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Diario personale

“Devo uscirne, devo andare via, non voglio ascoltare, voglio sparire solo per un po’, non esistere per un oretta e poi ritornare”
Era l’unica cosa a cui riuscivo a pensare, troppo avevo passato per sopportare, troppo avevo passato per continuare a fingere che nulla fosse mai successo. I miei mostri tornavano sempre, i miei mostri non mi abbandonavano e non mi abbandoneranno mai, loro mi sfidano, mi chiedono sempre di fare ciò che non voglio e avvolte ci sono quasi riusciti.
Dalla sera in cui ho incontrato il primo, fino all’ultimo, nessuno di loro si è fatto più debole, anzi sono diventati più forti, e questo l’ho permesso io …
Si siamo noi che permettiamo ai nostri mostri di fare di noi ciò che vogliono, io per un lungo periodo e avvolte anche adesso, gli permetto, di tagliarmi ancora e di vedermi perdere il sangue e soffrire lentamente, no so dirmi il perché lo faccio ma lo faccio.
Comunque ero stanca di sopporta e anche se brutto dirlo ero stanca della vita, volevo vivere i momenti più belli della mia età come tutti i miei coetanei, ma non mi è stato concesso, quei mostri me lo hanno impedito, e io per non ascoltarli avevo una sola scelta.
Camminavo sola, non ho mai detto a nessuno dove andavo, non mi piace che qualcuno mi venga a vedere proprio quando sto male e mentre camminavo continuavo a pensare.
“E giusto, solo così sparisco, è giusto”
Ma probabilmente non è giusto.
Lo vedo da lontano, metto le mani in tasca e stringo forte quei soldi che avevo raccolto a casa prima di uscire via urlando, si avvicina, mi sorride. Lui mi offre sempre l’opportunità di sparire, dalla vita reale e il più delle volte dai miei mostri.
Mi sento meglio, mi sento sollevata e me ne vado, basta tirare un po’ e poi sparisci, nessuno ti cerca e anche se ti cerca tu non ci sei, sei forte e puoi sparire.
Quella volta ero ancora più forte così forte che avevo pensato altro
“E se sparissi per sempre? Lo faccio adesso ce la faccio io”
Lo avevo deciso, cantavo persino mentre andavo a sparire per sempre, non rendendomi conto che facendo così la davo vinta a loro, i miei mostri.
Ma io sono stupida e lo stavo per fare.
-Marika, che ci fai qua? vieni giù, sei già stata a casa? La mamma mi ha chiamato, ha detto che il papà ci ha portato una cosa
-Si stavo tornando, ma vai avanti, torno tra poco
-Dai ti aspetto, tra sorelle questo e altro, ma perché sei seduta lì? chi aspetti? lo sai che se cadi non sai nuotare? E dire che sono io la più piccina

 

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4 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 10/06/2013 16:50
    ... scrittura piana
    e lineare,
    i miei complimenti...

4 commenti:

  • Paolo La Montagna il 16/02/2010 14:59
    il sonno della ragione genera mostri, la scrittura può raccontarli e talvolta anche ridurli all'impotenza. Qualche refuso di scrittura (... Comunque ero stanca di sopporta e anche se brutto dirlo...) da correggere, per il resto lo stile asciutto va dritto alla coscienza del lettore, e questo conta.
  • Donato Delfin8 il 22/03/2009 08:18
    Racconto che come il precedente intravede come pseudosoluzione quella estrema.
    inoltre si evidenziano questa volta gli stati d'animo e la consapevolezza del disagio e della solitudine. concordo con i precedenti commenti. ogni cosa può essere affrontata e risolta. un saluto
  • Claudio Amicucci il 06/12/2008 16:49
    Condivido esattamente quanto detto da Ivan. Le emozioni dei tuoi racconti sono forti, ma i mostri possono essere sconfitti, sempre, ci sono più vie. Ciao Claudio
  • Ivan il 15/02/2008 15:57
    ... righe intense, tristi, piene di... mostri, ma i mostri si possono uccidere. La forma può essere migliorata, ma... il racconto trasmette emozioni forti.

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