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Sulle tracce del lupo bianco

... Impugnava la spada con entrambe le mani. La lama era disposta a perpendicolo rispetto alla sua fronte e tenuta a pochissima distanza dal volto. Il suo sguardo era orientato in una direzione ben definita, così come le aveva insegnato il vecchio Hiyang.
Quanti tramonti passati insieme sulla collinetta della fattoria.
L’anziano maestro, dopo aver addestrato il capitano Cliff all’arte del combattimento con la spada ma anche alla profonda conoscenza dello spirito, veniva considerato un componente della famiglia, e da alcuni anni si era dedicato ad indottrinare quanto di sua conoscenza ai figli del suo grande amico. Purtroppo da un mese a quella parte aveva deciso di lasciarli per "portarsi" a miglior vita:
- Seguirò le orme del niveo lupo, mi condurranno nel regno della vita eterna. -
Ma per lei era come se il suo vecchio maestro era ancora lì vicino, come una volta.
- Immobile! Sguardo in avanti. Non fissare nulla, ma nello stesso tempo tutto ciò che hai intorno deve essere controllato dal tuo sguardo! Userai l'udito per vedere alle tue spalle. Fai fuoriuscire l’aria dal naso e con essa tutti i cattivi pensieri. Ricorda sempre che non sono i muscoli e le mani che reggono la spada, ma è la tua mente a farlo... Mantienila libera. Se fai tremare la lama, il riflesso perderà la sua staticità, e tu non sarai più in grado di sentirla. -

Catturare i raggi del sole... Era quello il suo fine. Raccogliere i raggi del sole e convogliarli su una metà del suo viso. Non i freddi raggi del mattino e neanche quelli troppo caldi di mezzogiorno. Solo quelli del tramonto, sfumati d’arancio, erano in grado di far comunicare la spada con il suo compagno. Una leggera carezza di calore generato dalla lama, garantiva la percezione di sintonia di spirito fra due cose apparentemente così differenti, ma che durante il combattimento divenivano un tutt’uno. Agli occhi dei due fratelli, Hiyang ne pareva molto convinto: un oggetto creato ed usato anche per porre fine ad una vita, di per sé doveva essere vivo, spiritualmente. Ed anche chi ne aveva la disponibilità di usarlo, doveva essere cosciente di ciò.
Probabilmente Hiyang, nella sua interiorità, era ben consapevole che la spada era solo un freddo pezzo di metallo... Ma era altrettanto consapevole che tutto ciò sarebbe servito ai suoi allievi per cercare di liberare la mente e trovare immediatamente la concentrazione, all'occorrenza. Sarebbe servito anche a far capire che in un combattimento non c'è necessità soltanto di forza fisica e di tecnica, servirebbero a poco senza il controllo della mente. Riuscire a dare un certo "essere" alla propria spada, sarebbe riuscire a fidarsi di più delle sue potenzialità, ma soprattutto fidarsi di più di se stessi.

Fu calda quella moina che sulla sua guancia non tardò ad arrivare. Trasgredendo alla regola dell’immobilità, si lascio scappare un leggero sorriso. Era soddisfatta, ci era riuscita anche quella sera. Peccato però che il suo maestro non era lì... Aveva imparato a concentrarsi e rimanere immobile per lungo tempo. Era riuscita ad entrare in armonia con la natura intorno a lei, permettendole di raccogliere ogni messaggio apparentemente insignificante, come quello dell’erbetta calpestata da qualcuno che da dietro, sembrava si stesse avvicinando cercando di non farsi scorgere. Nonostante ciò, lei rimase ferma mostrando una certa impassibilità.

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3 commenti:

  • ignazio de michele il 26/04/2010 07:51
    credo che meriteresti un proscenio più grande. nel frattempo, bravo
  • Carmelo Trianni il 25/04/2008 19:09
    Ciao Adele, il seguito è già pubblicato qui
    http://www. poesieracconti. it/racconti/opera-3013
    Grazie : )

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