Oggi è una domenica di pioggia e non mi sento bene. Perciò rimango in casa a riposare.
Ma dopo un po' mi annoio. Il tempo nei giorni che lavoro corre molto veloce; adesso invece sembra rallentato. Così, per svagarmi, metto in ordine libri e cartelle sugli scaffali.
Mi capita in mano un vecchio album di famiglia. È pieno di foto in bianco e nero e incomincio a sfogliarlo. Guardo le foto di quando ero bambino, cioè oltre 40 anni fa. Ci sono i nonni, gli zii, le case di allora che adesso non ci sono più Continuo a sfogliare le pagine guardando le foto che mi danno un gran senso di tristezza. Eccomi adolescente, quindicenne, con la camicia a fiori, il giubbino nero e la bici nuova. Quanti sogni avevo in quegli anni. Quanti pensieri e illusioni mi passavano per la testa.
In queste foto qui avevo venti anni e scrivevo poesie. Ero follemente innamorato di una ragazza con i capelli lunghi e soffrivo terribilmente.
In questa foto lavoravo da un meccanico. Qui sono in vacanza al mare; qui sono in campagna con il cane
Quanti lavori cambiati, quante donne, case, situazioni
Questa è la vita. Una ruota che gira e mi fa girare nel vortice degli eventi. E finchè sto girando dentro il vortice non mi accorgo del tempo che passa. Non mi accorgo dei parenti che invecchiano e scompaiono. Non mi accorgo che anch'io sto invecchiando, che tutto passa, cambia, muore, si rinnova, si sposta
Però a intervalli di anni, arriva una pausa come questa: una domenica piovosa, una malattia, un forzato riposo che mi obbliga a fermarmi e meditare. In questi momenti arriva anche la consapevolezza, terribile consapevolezza, del tempo trascorso, della giovinezza passata, del tempo fuggito. E allora rimango qui e mi domando: a cosa è servito tutto questo? Tutti questi sforzi, fatiche, perdite di tempo e di denaro, amori finiti e nuovi amori incominciati. È servito per arrivare dove? Fino a questa situazione attuale. Ma sono soddisfatto? No. È una situazione definitiva? No, certo! E allora? Quanta strada mi resta da percorrere ancora? E soprattutto per arrivare dove? Alla morte, ecco la risposta. E dopo? Nessuna sa niente.
Sì, capisco che la vita è così per tutti, ma ciò non mi basta. Vorrei capire il disegno, lo schema, lo scopo di tutto questo, ammesso che ci sia una trama.
Così seguito a meditare senza raggiungere nessuna conclusione, senza scoprire niente di rassicurante. Poi mi annoierò di meditare e domani riprenderò ad agire. Ritornerò nel vortice della vita che stordisce e acceca col susseguirsi degli eventi. Ritornerò a girare nell'ingranaggio. Ciò significa ancora lavoro, ancora amori, ancora corse frenetiche per raggiungere nuove mete
Fino alla prossima pausa di riflessione, fino al prossimo resoconto degli sforzi compiuti, fino alla prossima tappa.
Sarò soddisfatto allora? No, certamente. Inoltre fra una tappa e l'altra passano anni, dieci, venti, chi può dirlo? Dunque al prossimo intervallo mi ritroverò ancora insoddisfatto e inoltre avrò venti anni di più. Forse sarò malato, stanco o forse morto.
Cosa posso fare? Stordirmi nel vivere intensamente la vita, oppure fermarmi qui e aspettare? Non è possibile fare una scelta definitiva poiché la mente cambia interessi e si stanca presto di tutto. Inoltre ogni decisione futura è sbagliata, perché mi mancano tutti i dati per impostare il problema. Io non so cosa porterà il futuro, quindi non posso programmare definitivamente il mio futuro.
È arrivata la sera ed è ora di andare a letto. Basta con questi pensieri tristi; sono stufo di questa pausa noiosa. Domani riprenderò a vivere, riprenderò a scrivere, a rincorrere le donne domani
Febbraio 2002