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Faccia da dittero
Ho sempre odiato gli insetti con quel loro ronzio e quelle loro zampette… Insistenti poi, sia che essi siano terra-terra o terra-aria. Gli insetti quando si mettono in testa una cosa non la cambiano a morire, bisogna proprio ricorrere alle misure estreme quando a causa della loro stupida insistenza si fissano nel venirti addosso o nel salire sopra di te. Non servono tutti gli avvertimenti possibili, gli insetti insistono come non vedessero ciò che sta loro davanti e ti vengono addosso, soprattutto quelli muniti di ali i quali generano inquietudine per la loro imprevedibilità. Tutto ciò è facilmente spiegabile ed ha un senso se si riesce ad entrare nella loro logica di pensiero ma io provo ugualmente un piccolo brivido alla vista di un insetto, forse per qualche atavica avversione o forse per il fatto di non poter vedere gli occhi e quindi capire le sue intenzioni. Ho sempre odiato gli insetti perché ronzano, pungono, e non stanno mai fermi, perché di notte non li vedi, perché ti passeggiano nel letto mentre dormi e perché ce ne sono a miliardi. Ho sempre odiato gli insetti perché comunicano segretamente e non so quello che pensano o quello che si sono detti, perché quando mi siedo su un prato ce ne è sempre qualcuno sotto il sedere, perché se mi appoggio ad un muro qualcuno mi salirà sui vestiti, perché quando vado in bici riescono sempre a centrarmi gli occhi, la bocca o ad entrare nel collo della maglietta. Odio gli insetti perché non sono mai in pericolo di estinzione, perché ce ne sono un milione di specie diverse e non sono state ancora scoperte tutte e perché l’unico elemento dove non vivono è sott’acqua ed io non sono un anfibio.
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Penso di essermi innamorato di una ragazza nel senso che quando sono con lei non penso ad altro e quando non sono con lei non penso ad altro che a lei. Ciò mi fa presumere di esserne innamorato ma dovrei chiedere in giro. Il guaio è che lei quando non è con me non mi pensa e quando è con me pensa ad altro. Seguendo la logica delle conseguenze arrivo alle logiche conclusioni. È qui che mio malgrado mi trasformo in un insetto. Senza averne coscienza alcuna, divento insistente e fastidioso come una mosca a caccia di orifizi bovini, mi sputo sulle zampe anteriori e me le frego velocemente, vibro le ali con lo sguardo pregustante. Poi accendo il ‘ buzzer ‘ e spicco il volo con un solo obiettivo nel cranio perché gli insetti, come spiegavo prima, ragionano con delle mono-idee cioè si mettono in testa un’idea e non la cambiano fino a quando non è terminata. Quindi parto con l’idea dell’orifizio ed orifizio sia nonostante le manate, i colpi di coda, e qualsiasi ostacolo si frapponga. Divento mosca e lei resta ragazza, bella bionda alta e con una paletta di plastica in mano con la quale mena fendenti nella mia direzione con lo scopo di stordirmi in volo ( ma solo per evitare di colpirmi quando sono posato e quindi potenzialmente spiaccicante ). Ma io sono un insetto e gli insetti sono idioti perché quando hanno in testa la loro mono-idea non la possono sostituire con un'altra fino a quando portano a compimento quella corrente.
La bella ragazza mena fendenti e gira lo sguardo cercando la preda che è temporaneamente scomparsa, ma io sono posato sul suo sedere ( sui jeans a vita bassa ) mi sputo sulle zampe e me le frego soddisfatto sulla faccia e lei non mi può vedere.
Ora posso cambiare mono-idea.
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L’insetto è l’unico animale al mondo che si può uccidere in libertà, non è in pericolo di estinzione e non è protetto da nessuna associazione animalista. Ogni persona può serenamente schiacciare insetti in una pubblica piazza senza destare particolari reazioni da parte della gente, ognuno può usare le più terribili armi chimiche per sterminarne le colonie o disseminare l’ambiente con le più fantasiose e mortali trappole ricevendo anche plausi ed approvazione. Sparpagliare veleni in un abitazione o appendere zanzariere elettriche, equivale a piazzare tagliole e bocconi avvelenati in un parco oppure entrare nel giardino del vicino e arrostire con il lanciafiamme il suo cane perché continua ad abbaiare. Con lo stesso principio si potrebbero prendere a calci i gatti per strada oppure asfaltare una riserva naturale, insegnare ai bimbi a giocare a tiro a segno con i passeri o vendere nei supermercati i gas per uccidere mucche e cavalli.
Non esistono per esempio delle belle associazioni per la tutela della cavalletta o per la salvaguardia della blatta, riserve naturali per la conservazione e la riproduzione degli ortotteri. Se in un luogo arrivano molti insetti quel luogo viene immediatamente definito ‘infestato’ e quindi bisogna di conseguenza disinfestarlo provocando miglia di morti innocenti, se arriva invece un branco di bufali o uno stormo di gabbiani e per casualità ne muoiono un paio, l’accaduto può finire nelle cronache.
Il motivo è che sono troppo piccoli e non si vedono gli occhi ( ce li hanno gli occhi? E ne hanno due?) e poi non scodinzolano. Non si capisce se siano incazzati o amichevoli, non emettono versi e suoni piacevoli, non li si vede in faccia e non hanno movimenti che appaiano logici. Non hanno sangue rosso ( a parte quelli che ce l’hanno in pancia perché te lo hanno succhiato ) e quando gli schiacci dal loro corpo esce poltiglia bianca o verde o giallastra, niente in comune con il familiare colore del sangue, roba aliena…si fanno deduzioni automatiche relative al fatto che se non vi è all’interno del loro corpo un liquido circolante, non ci sono di conseguenza delle vene o delle arterie, quindi non c’è un cuore che pompa, non ci sono delle ghiandole filtranti. Questa massa molle multicolore risulta piuttosto inquietante, come se un essere umano fosse pieno di poltiglia viola o bluastra e in mezzo ad essa e parte di essa, tutti gli organi mescolati ed impolpettati senza distinzione alcuna... ma se bisogna andare dal chirurgo come si fa? Dove mette le mani? Se io ho la poltiglia viola ed un donatore ce l’ha gialla sono compatibili? O c’è il rigetto? Voglio dire, anche il topo è un essere disgustoso ma tagliandolo a metà, a parte il sangue rosso, risulta avere la nostra stessa composizione, cioè qualcosa di comprensibile a prima vista, il suo stomachino il suo fegatino i suoi polmoncini, non un informe poltiglia verdognola.
Poi gli insetti non hanno il senso della famiglia intesa nel senso ‘mammifero’ del termine, sembra che si accoppino a caso, a chi prima arriva, non concepiamo come normale che una regina proliferi per tutti, come se negli umani ci fosse una donna in una casa e a turno tutti i maschi del quartiere la fecondassero e lei continuasse a sfornare neonati i quali sarebbero figli di tutti e di nessuno. Insomma gli insetti fanno schifo.
Il mondo è ricoperto di insetti. Se non fosse che l’uomo è attualmente la razza dominante, se odio gli insetti ed il mondo è ricoperto di insetti, odiando gli insetti dovrei odiare il mondo che è ricoperto di insetti.
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- Il geco mangia gli insetti, quindi è un animale intelligente.
Sono sempre stato attratto dai gechi perché vedono le cose da diverse prospettive e le possono vedere anche di notte.
Poi quando sono inseguiti da qualche predatore perdono la coda la quale contorcendosi fa da spuntino; nel frattempo il geco se la batte e la coda gli ricresce.
- L’uomo mangia gli hamburger, quindi non è un animale intelligente.
Sono sempre stato disgustato dall’uomo perché vede le cose da una sola prospettiva e di notte non vede nemmeno quella.
Poi, quando è inseguito in un vicolo da qualche malfattore, perde il portafoglio il quale aprendosi fa da bottino; nel frattempo l’uomo se la batte ed i soldi non ricrescono più.
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La mia ex è un insetto nero, peloso e dalle brutte abitudini. Il suo fidanzato non è da meno. Verrebbe da dire che è uno stercoraro perché fa il fattorino e guida il furgone ( pieno di surgelati però ). Li trasporta di qui e di là senza una logica precisa tanto che lo si osserva bene viene da pensare che non sappia bene quello che fa. In realtà lo sa quello che fa, come lo sa lo stercoraro. Ha la sua mono-idea di partire la mattina e consegnare tutte le palline di cacca surgelata ai ristoranti e così via fino alla sera quando parcheggiato il furgone, cambia mono-idea perché il cervello di un insetto può contenere solo un idea e non c’è spazio per un’altra idea.
Le idee degli insetti sono fatte in serie come provenissero da una catena di montaggio; quando si produce un’idea, la quale ha sempre una forma cubica, un peso sempre uguale e lo stesso volume, essa va ad incastrarsi perfettamente nel cervello dell’insetto il quale ha a sua volta una forma cubica ed un volume unico indipendentemente dalla grandezza del corpo o dalla varietà dell’insetto. Quindi esiste una sola grande enorme fabbrica di idee minuscole e cubiche la quale sforna triliardi di pezzi al giorno per altrettanti insetti predisposti all’utilizzo.
Parcheggiato il furgone quindi, lo stercoraro sostituisce l’idea esaurita con una nuova bloccandosi leggermente sulle sei zampe come fosse colpito da piccole scariche elettriche. In realtà il tempo intermedio fra la sostituzione dell’idea scaduta e quella nuova ha lo stesso effetto di quello su un elettrodomestico al quale si sostituiscono le pile cioè si blocca a causa del vuoto sopraggiunto in esso, per poi ripartire di colpo non appena vengono inserite le batterie nuove. Ora, con la sua bella e nuova mono-idea incastonata nel cervello, lo stercoraro ha in mente come nuovo obiettivo quello di riprodursi e quindi come se fosse telecomandato da chissà quale forza misteriosa, egli si dirige verso il luogo dove ritiene esserci la mia ex nera e pelosa e dalle brutte abitudini, e quindi a suo modo di vedere, bella. C’è da notare che come risulta evidente la mancanza di fantasia nella conformazione delle mono-idee, così anche la varietà delle stesse ( almeno quelle a disposizione di ogni singolo tipo di insetto ) non presenta delle differenze rilevanti. Mentre in fase di distribuzione c’è un enorme varietà di idee, quelle riservate ad ogni tipo di insetto sono al massimo due o tre; nel caso dello stercoraro per esempio ci sono solo due idee disponibili: trasportare feci surgelate e copulare.
Egli quindi con la sua idea alternativa, corre verso la meta anche se essa non è visibile ad occhio nudo o non è raggiungibile dall’olfatto ( nonostante le emanazioni odorose della mia ex siano inversamente proporzionali alla sua intelligenza ), guidato da misteriose forze che indirizzano l’animale verso il punto di arrivo come fosse dotato di un segnale radio che da però indicazioni solo dirette ed in linea d’aria, senza mostrare le curve le quali sono a discrezione dell’insetto ( e qui è un altro problema ). Giunge quindi a destinazione in un tempo che varia a seconda degli ostacoli e degli imprevisti e quando vi giunge trova la mia ex nera pelosa e con brutte abitudini, sotto ad un altro stercoraro e non per motivi adducibili al caso.
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Ho fatto un corso accelerato di ingegneria bio-genetica dopodiché ho trafficato con sieri e provette, aghi e microscopi cercando di trasformare il mio corpo inadatto in quello di un geco. La trasformazione è stata lenta ma precisa. Ora ho le scaglie da sauro, mi è cresciuta la coda e gli occhi mi si sono ingrossati almeno di cinque volte saltando fuori dalle orbite e perdendo il colore. Milioni e milioni di pelettini invisibili mi sono cresciuti sui palmi delle mani e dei piedi affinché io possa correre sulle pareti e sui soffitti. Governo e gestisco le ‘ forze di Van der Waal ‘ così si chiamano le misteriose ed inspiegabili forze che permettono al geco di rimanere attaccato alle superfici verticali, ma non dico a nessuno come si fa.
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Mettiamo che un ape debba raccogliere del polline per poi trasportarlo nell’alveare perché sia trasformato in miele. Le api si sa, hanno un paio di mono-idee in dotazione: raccogliere polline e pungere le persone. Quando sono a caccia di polline quindi, non possono pungere le persone e viceversa ma se tu passeggi e capiti nella traiettoria di un ape intenta a raccogliere polline, lei ti pungerà perché sei sulla sua strada. L’ape è un insetto affetto da nevrosi, quando non raccoglie polline non sa come occupare il suo tempo e quindi se la prende con l’uomo pungendolo e rincorrendolo come se l’uomo fosse l’unica la causa dei malesseri e delle frustrazioni del mondo ( come non dargli torto ). Tale cronica nevrosi la si può riscontrare nel modo di volare fatto di scatti improvvisi, traiettorie spesso irregolari, nella facile predisposizione all’incazzatura e nella ricerca insistente dell’essere umano, una ricerca a tratti paranoica quando ad esempio vuole entrare nella tua macchina passando attraverso l’unico spiffero che hai lasciato dal finestrino. Se poi il finestrino per timore lo chiudi del tutto, lei continuerà a sbattere ritmicamente sul vetro, farà il giro completo dell’auto alla ricerca di pertugi, cercherà di entrare dalle bocchette dell’aria o dal vano motore. Quando finalmente non la si vede più nei paraggi e sembra che vi abbia rinunciato, uscendo dalla macchina te la ritroverai ronzante sulla nuca o in picchiata verso la tua faccia, spuntata da chissà dove.
Se però si da un calcio ad un fiore sul quale è posata un ape intenta a raccogliere polline, essa dopo un breve svolazzo per riordinare idee, ritornerà sul suo fiore a raccogliere polline. Se giriamo con in mano un bel vasetto di miele già pronto proponendolo ad un ape che ti insegue, non sortirà nessun effetto se non quello di farla incavolare ancora di più perché è di ostacolo alla sua mono-idea di pungerci ( sono stati riscontrati casi di persone che dopo aver preso a calci dei fiori a scopo goliardico-dimostrativo, sono state effettivamente punte ma solo perché a loro insaputa, in quel momento le api avevano terminato di raccogliere polline ed erano passate alla loro seconda idea disponibile ).
Dopo molteplici consulti mi hanno riferito che effettivamente sono innamorato ( della donna con i jeans a vita bassa e con la paletta ammazza-mosche ), ma lei assolutamente non lo è di me. Lei ( mi hanno spiegato ) è come un’ape ed io son come un fiore con i pistilli sempre all’erta ad aspettare. Quando non è in giro a molestare la gente ella va ad impollinare, i fiori si illudono e si innamorano perché non sanno che così lei fa con tutti e rimangono lì ad aspettare il suo prossimo passaggio.
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Con immensa meraviglia riesco a leccarmi le orecchie. Mi guardo le mani squamate e noto che le unghie hanno raddoppiato il loro spessore, hanno assunto un colore giallastro e triplicato la loro lunghezza assumendo la tipica forma ricurva nelle estremità. Mangio decine di insetti ma per il mio stomaco di umano in un corpo da geco non bastano mai. Sognavo di mettermi su una parete o sul soffitto di una camera di albergo a far compagnia a qualche umano, mangiargli le zanzare e fargli dormire sogni tranquilli. Volevo mettermi lì sul soffitto, perpendicolare alla sua faccia per vedere la preoccupazione nei suoi occhi che io perda l’equilibrio e gli caschi in testa, magari mollare una delle quattro zampe per grattarmi il gargarozzo sotto il mento e vedere se la preoccupazione si trasformava in paura. Pensavo di intrufolarmi fra gli spiragli delle finestre o dalle fessure del tetto ma vista la mia mole, ho dovuto scardinare la porta per entrare. Pensavo di poter fare il geco come tutti gli altri gechi ma in realtà sono un aberrazione genetica da tenere nascosta ed isolata.
Con un guizzo di lingua prendo al volo un lepidottero e ne assaporo il succo dell’ addome, la patina liscia delle ali che si attaccano al palato, sento i suoi ultimi tremiti soffocarmi nell’esofago. Il cliente dell’albergo è fuggito terrorizzato, ed io dovrò traslocare in una palude malarica ricca di artropodi dove non mi vede e non mette piede nessuno.
In fondo non sono né uomo né geco, sono qualcos’altro che non voglio ammettere o voglio nascondere con poco abili camuffamenti.
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L’ inquietudine umana causata da un insetto volante che sembra non avere un obiettivo ben preciso viene fugata dalla consapevolezza da parte nostra che l’insetto stesso è preso totalmente dalla mono-idea la quale occupa la totalità del suo cervello. Tutto sta nel capire con che tipo o categoria di insetto abbiamo a che fare e quindi di conseguenza se sappiamo da quali due o tre mono-idee egli è governato, il suo comportamento appare molto più sensato.
Se un essere umano avesse la mono-idea di mangiarsi una pizza inizierebbe a camminare come telecomandato verso una pizzeria anche senza conoscere esattamente l’ubicazione del locale, calpestando oggetti e persone (pizza…. pizza…pizza…pizza…pizza…), sbattendo contro semafori e case ( perché il segnale antenna-pizzeria arriva solo in linea d’aria). La perfezione con la quale la mono-idea si incastra nell’involucro cranico è assoluta, quindi un essere che ha in mente di mangiare una pizza non ha spazio per nessun altro pensiero come il domandarsi: dove vado? Quanto tempo ci sto mettendo? A che gusto la mangio? Piove? Quanti anni ho ? ( pizza…. pizza…pizza…. pizza…pizza…) Bisogna immaginare la terribile condizione di un essere vivente che ha una sola ed unica idea, come se il mondo intorno con il quale dovrebbe interagire fosse solo di impiccio ai suoi fini ( pizza…pizza…pizza…pizza…pizza…).
Quando un insetto volante ci viene addosso e ci sbatte proprio sulla faccia, con tutto lo spazio che avrebbe a disposizione, possiamo ora comprenderne i motivi.
L’uomo sente vibrare le antenne a mano a mano che si avvicina alla meta ( pizza…pizza…pizza…pizza…). Localizzata la pizzeria, scavalca un auto parcheggiata passeggiandogli sul cofano e si ferma davanti ad un lampione come ragionando se convenisse passarci a destra, a sinistra o magari sopra scalandolo ( ma in realtà sappiamo che non può esserci nessun ragionamento ). Poi invece che oltrepassarlo egli ritorna indietro, riscavalca l’auto e tentenna un’altra volta. Si gira di nuovo verso la pizzeria ( pizza…pizza…pizza…pizza…) e passa ancora sopra l’auto ritrovandosi ancora davanti al lampione. Quando finalmente e casualmente supera gli ostacoli che si frappongono al suo obbiettivo, sfonda la vetrina del locale, cammina sui tavolini ed entra nel forno pieno di pizze.
Adesso si riesce a comprendere perché le falene e molti insetti notturni vadano a carbonizzarsi nelle lampade elettriche.
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La bella ragazza bionda e alta, con un vestito attillato a righe orizzontali gialle e nere e con uno schiaccia-mosche in mano si è fidanzata, ma non con me. Si è fidanzata con un arrampicatore sociale munito di Suv.
Ed mio mi specchio nella portiera del Suv parcheggiato sotto la casa di lei, quando in bicicletta passo sotto le finestre sperando che si affacci. Mi specchio e scopro che non sono più il re delle termiti e lei non è più la regina (se mai lo fosse stata ) i quali dopo essersi incontrati per fondare una colonia ed appena terminato il volo nuziale, si strappano le ali come per promettersi di non fuggire mai l’uno dall’altra, l’eterna fedeltà, come facessero un’auto-carcerazione matrimoniale. Io mi specchio nella portiera del Suv e penso che il re e la regina delle termiti hanno una sola ed unica mono-idea nella loro vita: riprodursi. Nessun’altra mono-idea alternativa ( riprodursi…. riprodursi…. riprodursi…. riprodursi…). Protetti dall’involucro del termitaio e dai loro fidati guardiani, passano l’esistenza accoppiandosi fino a quando uno dei due non muore fra un orgasmo ed una larva. Sicuri nel loro involucro continuano a consumare mentre fuori le termiti operaie ( le quali sono cieche per non vedere e non distrarsi dal lavoro ) eseguono il loro compito. Nel calduccio dell’involucro i due si aggrovigliano giorno e notte mentre le termiti operaie ( che sono anche sorde ma nessuno lo ha ancora scoperto ) continuano imperterrite a raccogliere e ad immagazzinare cibo ( perché sentire spesso è peggio di guardare ). Mi specchio nella portiera del Suv e guardo la finestra della casa involucro di lei che è chiusa da un pezzo e con le tapparelle abbassate ( riprodursi…riprodursi…riprodursi…). Mi specchio nella portiera del Suv, gli tiro un calcio e vado via.
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Lo stercoraro rimane in stato di temporaneo black out alla vista della femmina ( nera, pelosa e dalle brutte abitudini ) che giace passiva sotto un suo consimile. Rimane appeso a dei momenti cerebrali che sono anch’essi sospesi nel nulla ma non per aver visto la propria femmina consumare le proprie mono-idee con un altro, ma perché non sa più come fare ad esaurire la propria di mono-idea. Mancando ogni tipo di ragionamento collaterale e non potendo sostituire l’idea numero uno con l’idea numero due, egli unisce più volte le antenne come riflesso incondizionato alla ricerca di un segnale esterno. La logica vorrebbe che egli se ne andasse per un po’ in giro a distribuire palline di merda surgelata fino a quando la femmina non si sia liberata della propria soma per poi riprendere da dove era rimasto, ma come si è visto l’intercambiabilità fra mono-idee negli insetti non è prevista.
Quindi, secondo coerenza, egli si avvia verso i due copulanti come se a cavallo della femmina non ci fosse nessuno e apparentemente soddisfatto di essere vicino all’obiettivo, sale faticosamente in groppa al maschio cercando di porre termine alla sua mono-idea creando così una pila verticale di tre insetti. Se la mia ex ed il suo ragazzo ( rispettivamente a pianterreno e al secondo piano) sono soddisfatti a modo loro ed indipendente di consumare la propria mono-idea di riproduzione, colui che sta in mezzo invece vede nel soggetto esterno che gli sta sopra, un elemento di disturbo ai suoi fini e quindi i due maschi iniziano ad afferrarsi a vicenda le zampe con le mandibole e a mordersi fino a quando uno dei due non riesce a strappare e a mangiare una zampa all’altro. Qui di solito termina la disputa che come dedurrebbero gli studiosi, non è avvenuta per contendersi la femmina ( la quale tra l’altro, non si è accorta di nulla ) ma per motivi completamente diversi.
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L’arrampicatore sociale con il Suv dalla portiera ammaccata è un ‘ reduvio assassino’ appartenente alla famiglia dei ditteri. Ha un apparato boccale pungente e succhiante e mi sta antipatico.
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Sono già pentito di essermi modificato geneticamente in un geco, rifletto sugli insetti e inizio a capire quello che pensano, quello che fanno ed perché lo fanno. Ne mangio sempre di meno perché il loro sapore mi appare più amaro del solito. Sono solo nella palude ed anche i coccodrilli scappano perché hanno paura di un geco lungo quasi due metri con i capelli a spazzola e con gli occhiali.
Tornerò al mio laboratorio a trafficare di nuovo con la genetica nel tentativo di ritornare un essere umano.
Ci vorrebbe la metamorfosi nell’uomo; poter vivere per due tre anni nell’acqua e poi trasformarsi in un altro essere che salta o che vola, poter cambiare se non si è soddisfatti la propria conformazione, il proprio habitat. Passare nella stessa vita da un sistema branchiale ad uno polmonare, dal nuoto al volo, dalla corsa al salto, dalle zampe alla coda. Come fanno molti insetti. Come gli insetti anche io ho le mie mono-idee le quali però non si incastrano perfettamente come a loro nel cervello ma lasciano sempre dello spazio alle divagazioni ballando e sbattendo nella scatola cranica. Come gli insetti anch’io sono un po’ idiota ma se si sta bene a guardare ho una mia logica di comportamento. Gli insetti però sono migliori di me perché io lasciando spazio alle divagazioni tentenno, sono indeciso, non vado mai diretto al mio obbiettivo, scelgo strade comode e non passo mai sopra a chi è sulla mia traiettoria..
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Il reduvio assassino è un grande insetto che può arrivare a misurare anche cinque centimetri ( quando è sul Suv). Una delle sue due mono-idee è riprodursi ( l’idea cubica della riproduzione è il pezzo più diffuso dalla fabbrica delle mono-idee ) e lo fa con una certa regolarità, a casa di lei nel solito luogo, con le tapparelle chiuse e la luce accesa, quasi sempre alle stesse ore tranne il lunedì perché ha la riunione settimanale. Essendo egli un arrampicatore sociale, è sua abitudine prevaricare per non essere prevaricati oltre ad avere un elevata dose di cinismo e menefreghismo e aggiungerei di mio, anche dell’egoismo che aggiunto al protagonismo di base e all’arrivismo dettato dall’ipocrisia ne fa una specie di insetto da guerra.
Quando ha finito di riprodursi cambia il contenuto del suo cranio con la seconda idea a sua disposizione che è quella di far fuori chiunque si metta sulla sua strada ( e davanti al Suv ). Egli afferra con le possenti zampe la preda e la pugnala nelle parti molli con il rostro iniettandogli della saliva che ha il potere di paralizzare la vittima e di secernere un acido il quale scioglie i tessuti che successivamente con lo stesso rostro, egli succhia cibandosene. Non conviene gareggiare con lui per una poltrona da capo-ufficio, è meglio rovinargli la carrozzeria del Suv e vedere l’espressione di chi ha appena appreso una disgrazia dalle immani proporzioni, vederlo ronzare con il rostro appuntito ed infilzare qualsiasi oggetto ci sia nelle vicinanze nel tentativo di scaricare la rabbia. È meglio sporcaglielo il Suv, appena venuto fuori dal quotidiano autolavaggio e osservarlo mentre zigzaga disperato alla ricerca del colpevole.
La miglior difesa è l’attacco dicono, ma con il reduvio arrampicatore sociale non funziona; come una macchina perfezionata alla guerra egli è ben equipaggiato anche per quanto riguarda la difesa. Veste sgargiante e alla moda per allontanare i predatori e sfrega il rostro sull’addome emettendo uno sgradevole rumore ( come quando sgasa al semaforo soffocando gli altri, perché la marmitta del Suv arriva all’altezza del finestrino delle utilitarie). Poi puzza tremendamente perché ha due sacche che emettono un odore sgradevole ma solo all’occorrenza, come durante una riunione quando ci si toglie la giacca e si ostenta l’ascella sudata. È meglio stare alla larga dal reduvio perché come se non bastasse sputa, e sputa una sostanza che può provocare cecità temporanea ad un essere umano, figuriamoci ad un altro insetto. È una vera macchina da guerra il reduvio ed il Suv è il suo cavallo, non conviene cercare di rubare un contratto ad un reduvio assassino, piuttosto è meglio tagliargli le gomme magari quando si sta riproducendo e gli scuri della tana sono chiusi ma sai che è lì perché la luce filtra e perché se non ha in mente la mono-idea di far fuori i concorrenti, per forza di cose ha in mente l’altra.
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Sappiamo che ogni insetto è composto da tre parti saldate insieme: testa, corpo e addome. Tre blocchi distinti mentre noi umani siamo un blocco unico, ecco perché se il mondo va in malora noi ci estinguiamo e loro proseguono pacifici a svolgere i loro compiti. Probabilmente le parti sono saldate insieme a chiusura stagna e se una di esse si inquina o si corrompe non intacca le altre. L’addome degli insetti per esempio è composto da altrettanti undici segmenti e nel caso di insetti praticanti l’autotomìa ( la capacità di automutilarsi un pezzo del corpo ) la parte del corpo viene staccata a scelta e ricresce successivamente.
Oggi per esempio potrei staccarmi il pene perché tanto non lo uso. Così non lo guardo e non penso a certe cose. Così non lo sento e non mi immagino di vibrare le ali sopra un campo di felci incontrando la mia coccinella. Oggi mi stacco il pene perché tanto poi domani mi ricresce e se domani non va meglio, sono sempre in tempo a staccarmelo un’altra volta.
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Sognavo di essere una zanzara, ma non scontatamente o forzatamente una zanzara tigre ma una comunissima zanzara standard munita di un rostro base, con le sue sei zampette regolari e due ali funzionanti, insomma una zanzara revisionata e poco rumorosa. Sognavo di svolazzare con quel modo blando e paranoico che hanno le zanzare di svolazzare fino lassù al terzo piano e penetrare furtivamente nella stanza di lei attraverso gli scuri socchiusi aiutato dalla fresca brezza delle sere di agosto. Sognavo di appurare che quei gemiti che udivo giù in strada quando a cavallo della mia bici mi fermo per vedere se si affaccia, non fossero dovuti a qualche vaga mono-idea di accoppiamento fra lei ed il reduvio ma ad un motivo più stereotipato come delle esclamazioni di sorpresa di fronte ad un entusiasmante collezione di farfalle. Una volta stabilito ciò me ne sarei tornato giù a caccia di qualche vittima dal sangue zuccherato e col sedere fuori dalle lenzuola con la mente svuotata dai pensieri e dalle preoccupazioni. Sognavo, prima di entrare in stanza, che esistessero ancora le collezioni di farfalle e che esse potessero anche provocare dei gemiti. Sognavo, prima che un soffio di vento chiudesse la finestra lasciandomi all’interno della camera, di pungere il reduvio sulla schiena proprio in quel punto in mezzo alle scapole dove non arriva la mano a grattare, giusto per rovinargli l’amplesso, una bella serie di quattro o cinque punture ravvicinate che lo facessero ondeggiare scompostamente provocando le proteste di lei. Sognavo, prima di scoprire che sono solo le zanzare femmine a pungere e a nutrirsi di sangue mentre i soggetti maschi sono vegetariani, di godermi lo spettacolo da una parete, satollo e contento ed invece passai la serata mangiando un boccone su un ficus benjamin girato di spalle e con quattro zampe nelle orecchie per non udire i gemiti di sorpresa. Sognavo di essere un insetto ma ero un uomo con troppi pensieri.
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Il fattorino ha una zampa che gli penzola dalla bocca per metà masticata e per metà ancora integra. Stare sopra comporta sempre dei vantaggi. Egli però non ha fatto in tempo a consumare la sua mono-idea riproduttiva e quindi a giusta ragione, con i suoi tre occhi prismici lancia un’occhiata monotematica di intesa alla mia ex. Lei appare soddisfatta ( ma è solo un’apparenza ) e terminata l’idea della copulazione si appresta ad iniziare l’altra mono-idea ( quella che fa parte delle sue cattive abitudini ). Ora nasce il problema secondo il quale se un insetto ha una mono-idea e l’altro ne ha una diversa, essi diventano temporaneamente incompatibili quindi abbiamo uno stercoraro arrapato che continua a rincorrere la mia ex che nel frattempo è intenta a fare cose totalmente diverse ed ognuno è di impiccio all’altro nel raggiungimento del proprio scopo. Questo problema è stato risolto nella scala evolutiva dagli insetti cosiddetti sociali come per esempio le formiche, le api o le termiti. In un gruppo di formiche operaie, tutte svolgono contemporaneamente la loro mono-idea senza entrare mai in conflitto l’una con l’altra altrimenti diventerebbero come gli esseri umani ed inizierebbero a scannarsi a vicenda e la colonia andrebbe in malora. Avremmo per esempio un gruppetto di una cinquantina di formiche che tira un pezzo di pane a destra e un altro gruppetto che lo tira a sinistra, un commando che assalta i due gruppi portandogli via il pane, per poi scoprire che il pane era finto perché i due gruppi sapevano del commando ed in realtà erano alleati ed avevano organizzato tutto tenendo il vero pane ben al sicuro nel deposito di una terza colonia la quale però avendo in segreto fatto affari in passato con quelli del commando aveva sempre segretamente ceduto loro i diritti su quel pane; corsi tutti al deposito per cercare di appropriarsi indebitamente o meno del cibo scoprivano che il pane non c’era più e qualcuno se lo era mangiato all’insaputa di tutti. Avremmo poi dei formicai governati da gruppi di poche formiche che comandano avendo a disposizione tanto cibo per poche ma grasse larve, e masse enormi di formiche che obbediscono con poco cibo per tante ma magre larve. In definitiva, poter disporre di più di un idea nel cervello o avere la facoltà di poterla scambiare o di poter interagire con un’altra, porterebbe gli insetti a replicare il comportamento umano in scala ridotta con le amenità appena descritte.
Per quanto riguarda invece gli insetti singoli come il nostro povero fattorino-stercoraro, egli non potendosi trovare un’altra occupazione nell’attesa che la partner ritorni ad avere la sua stessa idea, insiste come un automa programmato ad inseguire un essere nero e peloso ( e dalle cattive abitudini ) che vede però nell’inseguitore una minaccia. Ora, il fattorino-stercoraro che è un maschio e quindi possiede una struttura fisica rilevante rispetto a quella della femmina, riesce ad avere la meglio ed a salirle sopra nel tentativo di soddisfare le proprie esigenze. Per contro la femmina e soprattutto la mia ex, avvezza a tali dispute, azzanna accoppa e divora il fattorino riempiendosi la pancia con le sue parti molli, terminando così la propria mono-idea alternativa, ed iniziando di nuovo quella della copulazione.
Le motivazioni per le quali la mantide si divora il marito appaiono ora più semplici e meno misteriose.
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Oggi il reduvio è uscito dal portone di lei sbattendolo, si è diretto al Suv trovando il tempo di farci il giro per vedere se ci sono danni ( le priorità dei ditteri sono sempre molto definite…) e, sbattendo la portiera ha sgommato verso il centro. Sbuffa e sbatte il reduvio fermo al semaforo, mentre passo con la mia bici sulle strisce pedonali a debita distanza per evitare i suoi sputi accecanti. Sbuffa che sembra una marmitta il reduvio, perché il semaforo è un ostacolo che è diventato rosso solo per lui. Lui sbuffa e intanto io scivolo a passo lento e leggero, mi fermo davanti al Suv e lo fisso come una libellula in volo ( perché le due mono-idee delle libellule sono accoppiarsi e fermarsi in volo ), sghignazzo ma non troppo a distanza di rostro, e pongo fine soddisfatto alla mia mono-idea statica dando inizio a quella dinamica, quella dove nel sogno salgo fino al terzo piano compiendo ampi cerchi preparatori e mi congiungo con lei in volo. Un numero nel cielo ( perché le libellule si accoppiano avvinghiandosi nell’aria assumendo la forma di un otto ) ed un cretino sulla terra che gode dei malesseri altrui, un eterno bambino, una cicala americana che impiega diciassette anni per passare dallo stato larvale a quello adulto ma due giorni dopo averlo raggiunto, muore.
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Sono solo e chiudo il libro, spengo la sigaretta con un ultimo sbuffo. Un moscerino si posa sul dorso della mia mano, lo guardo e lui sta lì, fermo perché la mia mano per lui è solo il punto intermedio di un percorso, una sosta temporanea. Sta fermo li, probabilmente sta cagando prima di ripartire ed io mi domando: se già un moscerino di per se stesso è difficile da vedere come può essere possibile localizzarne gli escrementi? Sta fermo li il moscerino, e potrei porre fine alla sua breve esistenza se mi comportassi in maniera coerente, invece lo guardo mentre tremola ( probabilmente scrollandosi ) e soffio per aiutare la sua ripartenza. Parte quindi senza rendersi conto dei rischi che ha corso perché il mondo per lui è un insignificante contorno. Parte, ed incazzato per il disturbo che gli ho provocato mi sfida svolazzandomi in faccia e se ne va.
++ Fine++
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