portato chi, chi ha portato cosa. La salita sul bus e la colazione alcolica, e quello strano senso di stare 3 metri s. l. m (sono un tipo originale io :-) ogni singolo minuto di quella settimana.
E poi tornare a casa, neanche il tempo dei racconti a chi non era partito che già era l'ora del mio compleanno e allora l'aria di festa si dilatava ancora e ancora, non che abbia mai sentito il bisogno di organizzare chissà quali grandi feste, ma anche il più piccolo dei regali e il più modesto degli auguri fanno la loro porca figura "on your birthday". E poi maggio, il primo maggio, festa. E poi metà maggio, i ceri. Non che sia gubbino (eugunio, pardon) ma i vecchi amici del liceo hanno fatto di tutto per farcela apprezzare e così anche noi sentivamo un po' quell'aria festaiola che li faceva star male e ancora oggi, che un po' d'anni son passati, una visitina ce la faccio e devo dire che pure mi diverto. E poi ancora, l'Ascenzione. Una due giorni lunga e dura, solo per i veri irriducibili. C'era sempre qualcuno più volenteroso degli altri per tagliare l'erba e fare la legna e allora tu andavi su solo a montare la tenda. Le interminabili bevute già dal pomeriggio, le sbraciolate per mandare giù il bicchiere (mai il contrario) le avventurose spedizioni con la pila verso la vallata sempre attento a non cadere in qualche fosso o nel laghetto, i canti i balli i mille saluti perchè poi lì in fin dei conti ci si conosce tutti. Andare a dormire quando proprio non ce la fai più e la sveglia della campana suonata da qualcuno che messo peggio di te a dormire non c'era proprio voluto andare. Tornare a casa doccia e letto. E poi tornare su, sul luogo del delitto, così diverso dalla sera prima e farsi mille risate con tutte le storie che ti eri perso.
E poi era finita, gli ultimi giorni di maggio dove i prof più indietro ti assaltavano da tutte le parti con compiti in classe dell'ultima ora, improbabili interrogazioni, fantasiose terze prove. Ma tu sapevi che mancava ormai poco e allora tenevi duro giusto un pò, facendoti coraggio col vicino di banco e quasi senza rendertene conto ci arrivavi, finalmente, a quel fatidico 10 giugno, fine di ogni ostilità.
In quinto, certo, c'hai gli esami. Ma tutta la fatica che puoi fare viene poi ampiamente ricambiata dalla soddisfazione finale, dal senso di libertà e dall'attesa di cosa sarà a settembre perchè una nuova avventura inizierà. E poi quel clima tra di noi, scambiarsi le paure e farsi forza, le sessioni di studio di gruppo quando alla fine non combinavi proprio niente e però tante erano state le risate che ne era troppo valsa la pena. E gli indimenticabili aneddoti di quei giorni. La prof che non fuma che ti scrocca la sigaretta e si raccomanda di non dirlo a nessuno che è solo un po' nervosa. Un altro prof che flirta con la collega e tu sei lì che vorresti ripassare ma ti viene troppo da ridere. Il problema di matematica condiviso dai soliti 4-5 eroi. L'orale alle 2 senza neanche aver mangiato e il parlare per cinque minuti ("ti dico di no, minimo mezz'ora") e misà che è andata male ("ma che dici, li hai stesi!!"). Uscire e respirare. Il pranzo in cui mangi come un animale e non ci credi neanche te. Aspettare chi ancora deve fare e andare in giro tutto il giorno a cazzeggiare. La votazione finale e la consegna dei diplomi, tutti in tiro e tutti a pranzo. Un grazie ai professori. Gli ultimi preparativi e poi via... verso il mare!!!
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0 recensioni:
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- bello e malinconico...
- Apuunto Francesco, anch'io penso che i ricordi, anche se nostalgici, non necessariamente siano malinconici. Racconto frizzante! Ciao Claudio
- Intanto grazie ad entrambi... siete ufficialmente i miei primi commentatori!
Sono assolutamente d'accordo con umberto riguardo agli e ai!!!!!!! non è italiano. Ma nel contesto un po' svagato del racconto e considerando che ormai sono parte integrante del linguaggio "internettiano" non penso affatto che stonino... ma ovviamente sono gusti! Anche una persona a me molto cara ha detto che l'ha trovato molto malinconico, ma io non volevo intristire nessuno, è un periodo della mia vita a cui guardo con estremo affetto e che mi suscita una marea di bei ricordi, cosa che nostalgia a parte, può essere solo positiva
- Sono abbastanza d'accordo con Umberto ma gli smile non li ho visti. Comunque il racconto mi è piaciuto molto e mi sono anche un po' commossa... pensando ai miei alunni lasciati da poco ed anche a Gubbio, città che amo molto
- Sostanzialmente un bel racconto. Mette addosso una dose massiccia di malinconia. Ero tentato di smettere la lettura al primo "" o a "!!!" (non è italiano) ma poi il racconto era talmente evocativo che sono andato avanti. La scrittura mi è parsa lineare e semplice, efficace. In sostanza bello ma ritengo indispensabile eliminare smile e compagnia bella.
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