Lo so, in tanti sorrideranno con ironico sarcasmo al mio scritto, pensando:” Ecco, la solita fanatica animalista.” , ma non è così.
Amo molto i cani, i miei e tanti altri che conosco e vizio, senza nulla togliere al mondo umano. Però negli oltre trent’anni di convivenza canina nella mia vita, un cane come Bottone non c’è mai stato. Per fortuna.
Facciamo un passo indietro. Quando l’uso della ragione, sebbene continui alle volte ancor oggi a latitare, mi ha consentito la facoltà di “battezzare” cani e gatti della mia famiglia, ho sempre cercato di inventarmi nomi particolari o in armonia con le loro caratteristiche.
Bottone deriva dalla grossa ernia ombelicale che ha nella pancia, molto evidente fin da cucciolo.
Quando l’ ho incontrato, e l’ ho portato a casa insieme al fratello Glove, aveva poco più di quaranta giorni, stavano entrambi nel palmo della mia mano. Uno alla volta, ovviamente. Non sono né gigante io, né microscopici loro. Di lui mi colpì subito questa grossa protuberanza.
Pensai alle misteriose valigette dei grandi capi di governo, alle stanze dei bottoni che con un click direzionavano i nostri destini. Avevo forse accolto in casa un cane alieno?
Alieno no, anomalo sì; anzi, dirò di più, decisamente fuori di testa.
Non corre, salta. Sorride con i suoi occhi luminosi e la bocca semi chiusa, mentre ti osserva. Ti sgrida, abbaiando, se non condivide i tuoi rimproveri. Si esalta, testardamente, nel suo amore passionale per Duska, convinto assertore che l’amore non conosca confini razziali o chirurgici. (lei è un pastore tedesco, lui un pastore nano delle vanghe, entrambi sterilizzati).
Ma la cosa più buffa, e da qui il titolo, è il suo rapporto con il cibo.
Mentre il fratello è un gourmet di poche pretese ma di sano appetito, lui è la mia desolata disperazione. Già indovinare cosa desideri mangiare quel giorno, e qui mi sento molto vicina a quei genitori che urlano:”Insomma, questa casa non è un albergo”- pardon “trattoria”, è come vincere al lotto, se poi mangia abbondantemente, signori miei, è un 13 secco!
Ama i biscotti: cuoricini, ripieni, ossicini mignon, ma lanciati, così da rincorrere o nascondere sotto le coperte della cuccia. Mangia carne o formaggio, però, è pigro e se la ciotola non è a portata di fauci, cascasse il modo lui non si sposta, fino a quando pietosamente uno di noi non la avvicina e lui eguaglia le pose degli antichi romani.
Però, se sente un rumore, si esalta e con voracità spazzola tutto, come per ricaricare le energie prima della battaglia.
I momenti migliori sono quelli in cui è particolarmente svogliato: gira la testa a destra e sinistra, per schivare il boccone, nascondendosi tra i plaids del divano.
Forse ho un po’ esagerato nel titolo, perdonatemi, non volevo certo offendere chi soffre di quella malattia. Solo che, a volte, sdrammatizzare con leggerezza certi problemi, può regalare un sorriso.
Ah, dimenticavo.. i miei cani hanno anche un nome indiano, ma questa è un’ altra storia.
Ps: “pastore nano delle vanghe” è la tipica razza di bastardino a pelo raso, che felicemente vive nelle nostre campagne.
Dedicato al mio meraviglioso, dolcissimo matto cagnetto