Seconda parte del racconto: "Sulle tracce del lupo bianco".
... - Tanto tempo fa ci fu una piccola farfalla che la sera, dopo il calar del sole, diventava molto triste perché tutti i suoi splendidi colori svanivano appena il buio accarezzava le sue ali. Anche le sue amiche divenivano infelici: nessuna di loro, durante l'oscurità, poteva rallegrare l'amino di colui che le ammirava.
Una notte la piccola farfalla, non potendo più veder soffrire le sue compagne, decise di volare verso il cielo per cercare di raggiungere le stelle. Voleva implorarle per far svelare il loro segreto di così tanta lucentezza, nel buio... Volò tanto verso di loro che sfinita e senza più energie, perse i sensi e cominciò a precipitare verso la terra. La più luminosa delle stelle, vedendo tanta determinazione da parte di una così piccola e fragile creatura, si impietosì così tanto che decise di salvarla e di donare il segreto della lucentezza a lei e solo alle sue simili che avevano desiderato tanto tale dono.
Da quel giorno la farfallina lucente restò lassù a volare nel cielo e le sue notti non erano più accompagnate dalla tristezza. Sfrecciando da una stella all'altra sprigionava nello spazio un po' di polvere brillante che a volte poteva essere vista, se pur per un attimo, anche dalla terra.
E fu così che da allora, chiunque ha la fortuna di vederla volare, ogni volta esclama:
"Una stella cadente!"
ed ogni volta esprime un desiderio, con la speranza che la stella più lucente lo stia ad ascoltare. -
Nella ascoltava le parole della madre restando immobile, quasi incantata. Ricordando quella favola si sentiva di nuovo bambina, le ritornava il buonumore.
- È una storia bellissima, grazie mamma. Credi che sia accaduto tutto ciò anche alle farfalle lucenti del bosco di Hern? -
- Non lo so Nell, è solo una favola. Te l'ho raccontata tantissime volte ed in ogni occasione tu l'ascolti con lo stesso entusiasmo, come se fosse la prima volta. E ora? Dove vai? -
- Scendo giù. Cercatemi lì se avete bisogno di me. -
Prese un sottile ramoscello e andò in cantina, dove vi restò per un po' di tempo.
- Dai piccoletto, sali sulla mia mano. Non voglio farti del male.
Ancora non ti fidi? Ormai siamo diventati amici. -
Distesa per terra e alla luce di una candela, Nella si stava intrattenendo giocando con uno scorpione che aveva scovato quella stessa mattina, sotto ad una botte. Continuava a sospingere l'insetto ormai impaurito e stanco, con l'aiuto del ramoscello, per farlo salire e scendere dalla sua mano. Probabilmente voleva marcare nella sua personalità quanto appreso dopo la misteriosa avventura con il lupo bianco e le conseguenti lezioni di vita da parte del suo maestro ormai defunto.
Era così presa da quell'insetto che non si era accorta di ciò che stava per accadere all'esterno. Un evento tanto inusuale da turbare suo fratello Gilbert che rimase immobile a guardare in su, verso il cielo.
- NELLA! Nella corri subito a vedere! Presto! -
- È Gilbert... Tu resta qui e non ti muovere. Torno subito. -
Prese una ciotola di legno e la capovolse sullo scorpione in modo da impedirne la fuga. Aveva avvertito una certa preoccupazione udendo il tono di voce di suo fratello, pensò che probabilmente stava per avvicinarsi qualcuno poco gradito alla sua famiglia. Già salendo le scale e varcando la porta della cantina percepì un cambiamento nell'aria, ma non riusciva a capire: erano le prime ore del pomeriggio, ma la luce...
- Si sta facendo buio. Ma cosa succede? -
- Guarda in alto Nell. Il sole... Sta per essere oscurato dalla luna. -
- Ma... È un'eclisse! -
- Sì, è una cosa naturale. Non bisogna aver paura, ma io mi sento un po' preoccupato. -
Le nuvole che coprivano il cielo, quel pomeriggio, non erano abbastanza dense da nascondere quel gioco di luce ed ombra posto in essere dai due corpi celesti. La luna si muoveva molto lentamente e in poco tempo avrebbe nascosto completamente il sole, mentre i due fratelli restarono con lo sguardo rivolto verso l'alto, quasi incantati.
- Fai bene a preoccuparti Gilbert. Abbiamo un problema. Prepara subito le tue cose.
Appena pronti partiremo per Pangoria. -
- Ma padre, che succede? Il problema ha qualcosa a che fare con l'eclisse? -
- Sì Nell. Dovrebbe essere un segnale. Gli uomini di Hugh hanno stretto un'alleanza con Nouck, quella sorta di mago oscuro. La gente dice che sia in grado di evocare demoni e creature mostruose, ma probabilmente sono tutte menzogne al solo fine di seminare il panico fra i contadini e di guadagnare la fiducia dei ribelli. -
- Ma tu come fai a saperlo? -
- La testuggine di Pangoria, il veggente...
Aveva presagito tutto, o quasi. L'eclisse era stata prevista solo fra due albe. Quasi certamente è opera di quello stregone... Sarebbe capace di confondere anche la mente del veggente.
Molto tempo fa, Nouck era al servizio di Re Bartolomeo, faceva parte anche lui del Gran Consiglio di Corte, ma fu scoperto a praticare magia nera contro gli stessi reali. Il re non ebbe il coraggio di condannarlo a morte o rinchiuderlo nelle prigioni, colui che uccide o fa del male ad un mago nero, rischia di subire delle terribili maledizioni. Così preferì mandarlo in esilio, il più lontano possibile dal suo regno. Ma ora... Sembra che sia ritornato.
L'eclisse è stata usata come un segnale perché può essere vista in tutta la nostra penisola. Un segnale che vale più di cento messaggeri. Mentre parliamo, tutti i ribelli di Hugh e le probabili creature delle tenebre sono in marcia per la radura di Darlem. Probabilmente si prepareranno per attaccare la vicina Pangoria. Se la città cadrà, otterranno il controllo di tutto ciò che entra ed esce dalla penisola... E noi dovremmo evitarlo.
Nella, tu resterai qui, con tua madre. Gilbert verrà con me, ormai sei diventato un soldato, figliolo. È arrivato il momento di dimostrarlo.-
- Anche io verrò con voi! Padre, non farmi restare qui. -
- No Nell, è troppo pericoloso. Quelli non sono soldati, ma rozzi combattenti senza scrupoli che non si fermeranno neanche davanti a donne e bambini. -
- Sì. Dici bene: donne e bambini... Non credi che sia un valido motivo per andare a proteggerli?
Troppo, troppo tempo sono rimasta qui a fare da spettatore mentre tanti bambini venivano uccisi o privati dei propri genitori. Parlo del villaggio di Darlem, e tu lo sai benissimo. Anche Hiyang, l'altra notte, mi ha detto di non restare più a guardare. -
Cliff posò la sella con la quale si apprestava a preparare il suo cavallo, per il viaggio. Si avvicinò a lei posando le mani sulle sue spalle in segno di grande affetto.
- Nella. Ancora il sogno del lupo bianco... -
- No! Non era un sogno, questo braccialetto ne è la prova. E poi l'hai detto anche tu che fu una misteriosa farfalla lucente a condurti vicino al laghetto, dove tanti anni fa mi trovasti che avevo pochi giorni di vita.
Padre, se sono sopravvissuta alle insidie del bosco, credo che sia stato un segno del destino. Non resterò qui sapendo che ci saranno tanti miei fratelli che cadranno per difendere la nostra gente! -
L'importanza dell'eclisse era passata in secondo piano, ormai la luna si stava definitivamente allontanando dal sole, consentendogli così di illuminare la zona come di suo consueto. Cliff abbassò lo sguardo indugiando un po', per riflettere. Poi infilò la mano dentro ad un taschino della sua casacca estraendo qualcosa.
- Sì figlia mia, perdonami. Forse è proprio per questo motivo che ti chiedo di restare qui. Temo che tu sia stata predestinata ad essere l'artefice di un grande cambiamento. Quel giorno, quando la farfalla lucente mi portò da te, ti trovai che eri sola, a piangere su un letto di foglie... -
- Lo so. -
- Quello che non sai, è che intorno al collo avevi questa medaglia, che raffigura...
Una testa di lupo! -
Lei afferrò quella collana quasi strappandola dalle mani di suo padre, era molto agitata.
Accostò la medaglia che pendeva dal laccio nero, alla medaglietta del suo braccialetto, notandone una straordinaria somiglianza nel colore e nella forma del rilievo. Restò in silenzio fissando quei due oggetti e chiedendosi quale mistero potessero nascondere. Poi, senza chiedere, indossò la collana lasciando la medaglia ben in vista.
- Quando giorni addietro, mi hai fatto vedere quel braccialetto dicendo di averlo preso nel bosco di Hern da un misterioso uomo lupo, sono rimasto sconcertato anche se non l'ho dato ad intendere. Avevo capito che il momento di separarci è molto vicino. Il destino ti sta chiamando per contrastare il mago Nouck, ma non lo volevo accettare. È un uomo molto pericoloso, rischierai la vita... -
- Sono uguali! Sicuramente sono state forgiate dalla stessa mano!
Padre, sarò io ad ostacolare Nouck? E cosa intendi quando dici che praticava magia nera contro i reali? -
Ad ascoltare quella conversazione c'era anche la madre di Nella, si era mantenuta in disparte come aveva sempre fatto quando si dovevano prendere delle decisioni importanti a proposito di sua figlia. Ma non poté resistere ad avvicinarsi in silenzio per abbracciare la sua "bambina". Aveva gli occhi colmi di lacrime.
- Da quando fu costituito questo regno, le leggi del Gran Consiglio di Corte impongono che l'erede al trono sarà il primogenito figlio del re, senza distinzione di sesso. Se ciò, per qualsiasi motivo, non dovesse accadere, sarà un membro del Gran Consiglio a succedere al trono. Un membro eletto dagli altri componenti del consiglio stesso. In quel tempo Nouck, anche se molto giovane, era ambizioso e notevolmente potente, tutto il gran consiglio l'avrebbe seguito. Non restava altro da fare che impedire al re di avere un figlio, anche ricorrendo alla magia nera.
Al contrario però, sua maestà divenne padre di una splendida bambina, la sua erede.
Nouck, in preda all'ira fece rapire la piccola, che chiusa in un sacco fu gettata nel fiume... -
- Nel fiume... E...? -
- Eh... Il veggente disse che fu salvata dagli spiriti del bosco, svegliati dalle farfalle lucenti che avevano visto la piccola sprofondare nelle acque del fiume. -
- Mi stai dicendo che quella piccola... -
- Non lo puoi vedere, ma dietro la nuca, coperto dai tuoi capelli, hai tatuato il segno del sigillo reale. Realizzato, come detta la legge, su tutti i primogeniti appena nati, dei re che si sono susseguiti in questo regno. -
Nella era molto confusa. Non voleva credere di diventare improvvisamente l'erede al trono di un regno così grande e potente. Ed altra cosa molto importante, ora conosceva l'identità dei suoi veri genitori. Naturalmente una strana tempesta di sentimenti e sensazioni forti sconvolse il suo animo. Gioia, rabbia, timore, impazienza e molta incertezza, sul da farsi.
Anche sua madre aveva capito che stava per giungere il momento di separarsi da lei. Continuava ad abbracciarla stringendola a sé. L'amava tanto anche se non era la sua vera figlia, forse era per quel motivo che l'amava più di Gilbert.
- Figlia mia... -
- Lasciami! Tu non sei mia madre!...
Oh mamma... Perdonami! Non devi piangere per colpa mia. Vi chiedo di comprendermi, non è facile da accettare tutto questo. -
Gilbert si avvicinò lentamente a Nella, ai suoi capelli. Li spostò con un veloce gesto della mano ripiegandoli su una spalla e scoprendo così il suo collo. Restò a fissarlo un po', poi improvvisamente si inginocchiò chinando il capo.
- È stato un onore passare tutti questi anni al vostro fianco, mia signora... -
- Gilbert! Ma che dici? Dai mettiti in piedi, non è il momento di scherzare! -
- Non scherzo Nell, ma non capisci? Sei una principessa. Un giorno diventerai la regina di questo regno! -
- No Gilbert! Nella sarà nostra figlia e tua sorella ancora per qualche tempo. Tutto ciò resterà un segreto. Anche il re, per ora, non dovrà sapere che Nella è a conoscenza della sua vera identità.
Se Nouck scoprirà che la principessa è ancora viva, cercherà di ucciderla a tutti i costi. Lui ha ancora tanti amici al Gran Consiglio. Se riuscirà a sconfiggere re Bartolomeo, diventerà re per elezione diretta e nessuno potrà opporsi.
Nell, capisco che per te è stata una notizia alquanto sconvolgente, perdonami se questo segreto non ti è stato subito svelato, ma era un ordine del re e soprattutto perché io e tua madre ti vogliamo molto bene. Se vuoi puoi rimanere qui a riflettere, noi partiremo comunque perché la situazione è molto grave. -
- Verrò con voi. Dimmi che cosa devo fare. -
- Bene! Preparate i vostri cavalli. Ho deciso che tu e Gilbert partirete insieme al secondo contingente di soldati con sei carri di armi e rifornimenti, sarà un tragitto più lungo, ma più sicuro: la strada per il bosco. Io col resto degli uomini percorreremo la vecchia strada per Pangoria. Se andrà bene, riusciremo a portare tutti i carri in città per l'alba, ma temo che subiremo degli attacchi da parte dei ribelli. Voi invece avrete buone possibilità di riuscita, quegli stolti non penseranno mai che un altro contingente partirà per il bosco percorrendo quasi il doppio della strada. Vi affiancherò al mio grande amico Torgon, sarà lui a guidare la spedizione. Eseguite tutti gli ordini che vi darà, non prendete mai iniziative e non allontanatevi dal gruppo, per nessun motivo!
Ah, un'altra cosa Nell: la medaglia con la testa di lupo... Indossala all'interno, a contatto con la tua pelle. Il giorno che ti trovai, al ritorno dal bosco, fui inseguito e attaccato in più circostanze da strane creature. Ogni volta che li avevo vicino, la medaglia misteriosamente sprigionava un leggero calore proprio. Potrebbe funzionare anche adesso e se così fosse, potresti capire quando sei nelle vicinanze di un nemico che ancora non vedi. -
- Grazie padre, lo terrò presente. -
Prima di partire Nella corse in casa, era diretta in la cantina. Nonostante l'aver appreso la sconvolgente storia sulla sua vera identità, non aveva dimenticato il suo piccolo amico, anche se tale amicizia non pareva essere ricambiata.
- Vai! Corri dai tuoi amici. La prossima volta non scegliere la botte che contiene il nostro miglior vino come nascondiglio, sarà la prima ad essere spostata. -
I due fratelli, dopo aver salutato la madre, lasciarono la fattoria per riunirsi al resto dei soldati che nel frattempo si erano radunati fuori al castello, vicino alla grande porta. Ormai era tutto pronto, le tre fila erano quasi definite, mancavano solo i sei carri e l'ordine del capitano Torgon per la partenza. Il continuo vociare dei soldati, fu lentamente decimato dal rumore del trotto di numerosi cavalli dagli zoccoli molto pesanti che percorrevano il cortile interno ed erano prossimi a varcare la grande porta. Poco dopo fu solo silenzio oltre il castello. Solo il riecheggiare dei passi di quei possenti cavalli, amplificato dall'eco prodotto dalle altissime mura meridionali.
- Guarda Gilbert! Sono gli auroniti! -
- Sì, proprio loro. Che meraviglia ci sono anche loro!
I cavalieri più forti e coraggiosi mai esistiti. Un giorno diventerò anche io un auronita. -
Ogni conversazione ed ogni altra distrazione nella radura, fu subito sopraffatta dall'attenzione verso i cavalieri scelti della guardia del re. Nonostante quasi tutti i soldati lì presenti erano abituati a vederli in azione, capaci di combattere e vincere anche tre nemici contemporaneamente, al solo vederli passare così inquadrati, suscitava in loro un certo senso di rispetto ed ammirazione, ma anche tanto orgoglio che li obbligava a rimanere per un po' in silenzio ad ammirarli durante il loro passaggio. Sessanta possenti soldati a cavallo, divisi in due gruppi da trenta, proteggevano la testa e la coda della fila dei carri. Tutti rigorosamente robusti e alti almeno due metri. Grandi lottatori e guerrieri addestrati ad ogni tipo di combattimento e difficoltà di ogni genere. Venivano scelti selezionando decine di migliaia di combattenti provenienti anche dalle contee vicine, fra quelli senza legami affettivi e soprattutto fedelissimi al re.
- Solo a guardarli incutono timore! I cavalli sono di razza Thuros delle montagne del nord, splendidi esemplari tutti neri. Lenti nel galoppo ma potentissimi in battaglia, riuscirebbero anche a travolgere altri cavalli, sono quasi dei tori! E poi, hai notato le armature degli auroniti? -
- ... Si, sono fatte di spesso metallo colorato di un nero luccicante che si alterna a pesante cuoio anch'esso tinto di nero. La ricordo benissimo, è come quella che si trova a casa, in una cassa nella cantina. Era l'armatura che indossava nostro padre quando era uno di loro. Tante e tante volte, nella mia infanzia, sono andata a spiare in quella cassa. A guardare quelle placche di metallo in parte scalfite da chissà quante battaglie, dalle quali nostro padre ne è uscito sempre vincitore. Toccavo l'elmo, ogni volta una grande emozione ed ogni volta sognavo ad occhi aperti. Ma non ho mai avuto il coraggio di indossarlo. -
- Lo so, facevo così anche io. Come avrei potuto resistere?
Poi papà decise di prendere in moglie nostra madre, rinunciando definitivamente al prestigio di essere un auronita. Non potrei neanche dire "che peccato!", altrimenti io non sarei qui. ?"
- Quello più avanti al gruppo è il loro capo? -
- Sì Nell. Sono un corpo militare autonomo che non risponde ai comandi di Torgon, ricevono gli ordini direttamente dal re. Sia in marcia che in battaglia tutti comunicano in una strana lingua, ma probabilmente è un codice utile a far comunicare immediatamente centinaia di uomini provenienti da terre diverse. Quel linguaggio rimarrà sempre un segreto per confondere i nemici nelle vicinanze... Guarda, si sono allineati al resto della colonna, fra poco partiremo. -
- Gilbert aspettami un attimo. Mantieni il cavallo vicino a te, non permettergli di seguirmi. -
- Va bene, ma cosa fai? -
La ragazza scese dal suo cavallo e dopo una piccola corsa raggiunse un prato fiorito, poco distante da lì. Migliaia di fiori, in una moltitudine di colori ammantavano quella parte di campagna, ma a lei interessavano solo quelli di un determinato colore. Raccolse velocemente decine e decine di petali rossi. Ne prese così tanti da riempire il palmo della mano. Poi ritornò da Gilbert ed il resto dei soldati che già si muovevano verso il bosco di Hern.
- Presto, salta su! Ma che cosa hai preso? -
Nella, appena in groppa al suo cavallo, cominciò a schiacciare e comprimere su sé stessi, tutti i petali rossi appena raccolti. Ne formò una pallina che gradualmente sprigionava un buon profumo ed un liquido rosso con sfumature violacee. Prese la medaglietta del suo braccialetto, rivolse a sé il lato con la testa di lupo e strofinò su di essa la pallina di petali. Continuò a farlo con determinazione, poi posò la medaglietta al centro della sua fronte, schiacciandola con forza ed estrema decisione.
- Allora? Si vede bene? -
- Ehm... Si. Se fissi quella macchiolina rossa, si riesce a capire che si tratta di una testa di lupo.
Ma a cosa serve? -
- Perfetto! Era quello che volevo. Non deve essere necessariamente il disegno di un lupo, può andare bene qualsiasi animale oppure il disegno di un oggetto. E poi il colore rosso attira subito l'attenzione. Me l'ha insegnato il maestro Hiyang: in un improvviso combattimento corpo a corpo, se chi hai di fronte non è così scaltro da scoprire questo sotterfugio, impiegherà 4 o 5 frazioni di tempo per cercare di capire che cosa ho disegnato sulla fronte e anche per chiedersi perché.
Involontariamente occupa la sua mente, si distrae. In questo modo si ottiene un bel po' di vantaggio rispetto all'avversario... Spero solo che funzioni. -
- Certo che funzionerà principessa! Ehm... sorellina. Mi auguro che il combattimento, di qualsiasi tipo, non debba verificarsi proprio stanotte e neanche domani. -
La testa delle fila si era già inoltrata nel bosco. Nella e Gilbert erano in coda, dietro agli auroniti che seguivano i carri dei rifornimenti. Lei voltò lo sguardo verso la collina più ad est, dove in lontananza si vedeva la sua fattoria ed i due fantocci con i quali per tanto tempo si era addestrata. Forse era un silenzioso, ma non per questo poco sentito, saluto alla casa in cui era cresciuta e a sua madre che fino a quel giorno si era preso cura di lei. Doveva essere un viaggio sicuro. Il loro arrivo in Pangoria era previsto per il tramonto del giorno dopo e se tutto fosse andato secondo i piani, il capitano Cliff sarebbe stato lì ad accoglierli.
Intanto il sole era già calato e il lungo corteo di soldati, si trasformò in una colonna di torce che a vederla dall'alto pareva una lama infuocata che stava lentamente trapassando il cuore del bosco di Hern. Più tardi, a notte fonda, Torgon lasciò la testa delle fila per controllare che tutto procedesse per il meglio e per acconsentire alle raccomandazioni del suo amico Cliff, in merito ai suoi figli.
- My lady Nellarine, sir Gilbert... Procede tutto bene? -
- Sì, tutto bene grazie. Quando è prevista la prima sosta? -
- Prima ed unica. A tre lunghezze di tempo dopo l'alba dovremmo essere giunti nella valle Lumen dal lato delle cave di marmo, faremo lì una piccola pausa. A ridosso degli scavi si trovano alte mura naturali, serviranno a proteggerci ed a costringere eventuali nemici ad attaccare da un solo lato. Non sarà una lunga pausa, il cielo è sgombro dalle nubi, restare in quel posto con il sole alto nel cielo, causerebbe seri danni ai nostri occhi. -
- È tutto vero Nell. Il marmo che si ricava in quella valle è un marmo speciale. Racchiude al suo interno una miriade di frammenti di metallo che a contatto con i raggi del sole riflettono la sua luce con la stessa intensità ed in tutte le direzioni. All'interno del salone del trono, nel castello, si trovano molte decorazioni realizzate con quel marmo. Ed anche nel tempio vi sono intere colonne rivestite di quella pietra che a guardarla sembra che sprigioni magia. Però a causa sua, decine di detenuti persero la vista perché furono costretti a lavorare in quella cava a cielo aperto anche di giorno. -
Nella sembrava alquanto disinteressata alle parole di suo fratello. Lentamente portò la mano al centro del suo petto cambiando espressione in volto e dimostrando una certa preoccupazione.
- Qualche cosa che non va Nell? -
- Torgon metta in guardia i suoi uomini, fra poco avremo dei problemi! -
- Ma che dite lady Nellarine? È tutto tranquillo qui. Solo gente fidata è a conoscenza di questa spedizione nel bosco. -
- Faccia come dice mia sorella. Guardi, anche i cavalli cominciano ad innervosirsi! -
Non avendo altre indicazioni, ma non avendo neanche una spiegazione sul perché inquietare i suoi soldati senza un apparente motivo, Torgon esitò a dare l'allarme. Improvvisamente, dal lato est del sentiero, il terreno sprigionò un piccolo nembo di fumo. Di lì a poco, dietro a quell'apparente cumulo di vapore scuro, prese forma una bestia mostruosa che ricordava le parvenze del cinghiale.
Anche se quello strano animale non si trovava proprio vicino al sentiero, un soldato ben sveglio si accorse della sua presenza e dopo aver fatto qualche passo verso il bosco, scoprì che si trattava di una creatura molto particolare che ormai nessun mortale aveva visto da tantissimo tempo.
L'animale, a vedere il soldato avvicinarsi, si allontanò verso l'oscurità.
- Musull?
MUSULL! ALLE ARMI! -
Torgon abbandonò la coda della colonna dirigendosi al galoppo, verso la fonte di quel grido.
- PRESTO! ARCIERI ALLE FRECCE INFUOCATE!
LANCIERI! FORMAZIONE A CATENA INTORNO AI CARRI! -
Anche il capitano degli auroniti impartì degli ordini ai suoi uomini nella loro lingua.
I sessanta, lasciarono la scorta ai carri e si posizionarono ad ampia scacchiera nei dintorni, in modo da coprire più terreno possibile.
- Un musull? Ma non erano una leggenda? -
- Sì Nell. Lo credevo anche io. Non sono veri e propri animali, ma creature del demonio. Una leggenda vecchia di centinaia di primavere, fino ai tempi del dominio di Rufus Penna di Corvo. -
- Non sembra pericoloso, pare che sia fuggito via. -
- Ti sbagli sorellina. Sicuramente era una sentinella, ora avvertirà il resto del branco. Teniamo gli occhi aperti e non ti allontanare mi raccomando! Non si conosce effettivamente la loro pericolosità, tutto quello che è a nostra conoscenza è stato appreso dai pochi scritti che parlano di loro, nella vecchia biblioteca del castello e dalle rappresentazioni in rilievo sul grande monumento in pietra che si trova nella piazza all'ingrasso di Pangoria. Sembrano fatti di spirito, ma per colpire devono rendersi corporei, materializzarsi. Lo fanno all'interno di una nube di fumo scuro, che sprigiona il terreno. Dopo quel momento possono attaccare e diventano vulnerabili, ma solo col fuoco oppure se qualcuno riesce a staccargli la testa, ma di questo ne dubito... -
Poco dopo solo silenzio in quella parte del bosco. La colonna di uomini e cavalli non proseguiva più, Torgon aveva deciso di mantenere le posizioni di difesa perché anche lui era convinto dell'imminente attacco da parte dei musull e di chissà quale altra terribile creatura. Ben presto quell'attesa fu interrotta dal grido di Nella, la medaglia le aveva ancora "parlato".
- FATE ATTENZIONE! ARRIVANO! -
Nervosismo, tanta agitazione ed incertezza. Tutti i soldati erano molto confusi perché non vedevano alcun nemico intorno e neanche udivano l'avvicinarsi del branco di bestie che si aspettavano. Torgon ripiegò verso la coda della colonna, era sua intenzione chiedere delle spiegazioni alla ragazza, ma durante quel breve tragitto fu avvolto da un denso fumo nero. Decine di altri fumi scuri furono sprigionati dal terreno circostante e molti soldati si ritrovarono improvvisamente sobbalzati per aria. Grida di dolore ma anche di paura si mescolarono al sibili delle frecce con la punta infuocata che contribuivano ancor di più ad illuminare la zona. Le bestie colpite dal fuoco, continuavano ad attaccare e trafiggere con le loro zanne, eccessivamente sviluppate, i corpi dei poveri malcapitati. Gli auroniti agivano in gruppi di quattro o cinque, riuscendo ad abbattere varie bestie ma ciò non fu sufficiente. Nella scese dal cavallo impugnando la spada e cercando di attirare l'attenzione di un musull vicino a lei. Dopo i primi colpi di spada, capì che erano bestie molto primitive e quindi tanto prevedibili nei loro attacchi. A quel punto, per lei era molto facile evitare di essere colpita dalle sue possenti zanne riuscendo anche a trafiggerlo in più parti, ma pareva non indebolire la bestia, dopotutto erano animali non viventi. L'unica soluzione era quella di attirarlo verso il gruppo di arcieri poco distante. Era molto sicura di sé, ma non aveva preso in considerazione un particolare molto importante: quelle bestie erano lì per lei.
Improvvisamente si sentì travolta e sobbalzata più avanti a causa di un violento colpo subito alle spalle che la fece cadere a terra rovinosamente facendole perdere conoscenza. Lo stesso animale le si avvicinò emettendo dei versi terrificanti ed innaturali. Così tanto forti che tutti i soldati e le bestie nelle vicinanze si fermarono ad osservare quello strano comportamento. Poteva colpirla ancora, ma non lo fece. Poco dopo, il musull che era il più grande e possente fra gli altri, il capo branco, si avvicinò a Nella e dopo averla annusata probabilmente per assicurarsi che fosse lei, l'afferrò per la cintura e con dei lunghi balzi si allontanò dirigendosi verso il bosco. Gradualmente anche gli altri musull si allontanarono facendo perdere le proprie tracce nell'oscurità.
- NOOO! NELLAAA! -
Gilbert si accorse troppo tardi che sua sorella era stata portata via da quella creatura. Era disperato perché già alla prima difficoltà non era stato in grado di proteggerla. Raccolse la sua spada rimasta sul terreno e mentre si apprestava a rincorrere il grande musull, fu fermato da Torgon.
- Aspetta figliolo. Non puoi farcela da solo è troppo pericoloso! -
- Ha preso Nell! L'ha portata via! -
- Hai detto bene. L'ha portata via afferrandola per la cintura... È un buon segno. Sicuramente per ora lei resterà in vita e non le sarà fatto del male, ma i motivi di tutto ciò li ignoro.
Riprendiamo la marcia, domani parleremo con tuo padre e decideremo come agire. -
Il giovane capì che Nouck era a conoscenza della vera identità di Nella, sicuramente era stato lui a mandare i musull per catturarla ma decise di non rivelare nulla a Torgon. Meglio lasciarla al capitano Cliff quella decisione.
La grande bestia si spostava con molta agilità anche nel buio, era diretta ad est verso il rifugio del suo signore e padrone. Poco dopo, per far sì che alla sua preda non accadesse nulla, ebbe cura di spostarsi mantenendo la testa sollevata in modo da tenere Nella lontana dal terreno, ma procedendo così era costretta a muoversi più lentamente.
In quella notte insolita, altre strane presenze si ritrovarono nel bosco. Tante farfalle lucenti si avvicinarono al terreno appena calpestato dal capo musull per poi fermarsi proprio in quel punto. Avevano l'intento di tener traccia del tragitto percorso dalla bestia durante la fuga. Poco lontano, altri tre abitanti del bosco si approssimavano a gran velocità intrecciando i loro spostamenti ed accarezzando, una per una, tutte le farfalle di luce che sostavano a poca altezza dal terreno. Erano alla ricerca del musull ma soprattutto erano interessate alla sua preziosa preda. Trascorse poco tempo da quel mentre e grazie alle amiche farfalle le tre misteriose figure raggiunsero il grosso animale che continuava ignaro la sua corsa districandosi fra gli alberi e le rocce che spuntavano dal terreno. Erano tre enormi lupi, due di loro erano grigi mentre il più grande dei tre aveva il mantello completamente bianco, come la neve. I grigi azzannarono il musull al collo costringendolo a fermarsi ed a lasciar cadere la donna sul terreno per difendersi. Fra i quattro vi fu una lotta cruenta, ma poco dopo il lupo bianco riuscì a raccogliere Nella ancora priva di conoscenza e poi, con non poche difficoltà, la portò via.
- Che strana sensazione...
Qualcuno mi ha avvolto in questo tessuto grezzo che punge maledettamente così tanto a contatto con la mia pelle. Mi stanno portando via. Ma dove?
E ora che succede? Ho tanto freddo!
Ma è acqua! Non posso muovermi!... Ho difficoltà a respirare, annegherò! NOOO! -
Cercò di gridare con tutte le sue forze, ma misteriosamente dalla sua bocca vennero emessi i gemiti di una neonata. Poi ancora buio e silenzio... Ma solo per poco. La quiete fu interrotta da un canto che si udiva in lontananza e che ascoltandolo pareva molto familiare. Era una melodia cantata dalle fanciulle del tempio. Voci candide, utilizzate solo per celebrare e festeggiare l'addio della stagione fredda e l'accoglienza al nuovo anno che corrispondeva all'arrivo della primavera.
Fu una notte molto fredda quella, ma di un tempo non ben definito. La bambina galleggiava sul fiume che scorreva lento e costante. Non si muoveva e non piangeva più. Forse aveva perso la sua di già giovane vita e probabilmente quella melodia che si udiva, era un addio alla terra che stava lasciando e l'accoglienza, forse, per una nuova esistenza. Poco dopo il suo corpicino, trascinato dalla corrente, giunse in un laghetto e permase lì fino al compimento di un evento misterioso che avrebbe segnato il suo destino ed anche quello di molte creature di quel bosco. Una strana farfalla sorvolò il laghetto illuminando la zona a lei sottostante. Era una farfalla lucente, una piccola creatura molto speciale. Da sempre erano considerate fantastiche e leggendarie, portatrici di tanta buona sorte a quei pochi uomini che ebbero la fortuna di incontrarne una. Si spostava con quel classico movimento irregolare dirigendosi verso la piccola e sprigionando su di lei una strana polverina che a contatto con l'aria si illuminava di un luccichio dorato che lentamente cadeva verso il basso. Altre farfalle di luce risposero al richiamo della loro simile ritrovandosi a volteggiare, quasi danzando, al di sopra della piccola. Una miriade di granelli di polvere luccicante furono diffusi nell'aria. Tante minuscole lacrime di luce che parevano esprimere lo stato d'animo di quelle piccole creature. Polvere molto particolare, che continuò a luccicare anche a contatto con l'acqua e scendendo giù formò una colonna di luce ben visibile a tutti gli esseri acquatici presenti in quel luogo. Improvvisamente la superficie del lago venne interessata da un lungo fremito, mentre la luce sul fondo moltiplicò in modo smisurato la sua intensità. Furono momenti prodigiosi diffusi dal volto magico della natura e nel contempo due splendide fanciulle emersero dalle profondità.
Lenti movimenti tanto misteriosi ed inspiegabili, le portarono su, fuori dall'acqua. Tanta magia che però non fu in grado di nascondere tutta quella tristezza che traspariva dal loro viso. Senza esitare sollevarono con un dolce abbraccio la bambina apparentemente priva di vita.
Erano due naiadi dalla straordinaria bellezza e nobiltà d'animo, due magiche entità custodi di tutte le acque dolci della natura. Potameide, ninfa del fiume e Limniade, ninfa dello stagno, erano accorse alla richiesta d'aiuto da parte delle loro piccole amiche luminose. Il suo minuscolo cuore non batteva più, ma la sua anima così forte e determinata a non abbandonare la terra che era stata tanto crudele con lei, aveva deciso di continuare a lottare senza arrendersi. Fu gran fortuna quella...
Fu sufficiente un soffio di aria immesso nella sua bocca da parte delle sue salvatrici, già conosciute da mille leggende come benefiche divinità della salute con facoltà guaritrici innaturali. Un soffio che le consentì di gemere come tutti i bambini con pochi giorni di vita, un soffio per continuare a vivere e portare a termine ciò che il destino aveva già scritto per lei. E fu così che la piccola bambina infreddolita ed affamata non voleva smettere di piangere, gemeva tanto forte che le due naiadi si accostarono alla riva per affidarla a chi sicuramente avrebbe saputo come prendersi cura di lei. Ancora una volta quel piccolo lago ebbe la fortuna di far specchiare sulla sua superficie l'immagine di un'altra fanciulla dalla bellezza fiabesca.
Ninfa immortale fra le alseidi abitatrici dei boschi, la Driade della quercia attendeva con impazienza sulla riva. Poco dopo l'accolse fra le sue braccia poggiandola sul petto e coprendola con i suoi lunghi capelli dal colore bruno. La piccola, sentendosi riscaldata e protetta smise immediatamente di piangere. Pareva che la quiete e l'armonia fossero ritornate, già così di casa in quei luoghi, ma all'improvviso un boato prolungato si udì provenire al di là del bosco. Le ninfe voltarono lo sguardo in direzione di Pangoria. Cambiarono umore all'istante. Erano molto turbate perché videro fiamme distruzione e morte. Le mura avevano ceduto agli attacchi dei ribelli e numerosi soldati cadevano sotto colpi di spade o azzannati da mostri provenuti dalle tenebre. Videro il grande monumento di pietra che si trova nella piazza, come se fosse lì davanti i loro occhi. Lo videro sgretolarsi, sembrava che stesse per crollare travolgendo tutti i presenti.
- VIA TUTTI, VIA! ALLONTANATEVI STA CROLLANDO! NO! NOOOOO! -
Nella si svegliò all'improvviso, era molto confusa e spaventata. Respirava affannosamente e con gli occhi sbarrati si guardò intorno cercando di capire dove era stata portata. Restò distesa su quello che, toccandolo con i palmi delle mani, le pareva un giaciglio fatto con paglia e foglie secche; le pareti intorno a lei erano di roccia scavate probabilmente dall'azione naturale dell'erosione. Anche la luce era naturale, sicuramente proveniva dall'esterno e ciò la indusse a pensare subito a due cose: che era giorno e l'uscita era molto vicina.
- Era un brutto sogno vero? Anche io sogno tante cose orribili. Così tanti brutti sogni che ormai non mi spaventano più. Non abbiate timore, non voglio farvi del male. -
Istintivamente la ragazza si mise seduta avvicinandosi quanto più possibile alla parete rocciosa e tirando a sé le ginocchia per aumentare ulteriormente l'eventuale protezione. Insieme a Nella c'era un uomo in quella grotta, era seduto su un masso poco distante da lei che mangiava qualcosa che aveva in mano, parevano frutti di bosco. Li mangiava in modo un po' rozzo quasi selvaggio, macchiandosi di rosso intorno alle labbra. Lei lo osservò fino in fondo, aveva qualcosa di molto familiare. Non erano i capelli lunghi fino alle spalle, color del grano maturo, ad incuriosirla, ma era la strana corazza che indossava e che sembrava essere fatta di spesse foglie verdi intrecciate fra di loro. La stessa che portava Sethium quella notte... Era lui.
- Il tuo nome è Sethium? Ti ricordi di me, quella notte? -
- Sì, Sethium ricorda. Avete fame? Sono fragole e mirtilli. Ne volete? Non sono cattivi. -
Lei fece un cenno per rifiutare, non aveva fame o probabilmente ancora non si fidava di lui. L'uomo per insistere si alzò repentinamente per porgerle quei frutti, ma fu colto da un improvviso dolore proveniente dalla schiena che l'obbligò a desistere, lasciando cadere le piccole fragole e qualche mirtillo che aveva nella mano.
- Che succede? Sei ferito? -
Sethium non rispose. Cambiò umore e voltando le spalle si avvicinò ad una roccia scolpita in modo da contenere una piccola quantità di acqua. Vi riempì una ciotola di legno per poi versare tutta l'acqua in essa contenuta, sul proprio petto. Lo fece più volte.
Poco dopo si udì uno strano rumore che pareva lo schioccare tipico di foglie verdi molto spesse, appena piegate. Gli intrecci della sua corazza si stavano gradualmente sciogliendo liberando il busto solamente dalla parte anteriore, poiché lungo la schiena tutte le lunghe foglie erano tenute insieme da una sottile ramificazione verticale per consentire loro di seguire il disegno delle sue costole. Non appena anche l'ultima fu liberata, Set lanciò un grido di dolore ed all'istante tutte le foglie si staccarono dal suo corpo per formare una strana pianta animata capace, una volta a contatto col terreno, di interrare le sue radici e mantenersi in piedi, come le sue simili. Nella rimase sconvolta, non tanto per quella pianta misteriosa, ma per aver notato due ferite molto profonde sulla schiena che fino a poco prima erano rimaste coperte dalle foglie. Due ferite molto strane perché nonostante fossero ancora aperte e tanto profonde, non sanguinavano.
- Sono ferite causate dalle zanne dei musull o di che altro? -
- Non lo so... -
Avere delle ferite di quel genere mostrando insofferenza ed essere in grado di trasformarsi in lupo, era la conferma che Sethium non apparteneva alla natura umana. Nella era molto incuriosita da ciò, ma per non irritare il suo nuovo amico cercava il modo giusto per chiederlo.
- Hai i capelli color oro, tipici degli elfi. Ma non hai le orecchie a punta. A quale razza appartieni? -
Set esitò a rispondere, aveva capito le intenzioni di Nella ma anche a volerlo, non era in grado di dare alcuna risposta.
- Non lo so. -
- Se vuoi ti posso accompagnare al castello, ci sono uomini che potrebbero curare quelle ferite. Ma... Perché non sanguinano? -
Sethium, che nel frattempo stava versando dell'acqua al di sotto della sua pianta-corazza, si voltò verso di lei fissandola negli occhi e avvicinandosi repentinamente, coprì la bocca di Nella con la sua mano in modo da impedirle di fare ulteriori domande.
- NON... LO... SO! -
- Chiedo di perdonarmi, non volevo apparire così invadente. -
- Perdonatemi voi, mia signora. Purtroppo non conosco le risposte delle vostre domande. -
I due erano molto vicini e Set non poté fare a meno di osservare il braccialetto con la medaglietta raffigurante una testa di lupo che Nella, molte notti prima, involontariamente strappò dal suo braccio.
- Ah si, il braccialetto... Prendilo è tuo. -
- No. Continuate a tenerlo, potrebbe esservi di grande aiuto, apparteneva a voi. Quando quell'uomo vi portò via dal bosco che eravate una piccola bambina, lo lasciò cadere contro la sua volontà. Sono doni delle custodi del bosco. -
Nella portò la mano sul petto, aveva inteso che Set parlava anche della sua medaglia.
- Sento che la portate con voi, so che si riscalda quando si avvicina una creatura del male. Contrariamente, questo piccolo dono che portate al braccio, se riscaldato, potrebbe far sapere ad alcune creature del bosco che avete bisogno del loro aiuto. Usatela con saggezza. -
- Ti ringrazio, ma come faccio a riscaldarla? -
- Sono spiacente ma anche a ciò, Sethium non è in grado di dare una risposta. -
A quel punto Nella si alzò dirigendosi verso l'esterno. Notò che il sole voltava ad occidente, stava per arrivare la sera.
- Ho perso troppo tempo. Devo raggiungere al più presto Pangoria. Vieni con me? Sarai curato. -
- Sethium è legato con lo spirito a questo bosco, non mi è concesso di lasciarlo. Per Pangoria segui il sentiero verso ovest. Troverai il tuo cavallo lì fuori, è arrivato fin qui da solo. -
Salutò il suo amico e lasciò la grotta, senza voltarsi. Keni era fermo a poca distanza. Guardandolo, le ritornò il sorriso e pensò che ancora una volta era stata accarezzata dalla fortuna. Saltò subito in groppa per dirigersi verso la città, galoppando fino a tarda notte.
- Nella! Sei viva! -
- Padre! Gilbert! Si sono ancora viva. È stato Sethium, l'uomo lupo, a salvarmi. Non è un umano, ma ha l'animo buono, ed è pieno di mistero... Vedo che la città non è stata attaccata e lì fuori non si vedeva alcun movimento di uomini. Ci sono delle novità rilevanti? -
- Non saprei Nell. L'unica cosa certa è che Nouck ora sa chi sei. Per cui entriamo dentro a parlare lontano da occhi ed orecchie poco affidabili. E ricorda, ancora nessuno deve sapere. Vieni. -
In una piccola sala del Palazzo di Comando, in Pangoria, vi erano tre uomini molto importanti ad attendere la ragazza: il capitano Torgon, il capitano degli auroniti Rantes e il governatore di Pangoria Ovisio. Tutti volevano sapere dove era stata portata a seguito del rapimento, perché proprio lei, ed anche come avesse fatto a sfuggire da un animale così possente.
- Vi ripeto che non ho idea del perché quella bestia abbia preso me. Sono stati degli uomini vestiti con strane armature colorate di verde, a salvarmi. Sembravano dei selvaggi del bosco, non era me che volevano, ma quella bestia. Mentre lottavano con quel musull, io sono riuscita a fuggire. Non ho altro da aggiungere. -
- Va bene così Nella... Signori, io credo che l'animale voleva portarla via solo perché era l'unica donna della spedizione. Ma ora non ha più importanza. Dobbiamo preoccuparci di questa finta tregua che non promette niente di buono. Alla prossima alba ci sarà l'assemblea con i cittadini, valuteremo quanti uomini saranno disponibili. Successivamente consulterò il veggente, anche se in questi tempi la sua mente sembra oscurata, sentiremo comunque la sua parola prima di prendere qualsiasi decisione. -
- Capitano Cliff, sapete benissimo che la testuggine non è in grado di presagire il futuro in modo perfetto. Necessita sempre di una interpretazione ben precisa. -
- Comprendo le vostre preoccupazioni, governatore. Ma non abbiamo altro su cui fare affidamento. Nell, ora va a riposare. Quando sarà il tempo, mi accompagnerai dal custode della testuggine. È un profondo conoscitore delle creature del bosco, chiederemo notizie su quei selvaggi. -
Fu una notte agitata per tutti, anche per i cittadini. Il veggente aveva parlato, ognuno si aspettava un imminente attacco e trattandosi anche di creature delle tenebre, sarebbero state avvantaggiate dall'oscurità della notte. Fortunatamente la quiete permase fino all'alba, ed anche in seguito. L'assemblea con i cittadini si rivelò alquanto irrequieta, ma al suo termine, molti uomini si resero disponibili e senza indugio furono forniti di armi ed armature. Nella restò in disparte. Nonostante l'impazienza, cercò di riposare, ma continuando a pensare a Sethium, il suo animo persisteva in una costante agitazione. Passò tutta la mattinata girando per le strade di Pangoria, soffermandosi a lungo sotto il grande monumento in pietra. Era la prima volta, eppure era lo stesso di quel sogno, nella grotta di Sethium. Lo ricordava benissimo, nella sua forma, le scene di battaglia rappresentate in rilievo e la sua grandezza.
Più tardi, quando Cliff e suo figlio Gilbert ultimarono con la consegna degli armamenti, raggiunsero Nella che il sole rivolgeva già ad occidente. Non vi era molta strada da fare, la dimora del veggente si trovava al di là della collina ad est di Pangoria, proprio nel tratto di terra dove le numerose rocce che spuntavano dal terreno, non consentendo ai contadini di coltivarlo, lasciano il posto ai primi alberi che formano il bosco di Hern. Nessuna recinzione e nessun mezzo di difesa a protezione di quella casetta. Ormai da tempo il veggente era rispettato anche dai nemici di Pangoria, nessuno avrebbe osato fargli del male, nemmeno i ribelli.
- Prima di incontrare il vecchio saggio, ci sono alcune cose che dovete sapere. -
- Non capisco padre. -
- È la sua personalità ad essere particolare, non dovrete mai contraddirlo. È molto importante. -
- Cosa intendi per personalità particolare? -
- Ha una malformazione al volto, dalla nascita. Non è mai stato un grave problema fisico, soltanto estetico ma soprattutto interiore. Il suo viso non è simmetrico: se osservi un profilo del volto e poi guardi l'altro profilo, hai l'impressione di avere un altro uomo di fronte a te. È sempre stato molto sensibile, anche quando da bambino veniva deriso e beffeggiato dai suoi coetanei a causa di quel problema. Quando a burlarsi di lui furono anche gli adulti, scappò nel bosco e lì vi permase per lungo tempo. Si dice che tentò di impiccarsi e che le entità del bosco lo strapparono alla morte. Per convincerlo a ritornare fra gli uomini, gli fu donata la capacità di presagire il futuro e tanta saggezza, in modo che fossero gli uomini a chiedere il suo aiuto, a farlo sentire molto importante per tutta la comunità... E così fu. -
- Capisco, forse anche io mi sarei comportata così. E la testuggine? -
- Lui è anche un uomo molto umile, non ha mai accettato di essere così importante. Rientrò in città dopo decine di primavere, in compagnia di una tartaruga gigante, alla quale attribuì le capacità di prevedere il futuro, affermando che lui era in grado soltanto di interpretare i suoi pensieri posando semplicemente la mano sulla sua testa. Ha un carattere molto fragile, per questo vi chiedo di non contraddirlo. Anzi, di non contraddirli. Sentirete le voci di due uomini da un unico corpo, ma non sono in grado di stabilire se vi siano anche due menti, tuttavia questo non ha importanza. A noi interessa capire le prossime mosse di Nouck e spero che la testuggine ci possa aiutare.
Ecco, siamo arrivati. Lasciate parlare me per ora. -
Una piccola casa di legno e mattoni, raggiungibile solamente da un piccolo e disfatto sentiero, era caratterizzata dalla precisione quasi maniacale nella disposizione di ornamenti e piantine sparsi un po' dappertutto nelle vicinanze.
- << Un po' più a destra... Ma no, non così tanto. Riportala più a sinistra! >>
// Non devi alzare il tono della voce con me! Così va bene, è allineata con le altre. -
- Ehm... Mastri Tebe e Tulliano? Perdonate il nostro disturbo! -
- // OH, sir Cliff, delle guardie di Bertolomeo. È un onore ricevere voi e i vostri amici nella nostra umile casa.
<< Si, un vero onore. Ma prego, venite dentro. Prego. >>
// Gradite un po' di zuppa di legumi? Sono buoni, coltivati nel nostro orto. -
- Vi ringraziamo, ma noi abbiamo già mangiato. -
// Chi sono i tuoi giovani compagni già armati da guerrieri? -
- Lei è Nellarine e questo è Gilbert. Sono miei figli. -
- // Sir Gilbert, Lady Nellarine? Bel nome. Io sono Tebe.
<< Ed io sono Tulliano. È un onore conoscervi. Ma dite... Nessuno mai viene a trovarci per il piacere di farlo. Dunque siete venuti perché avete bisogno del nostro aiuto. Dite, dite pure. >> -
- Chiediamo venia anche per questo. Ormai sono giorni che le forze malefiche del mago Nouck si preparano ad assaltare Pangoria. Sarebbe di grande aiuto conoscere il pensiero della tua amica testuggine. Il popolo è confuso ed ha tanta paura. -
- // La testuggine non parla più. E se lo fa, dice solo cose incomprensibili.
<< Tebe dice il vero. Sono passati molti tramonti da quando la sua mente è stata offuscata. Siamo spiacenti per non poter esservi di aiuto. >> -
- Come vostro amico, vi chiedo di provare ancora una volta a sentire la testuggine. Vi prego. -
- << E va bene, seguiteci. >> -
Andò velocemente verso il giardino situato nella parte retrostante della sua casa, senza preoccuparsi se i suoi ospiti gli stessero andando dietro. Era Cliff il primo a seguirlo e Gilbert dietro di lui. Nella si avvicinava lentamente, ma ancor prima di oltrepassare la recinzione del giardino, si fermò per un istante, portando la mano sul suo petto.
- FERMI! NON MUOVETEVI! -
Sguainò la spada impugnandola con entrambe le mani. La testuggine era lì, sotto le foglie di un alberello, al riparo dai raggi del sole. Le si avvicinò e socchiuse gli occhi...
- << NOOO! NON FARLE DEL MALE! >> -
Nella fece un balzo verso l'animale, e con la sicurezza e precisione di un falco che si scaglia verso la sua preda, sferrò un colpo in mezzo all'erba che si trovava proprio di fianco alla testuggine.
Quando alzò la spada, tutti i presenti ebbero modo di vedere che sulla punta della lama vi era infilzato uno scorpione che continuava a dimenarsi. Poco dopo svanì, senza lasciare alcuna traccia, neanche sulla parte interessata della lama.
- Opera di Nouck! Era quello scorpione ad ottenebrare la mente della tua amica. -
- // Si! Vi ringraziamo di cuore e chiediamo perdono se abbiamo dubitato di voi Lady Nellarine. -
Il veggente corse verso l'animale accarezzandolo, abbracciandolo e sorridergli per dimostrare tutto il suo affetto.
- << Ora è libera, lo sento. Vi siamo molto grati per tutto ciò che avete fatto. Saremo anche molto riconoscenti, se ci darete l'opportunità di farlo. >>
- Avrei una richiesta da fare... Che cosa sapete di Sethium, l'uomo lupo? -
- << Sethium? Si, certo che sappiamo di lui. E voi? Perché ci chiedete notizie di Sethium? >> -
- Mi ha salvato la vita, ero prigioniera di una bestia malvagia, un feroce musull. -
- << Molto strano che Sethium ha avuto un contatto con un umano... E poi lui non è un uomo >> -
- Sono a conoscenza di questo. L'ho capito guardando le due ferite che aveva sulla schiena, sicuramente causate dall'attacco del Musull. Erano molto ampie e profonde ma non sanguinavano. -
- // No. Non si tratta di ferite da musull. Sono ferite vecchie di centinaia di primavere. Provocarono a Sethium dolori che nessun uomo è in grado di immaginare e tutta quella sofferenza la porta con sé ad ogni nuova alba. Quelle ferite furono provocate dal maligno che diventò uomo e con l'inganno... Non saprei come dirlo.
<< Strappò le sue ali! Sethium non è un uomo, è un'entità angelica, un Serafino. >> -
A sentir quelle parole, Nella fu colpita da un sussulto che le scosse il cuore. Lasciò cadere sul terreno la spada che ancora impugnava, le mancava quasi il respiro. Aveva parlato, aveva toccato ed era stata salvata dall'essere spirituale che più di chiunque altro l'aveva da sempre affascinata.
- // Sì. Un angelo, ma non un Serafino! Tulliano, sei sempre il solito. La Corte Celeste, la Caelesti Hyerarchia, non ricordi più? Ne abbiamo parlato sei primavere fa e già fai confusione.
<< Serafini, Cherubini, si tratta sempre di angeli, che importanza ha? >>
// Ti ho detto che con me non devi alzare il tono della voce! Se gli angeli sono suddivisi in nove ordini, che a loro volta sono divisi in tre gradi maggiori, vuol dire che il Divino avrà avuto i suoi buoni motivi per farlo! Non è possibile che sia un Serafino, loro non hanno due ali come le aveva Sethium, ne hanno sei: con due si coprono il volto; con due i piedi, e le altre due le usano per volare e restare in continuo movimento intorno all'Altissimo. Insieme ai Cherubini ed ai Troni, compongono il primo grado maggiore della Corte Celeste. Il secondo grado maggiore è composto dagli angeli chiamati Dominazioni, Virtù e Potestà. Il terzo grado... -
- Vi chiedo di perdonarmi maestro Tebe, mi state dicendo che Sethium è un angelo disceso dal cielo? -
- // Non proprio un angelo. Sethium fa parte dell'ordine degli Arcangeli, sono denominati anche spiriti del fuoco. Insieme ai Principati ed ai semplici Angeli, costituiscono il terzo grado maggiore.
Gli Arcangeli e gli Angeli sono gli unici dei nove ordini, che possono avere contatti con l'uomo, con questa terra e chissà con quante altre. I soli che possono fare da tramite dall'uomo verso il Divino e viceversa. A differenza degli Angeli, gli Arcangeli hanno il compito di occuparsi dell'anima di intere comunità, l'anima di popolo. Armonizzano il rapporto dell'anima di ogni singolo uomo rispetto alle anime degli uomini dell'intera collettività. Di certo avrete sentito parlare di Rufus Penna di Corvo e del suo predominio su queste terre... -
- Fra storia e leggenda, tutti conoscono la vicenda del malefico Rufus e dei tre eroi misteriosi che sconfissero la sua armata per poi sparire immersi in altrettanto mistero. -
- // Si, voi dite il giusto capitano Cliff. Rufus un tempo era un uomo leale e dall'animo nobile. Fu un lungo periodo quello, dove tutti gli uomini di questa regione vivevano nella felicità e nella dignità del lavoro e della famiglia. Il maligno, invidioso di tanto benessere spirituale, salì dalle tenebre annientando la sua anima per impossessarsi del suo corpo. Poi gli fu molto facile salire al potere per sottomettere con tentazioni, corruzioni, debolezze e tanta tanta malvagità, quasi tutti gli uomini di queste terre. Nessuno poteva opporsi, chi osava farlo subiva le più orribili crudeltà. Quando il male raggiunse così tanta grandezza che nessun umano avrebbe più potuto debellarlo, il Divino decise di inviare sulla terra tre Arcangeli. Tre angeli guerrieri che indossavano una armatura ricoperta di lamine dorate ed erano armati con spade di fuoco. Armi speciali, portatrici di fuoco e di luce. Fiamme e lingue di fuoco per sconfiggere qualsiasi demone e creature mandate dal maligno, e poi la luce... La luminosità sprigionata dalla lama, sbaraglia le tenebre, trafigge il buio, acceca le forze oscure e riporta la luce a tutti gli uomini di buona volontà. Spade quelle, invincibili e capaci di rendere invincibili coloro che le impugnavano: tre esseri di luce discesi dal cielo che divennero uomini per vincere colui che aveva il potere della morte. -
- State parlando di Sethium e dei suoi due compagni? -
- << Adebiele e Fistael, Arcangeli anche loro, come Sethium. E così fu... Ben presto il male fu sconfitto, tutti i demoni furono cacciati dalla terra e costretti a ritornare giù, nelle tenebre. Ma ci fu un ultimo inganno da parte del maligno, dopo che fu costretto a lasciare il corpo di Rufus...
Ai tre eroi, mentre si accingevano a spiegare le ali per ritornare nel regno dei cieli, giunse la nuova di una donna che aveva deciso di perdere la propria vita per raggiungere i due figli periti in battaglia. Si trovava nel cimitero di Gothus, la vecchia Pangoria, per dare l'ultimo saluto ai corpi dei suoi amati figli prima di intraprendere il viaggio con lo spirito, verso il cielo. Sethium e i suoi compagni non esitarono per raggiungere quella donna e convincerla a desistere da quella pazzia. Lasciarono le proprie armi all'esterno prima di accedere in quel luogo sacro, in segno di grande rispetto per tutti quei corpi senza anima che lì vi riposavano. E l'inganno fu compiuto... Sotto le vesti della madre addolorata ed indifesa, si celava tutta la cattiveria del maligno, che all'istante si mostrò nella sua malvagità. Svegliò tanti morti di quel luogo, con i quali catturò i tre eroi celesti ormai privi di ogni difesa. Ciò che accadde dopo, già lo conoscete. Le ali furono strappate dai loro corpi e con esse la loro potenza riversata nella conoscenza e nella saggezza. Il malvagio li aveva privati anche della memoria, ogni singolo ricordo delle proprie origini e della loro missione fu cancellato, forse per sempre... Perché nessuno sapeva e nessuno doveva sapere di quanto accaduto fra le tombe del cimitero. E così i loro spiriti furono condannati a rimanere prigionieri di quei corpi a forma di uomo. >> -
- Ecco perché ad ogni domanda che gli rivolgevo, lui mi rispondeva sempre "non lo so". -
- // Sì. Lui non può più sapere.
<< Ormai quasi privi di forze e di ricordi, si rifugiarono nel bosco chiedendo aiuto agli spiriti che lo abitano. Per loro, l'ora della risposta non è mai tarda. Furono aiutati e curati dalle ninfe del bosco e un magico patto fu accordato: le ninfe donarono l'essenza del lupo e la viva corazza delle piante, in cambio della protezione a tutte le creature che trovano rifugio fra questi alberi. Da allora e fino a questo tempo, corpi di uomo e corpi di lupo si alternano nel rivestire il loro spirito, assicurando la naturale armonia del magico luogo che si trova alle spalle di questa piccola dimora. >>
// Si, tutto vero ciò che dice Tulliano. Anche il male lasciò queste terre. In quei giorni, tutto il popolo fu riconoscente. Tante feste e preghiere furono rivolte ai loro eroi. Ed anche un monumento fu eretto per non dimenticarli, proprio nella Radura delle Grazie, il posto dove i gli Arcangeli giunsero dal cielo. Tre grandi statue scolpite sulla roccia li raffiguravano con la forma di uomo. Posizionate su una nuvola di pietra tutta adorna di occhi scolpiti e rivolti verso tutte le direzioni.
<< Occhi di angeli. Rappresentano la presenza di colui che li governa, in tutti gli angoli della terra. La loro unione è scienza universale e celeste provvidenza del divino. >> -
Nella annuì. Ora conosceva la storia del suo amico. Voleva poter fare qualcosa per aiutarlo, ma non sapeva in che modo. Intanto raccolse la sua spada rimasta sul terreno, e nel mentre la infilava nel fodero della cintura, qualcosa turbò il veggente che si allontanò dalla testuggine per rifugiarsi in un angolo del giardino.
- // Tulliano! Hai visto cosa porta quella donna al braccio?
<< Certo che ho visto, non sono stupido come te! Si, è lei. È la portatrice della testa di lupo! >>
// Ssshccc! Non farti sentire! È la signora delle farfalle lucenti! Ti prego mandala via!
<< Tebe! Smetti di piagnucolare come un bambino! Non ci farà nessun male. >>
// Non lei. Non lei! Lui sa. Comprende, si trova ovunque! Verranno qui, ci uccideranno tutti! -
- Perdonateci per la nostra presenza. Consultate la testuggine sulle sorti di Pangoria, e noi lasceremo la vostra casa. -
- << La sorte di Pangoria interessa a tutti, anche a noi. Quando la mente della testuggine era ancora chiara, lei ha parlato sulla sorte di Pangoria. Tante volte abbiamo chiesto, e lei ha sempre risposto che la salvezza di Pangoria è scritta sull'occhio di pietra che guarda verso il cielo. Non dice altro.
E ora perdonatemi se vi chiedo di lasciarci nella nostra meditazione. >> -
- Non ricordo di sculture che rappresentano occhi di pietra, è evidente che l'occhio è uno di quelli che ornano la nuvola di pietra del monumento ai tre eroi. Vi ringraziamo per le preziose informazioni. Con la prossima alba andremo a vedere quel monumento nel bosco e leggeremo cosa c'è scritto su quell'occhio. Vi porgiamo i nostri omaggi mastri Tebe e Tulliano. -
- Io non attenderò la nuova alba, ditemi dove si trova quel monumento e se nessuno vuole venire con me, andrò da sola. -
- Nell, al nostro rientro in Pangoria devo garantire la mia presenza alla pianificazione delle difese in caso di attacco. Potrebbe accadere anche stanotte. E poi il tramonto non tarderà ad arrivare. -
- Dici bene, padre. Potrebbe accadere anche durante la notte. Eppure il segreto per evitare la morte a tanti cittadini, soldati e anche a noi, è scritto su una scultura che si trova a poca distanza da qui. -
- Hai ragione, ma non posso lasciarti andare da sola nel bosco. Rientriamo in città, ti affiancherò alcuni dei miei migliori uomini. Gilbert, tu andrai con lei. Ma vi voglio di rientro prima del tramonto. Nell, non dimenticare ciò che ti è accaduto con i musull. -
Senza perdere tempo rientrarono in Pangoria, e poco dopo Nella e Gilbert partirono diretti alla Radura delle Grazie, accompagnati da cinque soldati con l'ordine di proteggerli a tutti i costi.
- Gilbert, sei certo di conoscere la strada? -
- Sicuro che la conosco. Anche se è passato tanto tempo, ricordo bene quel monumento. Non credere di trovare ornamenti, fiori ed incensi lì intorno. Accade spesso così: noi uomini dimostriamo subito tanta riconoscenza e gratitudine ai nostri salvatori. Ma dopo poco tempo, quando sappiamo di non aver più bisogno di loro, lasciamo che si allontanino dalla nostra memoria. E qui, nella nuova Pangoria, tutto andò dimenticato. Solo ora che abbiamo necessità del loro aiuto, andiamo a cercarli... -
Gilbert aveva ragione, la piccola radura a forma circolare, trasmetteva tanta tristezza. Tutto il perimetro era delimitato da colonne sparse in modo irregolare, alcune erano state abbattute dal tempo e dall'incuria dell'uomo. Al centro, ben visibile anche da lontano, si ergeva la grande nuvola e su di essa tre uomini di pietra che ormai da tanto tempo, vegliavano su quella parte di bosco. L'umidità e la temperatura così mite di quella zona, aveva consentito al muschio e alle piante rampicanti di abbarbicarsi fino alle parti più alte della scultura, rubando parte del suo prestigio ormai dimenticato.
- Incredibile! La somiglianza con Sethium è impressionante. Mi chiedo perché si è scelto di rappresentarlo mentre impugna la spada verso il basso, al contrario i suoi compagni la portano nel fodero della cintura. -
- Non saprei Nell, ma che importanza ha? Fra poco calerà la sera, sarebbe più saggio trovare quanto prima l'occhio che ci interessa, sempre che sia questo il luogo dove cercarlo. -
Liberarono la nuvola da piante ed erbacce con non poche difficoltà. Tutti gli occhi furono scrupolosamente osservati, alla ricerca di uno scritto o di qualche segno particolare, ma non fu trovato nulla. L'unica certezza era che tutti i bulbi oculari guardavano in una differente direzione.
- Questo è l'unico che guarda perfettamente verso l'alto. Ma sia all'interno che al di sopra di esso, non c'è scritto nulla. E se... L'occhio stesse ad indicare qualcosa al di sopra della nuvola? -
- Hai ragione sorellina. Sopra c'è il tuo amico lupacchiotto che impugna la spada, probabilmente vuol dire che sarà lui ad aiutarci. -
- No Gilbert, troppo semplice. Questo è un vero enigma che non riusciremo a risolvere facilmente.
Il maestro Hiyang, con tutta la sua saggezza avrebbe saputo... Oppure già sapeva? -
Nella salì sulla nuvola di pietra e liberò la spada della statua di Sethium dalla pianta rampicante che l'aveva ricoperta quasi del tutto. Stranamente, solo quella parte di pianta era cresciuta più rigogliosa, con le foglie più larghe e i rametti più consistenti. Lei avvicinò il capo alla lama di pietra poggiando la sua guancia su di essa. Resto così per un po', voleva essere certa che la spada fosse...
- È calda! -
- Cosa hai detto Nell? -
- Ho detto che emette un leggerissimo calore! Hiyang già sapeva... Tutti i suoi insegnamenti per cercare di sentire il calore della nostra spada, avevano anche un intento diverso, e questa ne è la prova. -
Sfoderò la sua arma e senza esitare scagliò dei colpi su quella parte della scultura che rappresentava la lama della spada. I frammenti di pietra balzarono ovunque e Nella continuò a colpire fino a quando, ciò che aveva immaginato si tramutò in realtà.
- Guardate, la lama! C'è metallo sotto il rivestimento di pietra! Ne sono sicura, è la vera spada di Sethium... Ma cosa fate lì immobili a guardare? Presto! Aiutatemi a liberarla. -
- Ma Nell ci impiegheremo troppo tempo, ormai è calato il buio. Portiamola in città. -
- No, è troppo pesante! Abbiamo le torce. E poi se mi aiuterete tutti, ce la faremo in poco tempo. -
L'arma fu staccata dalla mano di Set e posata sul terreno. Altri colpi di spade furono scagliati sui pezzi di pietra ancora aderenti alla lama fino a liberarla definitivamente, anche dall'impugnatura.
- Fantastica! Ha il colore adamantino ed è pesantissima, credo che sia molto difficile maneggiarla. Questa è la spada più bella che abbia mai visto. -
Gilbert non poté resistere alla tentazione di toccare quella lama. Dapprima lo fece dal lato piatto, ma anche dalla parte affilata, strisciando le dita su di essa verso l'esterno, in modo da sentire l'affilatura senza tagliarsi. Stranamente ebbe una sensazione di rotondità da entrambi i lati.
- Avevi ragione Nell, è calda! Però non taglia... Guardate. Passo le dita da entrambi i lati affilati, ma non taglia, per niente. -
- Sir Gilbert. Farebbe meglio a maneggiare con rispetto quell'arma. Ora capisco di cosa si tratta. Ho letto molto sulle leggende di queste terre, ma non avrei immaginato che la Spada del Giudice esistesse realmente. -
- La Spada del Giudice? -
- Sì, è una spada sacra. Negli scritti, viene raffigurata avvolta dalle fiamme. Ha uno spirito proprio, non sempre rispetta la volontà di colui che la impugna. La vostra mano non ha avuto nessun taglio perché voi siete un giusto, e quella spada non combatte i giusti, solo con i malvagi la sua lama diventa tagliente. -
- Dammela! Questa la tengo io. La porteremo a Sethium, andremo subito a cercarlo nella grotta. -
- Nell, ti prego. Torniamo a Pangoria, è ora tarda ormai. L'abbiamo promesso a nostro padre, lo sai che si arrabbierà con me se non rientriamo subito... Mi ascolti?
Nella?... Oh no! Di nuovo la medaglia del lupo? Fra poco avremo guai! -
- Presto alle armi! Accendete tutte le torce e tenete gli occhi ben aperti, potrebbero sbucare da tutte le parti! -
Tutti i componenti del gruppo si riunirono in cerchio, dandosi le spalle reciprocamente in modo da coprire un eventuale attacco da ogni direzione. Per un po' di tempo nulla si udì nella radura, solo il frusciare delle foglie mosse da un leggero vento proveniente da est.
- Niente... Tutte sciocchezze. Se qualche volta è successo, sarà stata una fatalità. Vado a prendere i cavalli, sarà meglio lasciare questo posto quanto prima possibile. -
- No! Aspetta Patisso! Non ti allontanare, è pericoloso! -
Patisso era molto scettico sulla storia dell'uomo lupo, delle medaglie e dei mostri che sbucavano dal terreno. Si allontanò senza ascoltare il consiglio di Gilbert, verso un cumulo di macerie di quella che fu una decorazione in marmo, dove erano stati legati i cavalli. Anche gli altri uomini avevano abbassato la guardia, dopotutto non veniva udito o visto nulla di pericoloso. Ma mentre accennavano a seguire il loro compagno, l'urlo di Patisso risuonò per gran parte del bosco. Qualcosa l'aveva afferrato per la gamba e cercava di trascinarlo nel bosco.
- Patisso! Resisti!... Presto versi i cavalli! -
Era una bestia mostruosa dall'aspetto di un enorme lupo, con due coppie di corna dalle differenti dimensioni, prominenti dalla schiena e rivolte in avanti. La sua pelliccia nera sprigionava ancora un tenue fumo scuro e il suo continuo ringhiare rimarcava ancora di più le sue intenzioni cruente. Quando il gruppo raggiunse Patisso, la bestia, notando Nella che custodiva la spada sacra avvolta in un mantello, lasciò la presa dirigendosi lentamente verso di lei.
- Attenta Nella! Vuole te! -
L'animale, ebbe il tempo di fare solo pochi balzi che fu travolto da una serie di colpi di spada sferrati in più parti del corpo. Ciò gli impedì di avanzare, ma non di cedere.
- Maledizione! L'abbiamo colpito e trafitto tante volte ma non muore! Non muore! -
Le lame strapparono anche dei piccoli lembi di pelliccia che lasciavano vedere brandelli di carne e parti di ossa, ma nessuna goccia di sangue fuoriuscì da quel corpo.
- E ora... Se ci riesci, prova ad evitare anche questa! -
Nella era riuscita a sollevare la Spada del Giudice impiegando tutte le sue forze e cercando di avvicinarsi quanto più possibile all'animale. La lama venne giù solo con la forza del suo peso e trapassò il robusto collo come se non avesse trovato nessuna resistenza. Arrivò sul terreno sabbioso quasi senza fare rumore e subito dopo, accanto alla lama, la grande testa della bastia venne giù anch'essa che aveva ancora tremante la possente mascella. Svanì nel nulla in pochissimo tempo, insieme al resto del corpo. Gilbert raccolse un po' di terra proprio nel punto dove era scomparso quella sorta di lupo, la osservò da vicino per poi farla scivolare giù.
- Neanche una manciata di peli... Chissà quale prodigio riesce a creare un essere simile. -
- È evidente che non appartiene a questo mondo. Probabilmente il prodigio sarà servito a portarlo qui... Patisso va tutto bene? -
- Tutto bene Nella, grazie. Sono ferito alla gamba, se la fasciamo riuscirò a camminare. Chiedo a voi tutti di perdonarmi. Ultimamente siamo irrequieti, io più di tutti. Ma dimmi Nella, come riesci a capire quando dovrà arrivare una creatura delle tenebre? -
- Ora non è il momento di parlarne, meglio lasciare subito il bosco! -
- Gilbert ha ragione... Ma ormai è troppo tardi. Era una sentinella, ne arriveranno degli altri! -
- Non dovevamo venire qui così in pochi! Moriremo, moriremo tutti! -
L'angoscia dell'attesa si faceva sempre sentire di più e Nella era sempre più sicura del loro arrivo perché la medaglia a contatto con la sua pelle, continuava a rimanere calda. E così i fumi non tardarono a comparire. Tanti, troppi. Dalla distanza, si riusciva quasi a percepire il rumore dei vapori che emergevano con rapidità dal terreno. I fumi divennero così numerosi che in pochissimo tempo tutta la radura venne avvolta da nebbia scura che dissolvendosi gradualmente, mostrò alla luce delle torce ed al barlume della luna, un gran numero di bestie-lupo disposte in modo da rendere la fuga impossibile.
- Perdonami Nell. Anche questa volta non ho saputo proteggerti, mi dispiace tanto. Ma non attenderò da codardo che vengano a prendermi, li affronterò e morirò con dignità e onore. -
- Aspetta Gilbert! Abbiamo ancora un ultima speranza! -
La ragazza afferrò la medaglietta che era infilata nel braccialetto, strappandolo dal suo polso. La osservò un istante e poi guardò intorno a sé con smarrimento, verso tutte le direzioni. Repentinamente liberò la Spada del Giudice dal mantello che la ricopriva e senza perder tempo accostò la piccola medaglia sulla sua lama, assicurandone il contatto stringendo entrambi gli oggetti con la sua mano. Era calda, forse poteva funzionare...
- Set! Vieni ad aiutarci, non abbandonarci qui. Ti prego Set! -
Purtroppo Sethium non poteva sentire il richiamo della piccola medaglia dalla testa di lupo, tale segnale era destinato alle creature del bosco e Set, non lo era. Tuttavia quel gesto di Nella non fu del tutto ignorato.
- Guardate! Oltre agli alberi! Sembrano... Lucciole! -
- Non sono lucciole, sono farfalle lucenti! Vengono verso di noi, sono dappertutto! -
Provenivano da tutte le zone del bosco ed erano dirette verso Nella e i suoi compagni. Si spostavano volando a poca distanza dal terreno e ma prima di giungere nella radura, tutte le farfalle aleggiarono verso l'alto, trasvolando le bestie e mantenendo un movimento circolare. Di lì a poco si formò un grande anello di luce che ruotava lentamente su sé stesso e che all'improvviso sprigionò una pioggia di polvere lucente.
- Fermi! Rimanete al centro, non vi muovete! -
- Va bene Nella, faremo come dici tu. Sono farfalle magiche? E cosa accadrà adesso? -
- Non lo so. Ma credo che chiunque sia toccato da quella polvere luccicante, avrà dei problemi per muoversi. Manteniamoci alla larga da essa e vediamo cosa accade... -
La previsione di Nella era giusta. Tutte le bestie, appena il loro pelo veniva accarezzato da quelle particelle luminose, vennero colte da una forte debolezza che le costrinse, una dopo l'altra, ad adagiarsi sul terreno.
- È il momento giusto! Presto, ai cavalli! La grotta di Sethium non è molto lontana. -
Il gruppo si allontanò dalla radura avendo cura di evitare gli ultimi granelli di polverina magica che lentamente, posandosi sul terreno, svanivano perdendo tutta la loro luminosità. Anche le piccole farfalle lasciarono la radura per ritornare nei loro rifugi.
- Quella polvere mi trattenne distesa nel bosco per tutta la notte. Mi auguro che sarà così con quelle bestie. Non ci resta altro da fare che consegnare la spada a Sethium. Sono certa che ci aiuterà, lo ha già fatto tanto tempo fa. -
La fioca luce della luna aiutò il gruppo a trovare il piccolo sentiero che passava in prossimità della grotta. Lei era consapevole che i suoi compagni erano impauriti e stanchi, volevano ritornare al più presto fra le mura della città. Doveva fare in fretta, il posto era vicino.
- Ci siamo. Voi restate qui vicino al sentiero. Lui non ama stare in contatto con gli umani. Mi ha salvato la vita, sono sicura che non mi farà del male. -
Afferrò con una mano la spada ancora avvolta nel mantello poggiandone la lama sulla spalla mentre con l'altra mano reggeva la torcia. Per niente impaurita si diresse verso la collina dove fra le fenditure della parete rocciosa era celato l'ingresso sella grotta di Set. Già prima di entrare, notò che l'interno della cavità era illuminato da una leggera luce color arancio che pareva quella di una candela. Nella sorrise, pensò che Set era lì e ora poteva aiutarla. Varcò l'ingresso lentamente, cercando di non far rumore si diresse verso quella fonte luminosa. Sethium non era solo, era seduto su una grossa pietra intento ad osservare il suo palmo della mano dove vi era posata...
- Una farfalla lucente... Poco fa, ci hanno salvato la vita. Sono creature meravigliose. -
- Lo so, lei mi ha raccontato... Sethium è felice di averti qui.
Voi umani, cadete in errore quando le chiamate farfalle, perché non lo sono. Rivolgi a lei la tua mano, non aver timore. Invitala a venire da te, si chiama Ferli -
La ragazza posò la grande spada sul terreno e poi, con impazienza, tese la mano verso la piccola creatura luminosa. Ferli accolse l'invito della sua nuova amica e con un piccolo volteggiare si posò sul palmo della mano illuminandolo con una luce piacevolmente irreale. Si muoveva lentamente spostandosi anche sulle dita e le sue ali si accostavano e schiudevano piano, con movenza aggraziata. Nella voleva osservarla più da vicino, probabilmente non avrebbe avuto più la possibilità di ospitare un essere così magico nella sua mano. Perciò l'avvicinò al suo viso e socchiudendo un po' gli occhi per filtrare parte della luce da lei emanata, con grande meraviglia scoprì che aveva le sembianze umane ed era bellissima. Ferli le sorrideva, aveva il viso ed il corpo di una fanciulla stupenda ma Nella per l'imprevedibile entusiasmo, istintivamente sussultò e scosse leggermente il braccio facendola scappare via.
- Ferli no! Non fuggire ti prego! Non ti farò del male... È volata via. -
- Ritornerà. Sono delle piccole fate. Abitano qui fra questi alberi da sempre.
Per quello che possiamo, cerchiamo di proteggere il bosco dalle creature del male ed anche da alcuni di voi umani. E voi? Quale motivo così importante vi ha portato ad attraversare il bosco nella notte, per venire da me? -
- Una cosa molto importante che ti aiuterà a ricordare il passato. Almeno lo spero... -
Sistemò la torcia in una fenditura della parete rocciosa e repentinamente liberò la spada dal mantello che l'avvolgeva. La posò con cura sul giaciglio di foglie secche e senza distoglierne lo sguardo fece un passo indietro per invitare Set ad avvicinarsi.
- Sicuramente un tempo ti apparteneva. Oppure, per meglio dire, era tua compagna...
Gli umani la chiamano la "Spada del Giudice", dicono che è lei a decidere quale nemico colpire. -
A sentire quelle parole, Set balzò in piedi e raggiunse velocemente l'arma sacra. Osservò anche lui quella lunga e splendida lama dal colore insolito.
- Guardandola, la memoria non accompagna i miei pensieri.
Perché dite che questa spada appartiene a Sethium? -
- Era nascosta sotto uno strato di pietra all'interno della statua che si trova nella radura a sud, fu costruita dagli uomini tanto tempo fa. Rappresenta tre valorosi eroi che salvarono l'intera regione dal maligno. La scultura dell'eroe che impugna questa spada è raffigurata seguendo accuratamente le sembianze di Sethium. Sei tu che hai salvato la nostra gente... Prova a prenderla. -
Sethium esitò un po' perché non riusciva ancora a ricordare. Ma attratto dalla curiosità e dalla voglia di conoscere il suo passato, afferrò la spada osservandola per varie angolazioni, poi rivolse lo sguardo verso Nella. Per avere più sicurezza nel maneggiarla, decise di stringere forte l'impugnatura ma improvvisamente la lama fu avvolta dal fuoco. All'istante l'interno della grotta fu illuminato come mai era accaduto e il rumore emesso dalle fiamme sprigionate, era così intenso da marcare ancora di più la forza e la potenza di quell'arma straordinaria. Fu un evento inaspettato per i due, soprattutto per Set che istintivamente allentò la presa lasciando cadere la spada sul terreno.
- Ti ha riconosciuto. Coraggio... Raccoglila. -
Seguì il suo consiglio, senza parlare. Impugnò la spada respirando profondamente, lo fece con decisione così come aveva fatto prima. Ancora una volta la lama fu avvolta dal fuoco, ma stranamente le pareti non furono più illuminate dal riflesso della sua luce. Agli occhi di Nella divennero scure, soffici, sembrava che ondeggiassero come delle tende al vento prive di materia e in poco tempo tutto fu oscurato nella grotta, finanche il terreno non rifletté più la luce. La ragazza osservava con apprensione l'unica cosa ormai visibile: la spada infuocata e Sethium che la impugnava; poi intorno fu solo buio. Guardandolo in viso, si accorse che aveva gli occhi socchiusi e le sue palpebre tremanti lasciarono ad intendere che la spada aveva trovato qualcuno in grado di ascoltare la sua voce, sicuramente aveva ritrovato il suo vecchio compagno.
Tutto era così irreale intorno a lei. Nella non sentì più la cognizione dello spazio e della distanza ma era una sensazione piacevole, sentiva per l'ennesima volta di respirare magia, con tanto benessere e tranquillità. In dissolvenza, gradualmente intravide qualcosa in movimento alle spalle di Sethium, un qualcosa che non rifletteva la luce della spada ma rivelava luminosità propria, anche se pareva essere senza materia poiché l'oscurità delle pareti traspariva in essa.
Erano piume dorate. Si manifestarono tutte ai suoi occhi, formando due grandi ali di luce che lentamente tendevano a schiudersi fino ad occupare, al massimo della loro apertura, gran parte della grotta. Il cuore di Nella batteva forte, era piena di gioia ma aveva anche così tanta reverenza nei suoi confronti che spontaneamente si inginocchiò davanti a lui. All'improvviso lo spazio intorno si tinse di cielo notturno, impreziosito da un'infinità di stelle tutte caratterizzate dal continuo luccicare naturalmente disordinato. Solo tre, vicine fra di loro, si distinguevano per una lucentezza più intensa che continuava ad aumentare perché si stavano avvicinando e divenivano sempre più grandi. Poco dopo vi fu l'impatto con la terra, lì dove neanche una pietra fu mossa, quell'evento venne considerato prodigioso poiché accolse l'arrivo di tre Arcangeli inviati dal Divino, protetti da un'armatura fatta di lamine d'oro e armati di spade infuocate. Nella si ritrovò a seguire uno dopo l'altro, eventi vissuti da Sethium centinaia di primavere passate. Vide i tre eroi celesti avanzare in battaglia contro le forze del male per combattere le creature provenute dalle tenebre e migliaia di uomini con l'anima diventata serva del maligno. I suoi occhi increduli li videro scagliarsi contro i loro nemici, videro tanto sangue versato da essi e tanta paura nel volto delle persone indifese appena salvate. Per un istante ci fu tanta luce e serenità. E poi ancora cielo grigio, nubi scure a sovrastare sul cimitero. Videro una donna in lacrime, videro l'inganno ed i tre eroi soverchiati dai non morti.
Lei, li vide privati della loro armatura e...
... Non trovando il coraggio di continuare a guardare chiuse gli occhi portando le mani al viso, con la speranza di non udire le loro urla di dolore.
Ancora una volta fu solo il silenzio, poteva udire soltanto il suo respirare forte e i battiti accelerati del suo cuore che risaltavano il suo stato di agitazione.
- Principessa... Liberate il vostro splendido viso, è tutto finito ormai. Grazie a voi Sethium è stato toccato dalla luce della conoscenza. Ora so di quello che è stato... -
Nella alzò lo sguardo guardandosi intorno. Le pareti ed il terreno erano ritornati ad essere di roccia, come sempre. Le fiamme erano sparite dalla lama della spada sacra e con esse erano svanite anche le ali fatte di luce. Egli volse lo sguardo dietro, verso la sua schiena alla ricerca di quella parte si sé che sapeva di non poter trovare. Respirò profondamente e sorridendo le offrì la sua mano per invitarla a rialzarsi.
- Non voi... Sarà Sethium ad inchinarsi davanti alla nobiltà della vostra anima. Non dimenticherò mai tutto ciò che avete fatto per me e non sarà dimenticato neanche dai i miei compagni. -
- Parli di Adebiele e Fistael? -
- Sì. Devo aiutarli a ritrovare la luce perduta. Non c'è più il tempo per l'attesa, perdonatemi ma ora devo raggiungerli. -
- La mia gente ha bisogno del vostro aiuto, le forze malefiche di Nouck si stanno preparando per attaccare, vogliono impadronirsi di tutto il regno e far scendere l'ombra del male su queste terre. Prenderà anche il bosco... Ritornerai ad aiutarci? -
- Sethium sarà al vostro fianco anche quando non lo vedete, mantenete accesa in voi la luce della fede, in modo che io possa trovare il sentiero per raggiungervi.
Vi auguro la più magica delle notti, mia signora. -
Si inchinò e baciò la sua mano. Fece alcuni passi indietro continuando a guardarla negli occhi per poi voltarsi e sparire nella notte. Lei restò un po' a guardare in quella direzione, forse sperava in un suo, improbabile, rientro nella grotta. Ma ben presto ritornò in sé, prese la torcia e con l'entusiasmo e l'ottimismo felicemente ritrovati si avviò verso l'esterno per raggiungere i suoi compagni.
- Un angelo mi ha baciato la mano, mi ha salvato la vita... Ma merito tutto questo? -
Scendendo dalla collina continuava a pensare al suo amico, ogni tanto rivolgeva lo sguardo al cielo cercando di immaginare in quale angolo dell'infinito potesse trovarsi il suo mondo. Improvvisamente notò una stella cadente che per un attimo cercò di diventare anche lei una piccola protagonista nel firmamento. Nella si fermò e chiuse gli occhi. Espresse un desiderio, desiderandolo così tanto. Con la speranza che la stella più luminosa la stesse ad ascoltare.
FINE
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