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Penny è volata dal tetto. (Cap 6)
Mi avvio con Sandro verso il centro della cloaca. Una volta c’era un kebab. Non mi dispiace l’idea.
La strada mano a mano prende colore.
Le lava asciuga automatiche sparano fuori luci blu.
Il porno shop le spara rosa. Da un tombino sale luce rossa riflessa dal seminterrato d’un locale.
Un gargoil troneggia all’angolo di una casa. Lo guardo mentre ci avviamo ad entrare nel cuore della casba. Il luogo protetto dal male, il logo dove nessuno è al sicuro, neanche Sandro, neanche marione, neanche il pitone, e noi siamo li a dimostrarlo.
Entriamo nel kebab.
Le rivendite di carne di agnello, che pallida e tagliuzzata gira spiedata all’in su sono un’altra zona sicura.
Nessuno farebbe casino in un kebab, perché è come pestare i piedi ad un’intera comunità. Devi poter reggere l’onda d’urto della vendetta. La guerra tra bande rivali da molto è finita nella casba. S’è capito che ad attaccare una comunità c’è il problema che non ne ammazzi mai abbastanza. Che la vendetta del branco arriva sempre. Tutto ciò che accade nella casba avviene tra persone. Noi contro te, io contro te, tu solo che muori o vivi, tu solo che hai fatto lo sgarro. La comunità non c’entra. Si evitano molti casini così.
-kebab, agnello e patate- ordino.
-uguale- dice Sandro.
Tutti ci guardano, siamo piuttosto pallidi rispetto al resto della clientela.
Siamo piuttosto ben vestiti rispetto al resto della clientela.
Prendiamo il nostro kebab e ci nascondiamo in un angolo del bancone sotto gli sguardi curiosi ce ci scrutano, ci spogliano, ci pesano.
- piano?- fa Sandro.
- Non so. ?" gli rispondo?" dovremmo entrare nel bordello, vedere che posto è, cerare informazioni, così ne sappiamo troppo poco.-
- E come entriamo?-
- Sei tu lo scassinatore.-
- Da davanti pare difficile. Ci sarà di sicuro qualche robocop a rompere i coglioni. Hanno detto che è un posto vip… Qualche robocop ci sarà sicuramente.-
- Da dietro?-
- Già. O dai tetti.-
La casba ha un efficiente sistema di comunicazione attraverso i tetti. Almeno così era una volta. Ogni isolato è praticamente un continuum di tetti, tettini, terrazze, e comignoli che permette di muoversi. Io non lo conoscevo gran che. I tetti erano posti pericolosi perché ogni tanto si cadeva. C’erano cinque o sei piani prima di toccare terra e di solito l’impatto faceva abbastanza male.
Sandro invece era il genio dei tetti, almeno quando eravamo giovani.
Si dice in giro che riuscisse ad attraversare la casba senza mai posare il piede a terra, così, volando da un isolato ad un altro.
Tutto questo mentre i gatti, guardiani dei tetti, incazzati, nemmeno lo vedevano passare.
I gatti erano le bande che si muovevano sui tetti.
Piccole bande di isolato, che bevevano, fumavano e cazzeggiavano sulle terrazze. Di solito rompevano il cazzo a chi decideva di usare i tetti come strade.
Se si inciampava su un gatto era più facile cadere dal tetto. Ci siamo capiti spero.
- Già…i tetti- ho annuito poco convinto.
- È meglio se prima di decidere diamo un’occhiata al davanti. Passiamo, vediamo com’è l’entrata, tiriamo dritto e giriamo l’angolo.-
- In due?-
- No, è meglio tu su un marciapiede e io sull’altro.-
- Rischio doppio.-
- Si vedono più cose-
- Gia.- sussurrando perchè un arabo si era avvicinato a noi scivolando languido lungo il bancone.
Ho pagato e siamo usciti sotto gli sguardi attenti dei divoratori di kebab che commentavano nel loro idioma farcito di “a” e di “h”.
Sandro ha attraversato subito la strada, io sono sceso lungo il marciapiede. Lui passava davanti all’entrata del bordello, io dall’altra parte della strada.
Il bordello è un vecchio edificio fine ottocento, bello da vedere, ripulito da quella patina di smog e fritto che ricopre gli altri edifici della via, illuminato da quattro potenti riflettori appoggiati due al cornicione del primo piano e due in terra, che fanno risaltare tutte le ombre dei cornicioni e delle decorazioni in bassorilievo della struttura. È un posto sciccoso.
Troneggia, bianco e immacolato, sopra la cloaca sporca e limacciosa.
Sandro punta deciso verso l’entrata e i due gorilla spazzolati e tirati a nuovo, armati di auricolare e di chissà che altro sotto i giacconi, io dall’altro lato guardo di sguincio i piani alti.
Un paio di fari illuminano la cloaca venendo dal fiume.
Un bel macchinone blu arriva mentre le porte del bordello già si aprono.
Fa una gran velocità, svolta a destra e si infila dentro il portone. Uno degli scimmioni lo segue l’altro si piazza a mezza porta aspettando che il motorino elettrico chiuda i battenti.
Sandro è a pochi metri si ferma e guarda dentro.
-‘cazzo guardi? - Gli fa lo scimmione.
- niente, niente- risponde Sandro?" senti son nuovo di qua, cercavo un posto per divertirmi, passare una bella serata, in bella compagnia. Qui com’è?-
- niente che faccia per te coglione. Adesso sparisci.-
Sandro non insiste si allarga un po’ sulla strada per risalire sul marciapiede qualche metro più in là.
Ci riuniamo all’angolo, fuori dalla vista dello scimmione. Ci tiriamo dentro un portone.
- allora?- chiedo.
- C’è un’altra cancellata dopo, una specie di anticamera, e poi un cortile interno. Belle macchine, almeno un paio. Non blu. Cristo. Da li non si entra. Troppi ostacoli e troppo in vista. Tu.-
- Due telecamere che puntano sul davanti dal primo cornicione, roba piccola, che non si vede.-
- Per me tetti. ?" se ne esce Sandro. Si vede che la cosa gli piace.
- Già forse hai ragione.-
- Facciamo il giro dell’isolato-
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