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UOMINI SOLI PRIMO CAPITOLO
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... E così una donna era la vita per Sergio.
Ma di Laura meno di un pugno d’acqua gli era rimasto. Neppure si erano amati. Neppure si erano sussurrati quelle assurdità che tanto piacciono agl’innamorati. Gli perdurava ( adesso che, sicurissimamente, l’aveva smarrita ) il rimorso per quanto non era accaduto, confuso con il rimpianto di uno ieri vivido, esuberante, ma remotissimo. Quando - sul divano del salotto di lei - la schiena ed i lombi erano stati percorsi da un brivido, ma di stringerla forte a sé non si era ritenuto capace. Quando, intuendo che stava perdendola, avrebbe abbandonato per mezzo secondo le sue esitazioni se una morsa, proprio nel petto, non lo avesse sempre riconsegnato alla sua incapacità.
Eppure, rimuginandovi : qualora le avesse accarezzato l’ovale del viso, qualora - ancora più audace, quasi folle - l’avesse attirata a sé: lei non attendeva che quello? lei, lo desiderava? Desiderava l’incessante ed esclusiva presenza di Gio, desiderava confidarsi con Gio, desiderava confondersi con Gio, e sentirselo addosso, e uomo, desiderava essere divorata dai baci e dalle mani ruvide del suo Gio, desiderava insomma Gio, come se anche il suo Sergio Bergero fosse un uomo di cui ci si può innamorare, od invece si era burlata di lui, con un sorriso l’aveva ammansito, con un’occhiatina l’aveva frenato, ed intanto mica l’aveva amato: scherziamo? Se ne era servita. Per civetteria? Per comodità ? Mah… Per venirne a capo, in certi momenti, Sergio avrebbe barattato la vita, diventata un nonsenso senza di lei.
Possedeva un pensiero? A chi era collegato, tenace, ossessivo? Egli non elemosinava altre donne fra le mille che giravano per la sua città, ma l’unica che non ammetteva paragoni, l’unica che, semplicemente, era la sua donna. La rivedeva nella sua femminilità, nella sua naturalezza, come se mai si fossero separati, ma ancora l’avesse accanto, con un dito la sfiorasse (arrossendo entrambi ) e finalmente si fossero capiti, si fossero sorrisi, si fossero abbracciati. Dapprima esitanti; timidi; goffi... Quella carnagione fresca, salmastra, invitante, che Gio avrebbe voluto (e dovuto ) sfiorare...
Laura era stata il suo primo amore. L’unico. Nei loro quindici, quattordici, diciassette anni erano vissuti, realtà e sogno, magari male, ma almeno erano stati insieme, cinque minuti di distacco erano parsi secoli. Mentre adesso che fra loro tutto doveva essere finito... Poteva consolarsi affermando che quella che loro : sì, loro! avevano adottato fosse la soluzione più saggia, ma Laura Colaussi e Sergio Bergero insieme non avevano trascorso un pomeriggio, od un giorno, od una settimana, Laura Colaussi e Sergio Bergero per anni si erano recati a scuola insieme, e per ben due volte l’avevano marinata, insieme avevano giocato, avevano riso, avevano discusso, progettato, sognato (bisticciato ), insieme loro due, lui e Laura...
Invece era finita ; certe realtà il cuore le anticipa. L’edificio crollato. Il sogno, l’inverosimile sogno elaborato per un’infinità d’anni, in un giovedì di giugno sul suo tardo pomeriggio si era dissipato. Ma anche con alcuni mesi alle spalle come convincersi che della sua Laura non gli erano rimasti che dei ricordi, sia pure straordinari e tanti, ed una foto ( di lei e della sua classe ), della quale si era impossessato grazie ad un furto?
Perché Gio la rivoleva. Rivoleva lei, solo lei. Rivoleva quelle loro giornate indelebili, fors’anche inutili, fors’anche monotone, ma vissute con il cuore in gola, Gio le rivoleva perché esse conchiudevano il nero vivacissimo dei suoi occhi, la sua voce, i suoi sorrisi, la sua presenza : lei! lei! lei! E dopo, che scoppiasse pure la terza guerra mondiale!
Laura era bella, straordinariamente bella, bellissima ; crisalide racchiusa nella sua squisitezza. Un musetto astuto, furbo, cordiale ; pupille che mai s’abbassavano ; una manciata di efelidi facevano corolla alle narici ; i capelli, anch’essi neri, le davano una conformazione precisa. Tagliati corti, moderni, accennati sulla fronte, parevano trascurati, ma non lo erano affatto. Piccola, ma di forme perfette, con seni e fianchi proporzionati ; tutta nervosa ; ossuta, ma non esile ; delicata e deliziosa ; e generosa, come lei sola sapeva. Appena la statura, con l’anno perso a scuola, avevano offerto a Gio un’impressione di sottomissione. Per strada li avevano scambiati per due liceali che rubano i baci allo studio ; un ragazzotto pieno di premure, una ragazzina che le ricambia e lo rende, e si rende, felice ; una coppia come poche, indubbiamente da invidiare.
Questo non si era verificato e la loro un’unione alquanto singolare. Laura una “ contessina “ della Bergamo-bene, Sergio un introverso che si isolò dentro il suo bozzolo senza recuperare una collocazione, e la sua Colaussi non comprese mai se abbracciarla o mandarla all’inferno. Così Laura era rimasta una personcina educata ai privilegi che nelle giornate vuote poteva contare su un tizio a sua disposizione : con un cucchiaino aveva sempre ottenuto l’oceano!... E quando il suo cicisbeo si era sentito autorizzato ad un tono più confidenziale, un sorriso che le era venuto meno od un colpettino di tosse erano risultati molto più efficaci di frasi straccolme di verità.
Quasi davvero lei gli avesse bisbigliato : “ sì, Sergio, non ritenere che non ti capisca, ma io sono io. Mica pretenderesti che cambi. Rompiamo ‘sto equivoco, l’equivoco che tu creasti. Tu non sei la persona dei miei sogni. Certo, sei un amico, un carissimo amico, il mio migliore amico, te lo concedo, ma : niente di più. Affermi di amarmi? Io no. Caso mai l’avessi supposto da una mia mezza parola, ritienilo frutto di un malinteso. Perché sono passata a prenderti più volte in Biblioteca, perché ti telefono, perché ti cerco : mi chiedi. Gesti da amica. I sotterfugi li concerta la tua fantasia, io non ne sono capace e mi stupisco della tua insistenza. A questo punto, credimi, sarà opportuno rompere il nostro rapporto. Ne patirò, e terribilmente, eppure è la soluzione più logica per entrambi. “
Due giorni dopo, o tre se si era trattato di un litigio coi fiocchi, Gio aveva girato con le dita che sudavano i numeri del telefono, e Laura, puntuale, si era fatta chiamare all’apparecchio dalla voce troppo gentile della madre o da quella altrettanto gentile della Gina, e davvero sembrava essersi scordata di quanto era successo. Anzi, pretendeva - ancora se la raffigurava sul suo divano, tra le dracene, tutta raggomitolata, le mani intente a turbare i capelli - le ragioni, ammesso che ne esistesse una, del prolungatiiiissimo silenzio. Se invece, una delle mille volte che avevano camminato fianco a fianco od una delle cento volte che si erano recati a ballare in un night, Gio avesse osato farle intuire che sotto la camicia vi era un uomo, un uomo con una carica inesplosa di dinamite, in un secondo non sarebbe venuto a capo del dilemma?
“ Che fai, Sergio Bergero? sei uscito di senno? a tavola hai confuso il vino con l’acqua?” Questo l’orribile ma sicurissimo responso. Per una vita che sarebbe cambiata. La sberla Sergio non l’avrebbe ricambiata : mai! mai! tuttavia la sua Laura non l’avrebbe più guardata negli occhi giacché quando gli sarebbe capitata la ventura di ammirarli di nuovo?
Cosa facile, facilissima a dirsi ; difatti, dal 18 giugno, anche senza una sua parola, anche senza una sua sberla, anche senza niente di niente, Laura se ne era andata. E la colpa? di chi, se non sua, di un uomo che era stato tutto ma non l’innamorato e ciò nonostante l’avrebbe pretesa in esclusiva?
Eppure Gio “sapeva” che Laura non aveva mai cessato di amarlo. Laura il suo Sergio Bergero l’avrebbe amato per l’eternità, e presto, anzi: prestissimo, si sarebbero ritrovati. Dove e quando e come Sergio non supponeva, non era scritto, solo era scritto che sarebbe successo. Lei avrebbe ceduto e lo avrebbe cercato. Un incontro, fortuito per la stoltezza delle apparenze, oppure una telefonata ad Aldo, od altro, ché la sua Colaussi di fantasia non difettava. Poi l’amore, dei figli ( tre, quattro, cinque bambine), una famiglia: oh! un cuore che scopre la serenità, oh! tutti i forzieri del mondo da depositarle ai piedi… L’indomani, o forse quella stessa sera, Laura si sarebbe fatta viva, questo evento improponibile sarebbe accaduto, il tempo gettato via davvero troppo. Anche Laura ogni sera stentava a prendere sonno ricercando una posizione improponibile sul fianco destro e dalla parte opposta, accovacciata o con i piedi allungati, calma o madida, intenta a recitare le sue sbadiglianti avemarie.
La mattina seguente, invece - quella mattina seguente?" Gio si era svegliato rimesso a nuovo. Un altro. Un leone. “ Addio, mia cara, alla fine mi liberai di te ; da questo momento potrò dedicare le mie attenzioni a chi mi garberà, in un baleno recupererò i secoli sprecati ossequiandoti ed ubbidendoti. “
Ma, ecco : un colpo al cuore. La realtà. Riaffiora la realtà. Vuoti ed interminabili diventano i secondi, figuriamoci i minuti, le ore, le serate, i pomeriggi, i giorni, le settimane. L’adolescenza era traboccata di questa realtà. Quando l’aveva amata non l‘aveva avuta, lo ammetteva, ma perlomeno l’aveva frequentata, le era stato vicino... Mentre da quando non era più incoraggiato dalla sua presenza, ed i vicoli con i fili d’erba tra il selciato erano stati abbandonati per un itinerario privo di uscite... Troppe serate senza augurarle la buonanotte. La voglia di sbattere la testa contro il muro. La volontà impossibile di ricusare la nausea da cui era stato assalito. Quasi non dovesse averla mai amata o, addirittura, non amasse più il suo amore.
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0 recensioni:
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- è molto bello il tuo racconto... riesci a rendere visibile ciò che descrivi... ciò di cui parli... complimenti
- Scusami, ma mi sono rotta il polso, quindi non ho potuto finirla.
Adesso che mi hanno levato il gesso spero di riprendere a scrivere.
Ciao da Ida
- ho incominciato a leggerla, bella domani la finisco.
ida

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