Ero lì seduto sul cesso quando un'idea mi passò per la testa.
Rimasi così, a fissare il sapone appoggiato sul lavandino quando per la prima volta realizzai di non volere più niente dalla vita, di essere a posto così, felice, di aver raggiunto la perfezione, l'illuminazione, il nirvana.
Poco dopo qualcuno bussò alla porta.
Mi pulii in fretta e furia e me ne corsi fuori senza far caso a quel "era ora" che mi seguì appena varcata la soglia.
Me ne uscii e cominciai a correre senza meta. In realtà una meta l'avevo ma non ne ero ancora a conoscenza. Arrivai al parco e mi misi a sedere su una panchina. Il sole alto nel cielo faceva risplendere i colori e proliferare le zanzare. Appoggiai la testa sulle mani.
Mi guardai un po' intorno... nessuno nei paraggi.
Incominciai a ponderare sulla mia vita, su tutto quello che era stato, sui problemi e le difficoltà che avevo superato e su quelli che mi ero portato dietro fino al giorno precedente. Pensai ai sorrisi che avevo fatto nascere, ai lombrichi che avevo salvato da morte certa e a tutto quello che mi era.. mi era cosa? In poche parole mi scorsero davanti agli occhi tanti istanti della mia vita, tante situazioni e un sorriso enorme prese possesso della mia faccia.
Sfiorai con la mano la tasca dei pantaloni e sentii quella cosa dura che attendeva solo di essere presa in mano. Non riuscii nemmeno a pensare al doppio senso di questo pensiero che già avevo la pistola stretta tra le dita che piano piano saliva, sempre più vicina al luogo dove si sarebbe fermata.
Con quell'arnese infilato in bocca lasciai perdere il suo sapore ferreo e sanguigno e chiusi gli occhi.
Vari muscoli della mano si contrassero e il mio cervello andò in pezzi.. un po' sulla panchina, un po' sul prato, un po' nello stomaco di qualche animaletto selvatico.
Credo che gli spazzini non mi ringrazieranno.