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2 - SABATO. Sul viaggio di ritorno
Alle sei devo trovarmi a casa, sono in corsia di sorpasso e penso: com’è strana la vita, continuo sempre a ripetermelo da quando faccio questo lavoro. L’autobus è semideserto 9-10 persone in tutto, radio spenta, il mio collega dorme tre sedili più indietro. Ma alla fine che cos’è la vita? La strada asfaltata che corre via sotto di me? Gli autotreni stranieri che non si sa da dove arrivano e non si sa dove vanno? La vita è un dono, una sorpresa, un dispiacere. Ogni giorno le posso dare un significato diverso. Oggi per l’ennesima volta mi sono venuti gli occhi lucidi. Mi succede sempre quando vedo due persone che si salutano, forse per l’ultima volta. Stamattina si trattava sicuramente di un fratello e di una sorella: era lui che ripartiva, probabilmente tornava in Argentina. Adesso, mi vengono in mente storie di nostri emigranti, quando all’epoca non c’era molta scelta: o partivi o morivi di fame. E lui ripartiva di nuovo: capelli bianchi, viso segnato dal tempo, mani che parlavano di sacrifici e due occhi piccoli e rammaricati: ”Forse questa è l’ultima volta che ci salutiamo”, sicuramente sarà stato questo quello che avranno pensato mentre si abbracciavano e piangevano. Un attimo dopo ho chiuso la porta, dato un po’ di gas all’acceleratore e ho “diviso” forse per sempre due vite, due anime.
Non riesco a rimanere freddo e ogni volta è sempre la stessa storia. Mi commuovo come un bambino.
Biiiip, la sbarra del casello si alza e in questo momento sembra una bandiera a scacchi più che un congegno automatico delle autostrade, la giornata lavorativa è prossima alla conclusione, alle sei devo trovarmi a casa per le solite faccende. Da quando vivo solo, tutto è in funzione della mia volontà. Se si fa la spesa il frigo è contento quando lo apro, altrimenti quel vuoto triste mi suggerisce solo una cosa: è meglio che stasera ceno dai miei!
Infatti, sono quasi le 20 quando suono il campanello della mia “vecchia” casa, mi apre mio fratello:
-ciao Bro!
-ciao
-Ti sei pentito? Torni a vivere con mamma e papa’?
-No, macchè, è solo che stasera non avevo voglia di cucinare…
-Si, si ci credo proprio, se prepari e mangi come quando ti sono venuto a trovare l’ultima volta, ho capito proprio perché stasera sei qui…
Aveva ragione, ma era il mio brother e a lui non riuscivo a mentire e quando lo facevo mi sgamava tale e quale. Ad ogni modo la cena è stata ottima (abituato ai miei piatti…), ai miei da quando non vivevo più con loro faceva solo piacere se li andavo a trovare, anche se non avevano accettato ancora la mia decisione, all’epoca quando ero andato via ero stufo dell’ennesimo litigio, dell’ennesimo amaro in gola da mangiar giù. Quante cose erano cambiate. Sono cambiato io, è cambiato mio fratello: più alto, timbro di voce più basso, capelli lunghi, i miei più anziani. Che strano effetto, prima non me rendevo conto.
-Allora come vanno le cose al lavoro?
Come al solito mio padre ha sempre molta fantasia, tanto che ogni volta che ci vediamo mi fa sempre le stesse domande.
-Ma... tutto ok. La paga è diventata un po’ bassa da quando sto per conto mio, per il resto non mi posso lamentare.
-Te l’avevo detto che era una scelta sbagliata, te l’ho ripetuto chissà quante volte, ma sei sempre stato cocciuto!
Così come al solito l’apparente e tranquilla cena per il figliol prodigo si è trasformata nell’ennesima occasione per criticare le mie scelte passate e presenti.
-Che cosa? Vuoi cambiarti la macchina! Sei un irresponsabile! Pensa a tenerti stretto il lavoro!
Sono le ultime parole che sento dopo essermi alzato frettolosamente e aver chiuso il portone dietro di me. Mi ritrovo in strada, a piedi verso la macchina con quello stesso amaro in bocca di una volta, e come una volta le sue parole non mi lasciano indifferente… e poi proprio ultimamente in ditta circolava una strana aria, come di crisi, ma lavorando da diversi anni conoscevo questi periodi: sono parentesi, poi di solito il lavoro prende il sopravvento su ogni cosa e tutto passa. Certo i discorsi ed i modi di pensare di mio padre non mi rendevano sereno affatto, ridimensionavano i miei sogni, è sempre stato una zavorra, sempre troppo pesante. Per di più stavolta il periodo di “buio” aziendale continuava…
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