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MYSKI 2 - La polizia
Mi alzo dal letto, sono nudo e tutto sudato, la puzza del Myski corpo è insopportabile. Sembra di sentire l’odore dei maiali che tutta la notte hanno urlato nel mio sogno. Sono stanco, le mani mi fanno male. Fatico a camminare come se avessi lavorato una notte intera. Mi guardo intorno, vedo il pigiama poggiato sulla sedia ancora piegato. Cerco di ricordarmi il motivo per cui non l’ho indossato, ma niente... non ricordo niente... sembra mancare dalla mia mente l’ultima settimana trascorsa. Vado nel bagno, mi guardo allo specchio. Il volto scuro… scavato, mettono in risalto gli occhi arrossati e lucidi. Mi passo una mano sulla faccia per asciugare il sudore… la guardo...è macchiata di sangue. Torno di colpo a guardarmi allo specchio, ma non ho ferite… mi controllo bene… ma niente… tutto ok.
Forse non riesco a vedere niente per la stanchezza.
M’infilo sotto la doccia ed apro l’acqua spostando la leva sul lato rosso. Mi punto il getto dritto in faccia. Sto fermo pochi istanti ad occhi chiusi ed abbasso il capo in modo da far correre l’acqua bollente sui capelli. Apro gli occhi e guardo il piatto della doccia, l’acqua scende colorata di rosso. Cerco di capirne il motivo, ma sul corpo non trovo tagli o altre cause che spieghino il sangue che ho addosso. Ricordare qualcosa di recente non mi riesce. Mentre l’acqua scende e il vapore ha ormai saturato il bagno, sento il cellulare sul tavolo in cucina squillare, ma non mi sfiora il pensiero di andare a rispondere nemmeno per un istante. Non mi viene neanche la curiosità di pensare a chi possa essere.
Chiudo il rubinetto e, ignorando completamente il suono del telefono, esco dalla doccia e prendo un paio di asciugamani dal cassetto, uno me lo avvolgo in vita e con l’altro inizio ad asciugarmi dirigendomi verso la camera da letto e lasciando al mio passaggio piccole pozzanghere d’acqua per ogni passo percorso nella casa.
Mi siedo sul letto e mentre passo l’asciugamano tra i capelli vedo il cuscino e le lenzuola sporche di sangue. Non riuscendo a ricordare niente le ignoro come se non l’avessi viste o come se mi fossi già abituato a vedere queste strane cose stamattina. Mentre mi rivesto penso agli impegni della giornata, ma il vuoto più totale ha investito il mio cervello. Mentre scavo nei miei ricordi inizia di nuovo a suonare il cellulare, stavolta decido di rispondere. Vado in cucina e prendo il telefono, guardo il display... c’è scritto Sally... mi fermo un attimo a pensare... ma... nulla, quel nome non mi dice nulla. Premo il verde ed accetto la chiamata.
- Pronto! - dico con voce bassa e rassegnata.
- Ah.. ti sei deciso a rispondere! Ma cosa stavi facendo? Non dirmi che sei ancora a casa. Sei sempre il solito. Sempre in ritardo. Sono le sette e mezza, tra un’ora hai la seduta dallo psicanalista! Non l’avrai dimenticata, spero? Cerca di muoverti o farai tardi! - dice la donna rimproverandomi con la sua voce fastidiosa e squillante,
la quale servì solo a pungermi i timpani e a risvegliare i miei istinti omicidi, ma non a ricordarmi chi fosse e così le chiedo:
- Chi sei?
- Ma sei rincoglionito? Ora non riconosci più neanche la tua fidanzata. È da una settimana che sei strano, proprio da quando hai iniziato ad andare da quel dottore. Sei sicuro di quello? A me sembra pazzo.
Di colpo ricordo il volto della Myski ragazza, e insieme alla sua faccia mi viene in mente anche il suo fastidiosissimo modo di fare.
- Ciao Sally, scusa se non ti ho riconosciuto, ma stamattina mi sento strano. Ascolta, siccome devo essermi dimenticato, dov’è che devo andare tra un’ora?
- Dal dottor Brown, lo psicanalista, quello che ha lo studio nel centro della città. Cerca di muoverti o farai tardi, a quest’ora c’è un traffico spaventoso.
- Ok ora ricordo, mi vesto e vado. Ci vediamo dopo, ciao.
- Si ma muoviti, sei già...- sentendo che stava ricominciando la predica, faccio finta di nulla e chiudo la conversazione. Quella breve ma intensa telefonata ha fatto ricomparire tutti i sintomi per i quali vado da quello strizza cervelli e che non ho avvertito da quando mi sono svegliato. Cercando di non pensarci entro in camera e finisco di vestirmi. Prendo poche cose, le chiavi dell’auto ed esco, ma appena apro la porta mi trovo d’avanti un agente in borghese. Mi rendo conto che quello era un poliziotto, più per il suo modo arrogante di sentirsi superiore ad un qualunque essere umano, che per il distintivo fieramente mostrato come se stesse facendo vedere le dimensioni del suo pene.
- Polizia, ho qualche domanda da farti.
- È successo qualcosa agente? Come posso esserle utile?- rispondo anche un po’ incuriosito, guardando dietro di lui gli altri sbirri che mettono i nastri rossi e bianchi per circoscrivere la casa di fronte alla mia.
- Hai sentito o visto qualcosa di strano stanotte ragazzo.
- No agente! Perché?
- Qui le domande le faccio io!- m’intima lui - Dove sei stato ieri sera?
- A casa, non sono uscito ieri. Comunque non ho visto e sentito nulla, ed ora se permette agente avrei un impegno importante e quindi devo andare - rispondo per non insospettirlo, non potevo dirgli che non avevo ricordi altrimenti mi avrebbe arrestato all’istante. Chiudo la porta di casa e mi avvio alla macchina, lui mi segue, ma quasi irritato mi fa:
- Dammi un documento e un recapito telefonico. Cerca di rimanere a disposizione, sicuramente dovrò sentirti di nuovo in centrale tra non molto.
Afferra la mia carta d’identità ed inizia a segnarsi i dati, appena finito me la porge e gli do il mio numero di telefono, che scrive sulla sua agenda.
- Ok Mc Ryan, ci sentiamo presto.
Gira le spalle e se ne va. Io un po’ stranito salgo in macchina metto in moto e guardando la villetta invasa dalla polizia, me ne vado chiedendomi il motivo di quell’assalto.
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