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Fernanda

FERNANDA

A 50 anni, io sottoscritto, ingegner Sergio Donise, dopo la separazione da mia moglie, mi ritrovai solo, depresso, quasi disperato.
Vivevo a Napoli, in un quartiere del centro.
Tralascio le motivazioni che mi spinsero a quel passo che credo non siano di vostro interesse.
Solo mia zia mi diede qualche consolazione. È vero che pretendeva di farmi la morale ogni volta che m’invitava a cena, lei molto religiosa, legata alla curia della diocesi, io non credente (l’eretico, mi chiamava affettuosamente), ma in compenso un piatto di minestra me lo preparava.
Sentivo molto la solitudine, avevo bisogno di contattare altri esseri umani, di distrarmi.
Così, in un momento di speranza, decisi di dedicarmi al tango.
Questo ballo mi era sempre piaciuto. Lo vedevo passionale, intenso, coinvolgente.
Avevo inoltre assistito a spettacoli del genere, dove sia la musica, sia il ballo in se, mi avevano fatto notevole impressione.
Se a questo aggiungete che i balli sono frequentati più da donne che da uomini e che quindi vi è l’occasione di fare conoscenze femminili (Dio solo sa quanto n’avevo bisogno), capirete perché m’iscrissi ad una scuola di tango.
Nella milonga (così si chiama il luogo in cui si balla il tango) mi trovai subito a mio agio.
Di donne ne conobbi tante, al ballo facevo progressi. A detta del maestro, Stefano, ero uno che prometteva bene.
Naturalmente avrete capito che la mia storia con Fernanda cominciò lì.
Una storia molto passionale e drammatica per certi aspetti, nella quale montagne d’emozioni, a volte piacevoli e dolci, a volte molto dolorose mi hanno segnato nel bene e nel male.
Conobbi dunque Fernanda nella milonga, una sera in cui non c’era lezione. In serate “normali” gli allievi affinano con la pratica le loro conoscenze teoriche, apprese a lezione.
Era sola, ai bordi della pista. La invitai a ballare. Era principiante come me, ma io ballavo decisamente meglio.
In questo primo ballo non destò in me alcuna curiosità. Ci presentammo, ma dimenticai immediatamente il suo nome. Al ballo successivo però la notai meglio e la mia attenzione si concentrò su di lei.
Fernanda era una bella donna, sulla quarantina pensai, filiforme, con molto charme e classe. Bruna, capelli fluenti, un naso ben fatto, una boccuccia. Seria, forse anche troppo.
Il volto non era però freschissimo: qualche segno l’età lo stava lasciando.
Osservandolo meglio mi accorsi che l’età contava fino ad un certo punto. C’era qualcos’altro. Una mestizia, un’ansia, un travaglio interiore, i quali le conferivano quella che io ho chiamato serietà e che quindi era anche qualche altra cosa. Era proprio quest’enigma che m’intrigava. La rendeva affascinante, ed io a questo fascino non so resistere.

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1 commenti:

  • Raffaele Giugliano il 19/03/2008 12:40
    Una storia d'amore molto bella e coinvolgente. È bello anche il finale. Forse hai ragione a dire che il "vissero felici e contenti" e' più da fiaba. È bello comunque sapere che nonostante qualche problema di coppia la storia si sia conclusa con un happy end