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Un giorno a Barcellona
L’aereo è davanti a me. Ma davvero fra un attimo ci salirò, da sola?? Mi guardo dentro: poca, pochissima ansia, più per la corsa fatta per arrivare in tempo all’aeroporto che per la mia “atavica paura di volare”.
Salgo. Posto assegnato lato corridoio.”Ottimo?"penso fra me- così se voglio scendere…”Mi siedo. Non sono comodissimi i sedili degli aerobus, rigidi e un po’ stretti, ma il volo sarà breve: solo novantacinque minuti per raggiungere Barcellona. Procedura d’imbarco effettuata, mi allaccio la cintura. Il rumore dei motori mi fa chiudere gli occhi…sono in volo!! Il tempo viaggia veloce fra la lettura del mio libro preferito ed i pensieri. Ho un’immagine davanti, precisa, nitida…tu che mi aspetti …Come sarai vestito: jeans? Maglia bianca o quella blu? Occhiali da sole, quelli sicuramente, non li levi mai e devo abbassarteli a volte per guardarti bene negli occhi. Chiedo l’ora al mio vicino. L’una e dieci, manca poco. L’aereo comicia la sua discesa guardo il sole ed il cielo azzurro sopra le nuvole e il cuore accelera la sua corsa. E’per l’atterraggio o perché fra un po’ potrò abbracciarti? Siamo a terra. Accendo il telefono…” Sono al Terminal A, da dove dovresti uscire…dove sei? “Mi guardo intorno…Sono al B!! L’aereoporto è grandissimo…”Dove ci incontriamo?”rispondo “Resta lì, vengo io..” Esco fuori e mi vengono incontro tre tipi con telecamera e microfoni.:” Abla espanol?” NO! non parlo spagnolo e non voglio essere intervistata da una tv Catalana! Il mio sguardo oltrepassa le centinaia di persone che affollano il marciapiede…ma tu sei così alto e ti inquadro da lontano: jeans, t/ Shirt bianca, occhiali da sole. Faccio lo slalom fra la gente e sono davanti a te. Ti abbraccio! Adesso si che il cuore batte!
. Sei rilassato e contento…”Hai solo questo zainetto?” “Si “ ti rispondo …”Per un solo giorno”…Il mio giorno con te a Barcellona. Un sogno che si avvera, la mia pazzia di quest’estate comincia.
Saliamo sull’autobus: è la terza volta che vengo in questa città, ma niente mi risulta familiare nelle strade che percorriamo per andare in albergo…la mia memoria storica ha compiuto un altro dei suoi miracoli, cancella del tutto i ricordi poco importanti ed è come se vedessi Plaza de Espana per la prima volta. In albergo poso lo zaino, mi lavo le mani, mi guardo allo specchio…”rossetto!” ma prima ti bacio. Cadiamo sul letto abbracciati. Ti guardo, ti accarezzo i capelli, ti sento sotto di me, mi abbracci, mi baci …C’è tempo! Adesso fuori in questa città che ti ha ospitato nel tuo viaggio della “consapevolezza”.” Posso camminare da solo “ mi hai scritto qualche giorno fa. Ho fatto bene a spingerti a partire e non siamo mai troppo grandi per crescere ancora. Avevi così tanta voglia di farlo questo viaggio…Ed ora sono qui con te a condividerne l’ultimo giorno. Mi sentivo con te anche nei giorni in cui non c’ero fisicamente…sentivo i battiti del tuo cuore quando guardavi un giardino o la casa di Hansel e Gretel .
Alle tre il tuo stomaco reclama. La frutta colorata, fresca, a pezzettoni presa al mercato ferma la fame. La mangiamo in piedi sulla Rambla, fra la gente. Hai fatto programmi: torni con me a Casa Batllo’, quando ci sei stato la prima volta mi hai detto che ti si sono riempiti gli occhi di lacrime per l’emozione ed è così anche per me: i colori, le forme arrotondate, l’uso armonioso del legno e del vetro amalgamati insieme in una casa che vive, respira, trasmette emozioni a chi la guarda, la tocca. Il patio fra cielo e terra con i colori del mare che degradano nelle mille sfumature dell’acqua. La terrazza con i camini, la forma della schiena del drago con i suoi guerrieri e la croce sulla base a forma d’aglio. Tutto si può guardare con occhi sempre diversi. Vuoi essere fotografato, come potevi farlo quando eri da solo? Anche la voce dell’audioguida è piacevole come la musica di sottofondo. C’è una sorta di armonia dentro e fuori di me. Vorrei rimanere ancora fra quelle mura ed ascoltarle ma un giorno non è eterno e usciamo di nuovo fra la gente. Metropolitana.
Arriviamo nella piazza di questo quartiere. “Ci fermiamo a bere qualcosa?”È un tipico locale, una vineria, beviamo “cavas” accompagnato dalle olive con acciughe più buone che abbia mai mangiato. Ci guardiamo negli occhi seduti al bancone ed è come sempre: tu mi entri dentro, oltrepassi l’iride, la pupilla, il bulbo oculare e mi tocchi lì, dove io penso possa esserci l’anima.
Sono le sei e sei un po’ stanco per i chilometri e chilometri macinati in questi giorni. Un giro al porto, la Rambla del Mar è affascinante per le sue curve e vorrei fermarmi sulle panchine riparate dal vento o forse tornarci insieme d’inverno quando è più freddo e più grande la voglia di tenersi abbracciati. Torniamo in albergo, a cambiarci per la cena. Ho portato il vestito che abbiamo comprato insieme. In camera la stanchezza si fa sentire ed il letto è lì…facciamo l’amore. Ti riaccolgo dentro di me con l’emozione di sempre. Mi riapproprio di te, della tua pelle, della tua lingua, del tuo odore. Hai questo modo buffo di avvinghiarti a me…sarà perché le tue braccia sono così lunghe che potrebbero compiere due giri completi attorno al mio corpo…Ti addormenti per pochi attimi, come sempre, dopo, e mi piace sentirti abbandonato nell’incavo della mia spalla.
Ci vestiamo. Tu non lo sai, ma sei vestito come tre mesi fa: la prima volta che mi hai portata fuori a cena…tre mesi…così poco tempo e così forte l’intensità delle emozioni…Sono come stordita, la sangria come aperitivo potenzia il mio stato confusionale, ma ci sono, non voglio che mi sfugga neanche un momento di questo giorno. Il ristorante al porto è perfetto per essere collocato nei ricordi come il più romantico: il profumo e il respiro del mare, la luce blu sul tavolo, io e te, lontani da tutto, dalle incertezze e dai timori, da orologi che corrono, io e te senza fretta. Una sera tutta nostra da vivere, ricordare, assaporare…così come la crema catalana.! Ma chi ci ha messo la cannella?? Niente “acquardiente”sarebbe troppo sul cavas, sulla sangria e sul vino della cena…almeno per me, che mi alzo leggera mentre ci incamminiamo costeggiando il mare. Perché il tempo non si dilata quando vorresti? Nella rambla la gente continua a vivere anche a quest’ora. Al Rock Cafè c’è troppo confusione per la birra della buonanotte mentre è perfetto il pub al di là della strada.
Il retrogusto un po’ amaro della Guinnes si confonde attraverso i baci. Lo sento sulle labbra, sul collo, sul seno e sulla pancia e ancora più giù…Ci addormentiamo. Abbracciati.
È breve la notte a Barcellona e le voci nella strada mi svegliano insieme alla luce che oltrepassa la tenda. Dormi. La barba più lunga, i capelli arruffati, disteso su un fianco sembri ancora più magro. Ti accarezzo piano la schiena, lì dove due buchi mi fanno pensare alle fossette sul viso di un bambino. Ti svegli. Mi abbracci, mi vuoi ancora e…forse diamo la sveglia ai nostri vicini…Al tavolo della colazione mi dici che è strano non essere solo.
Il Palau della musica è la nostra ultima visita. E’bellissima l’atmosfera che si respira, è magia, al punto tale che riusciamo a capire la guida spagnola che parla in inglese! Penso a come sarebbe sentire un concerto in quella sala e vedo sfilare sul palco musicisti e cantanti…La musica è la mia passione e ce ne sarà una ad accompagnare anche questo ricordo.
È ora di prendere le valige ed andare all’aereoporto. Odio gli addii, anche dai luoghi, dai profumi, dai colori
Ti faccio una foto mentre mangi il panino all’aereoporto, ma è troppo vicina, verrai malissimo!
Sull’aereo siamo vicini e ti tengo forte la mano mentre vuoti d’aria mi procurano balzi allo stomaco. La mia testa sulla tua spalla nasconde una lacrima, con vita propria, al di là della mia volontà. Dura un attimo il volo siamo già a casa. Stringo forte pugni e denti mentre aspettiamo la tua valigia sul nastro che gira.
“Sono felice che tu sia venuta” lo so, l’ho visto nel tuo sorriso e nei tuoi occhi in queste ore. “Vediamo come si mettono le cose”…Vediamo…ma quello che abbiamo vissuto non si può cancellare. E se anche tutto finisse domani, le nostre “ventiquattrore a Barcellona” sono qui, dentro di noi, gia’ un po’ al di là dello spazio e del tempo, strappate con forza a questa strana estate fatta di pioggia, lacrime e sorrisi, abbracciate forse alle forme sensuali e morbide delle piastrelle di Gaudì. Ci sono sogni che finiscono all’alba ed altri che ci accompagnano per tutta la vita. Non sempre si distinguono gli uni dagli altri. Ma il mio è in un posto protetto, in quella parte del cuore di cui solo io ho la chiave…e credo di averla persa…a Barcellona.
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