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Pensieri d'aprile
È che io non ci credo che tu non ci sei, perché io ti vedo. E anche se dici che non vuoi, io non ti credo, perché io lo vedo. Allora preferirei essere cieca, dannazione, così smetterei di vedere l’impossibile. Lo sai, io non lo credevo possibile, solo che tutti ci guardavano, e hanno convinto anche me, ma credimi prima io neanche ci pensavo a noi due, eravamo io da una parte, e tu dall’altra. E adesso ogni volta che ti penso è con me.
Mi vedo lì fuori ad aspettarti, e tu che non te l’aspetti. Bevi qualcosa? No, grazie. Cooosa? Sì, invece, e già che ci siamo mangiamo pure.
No, oggi la luna non te l’ho portata, e non te la porterò neanche domani, ne dopodomani, ma il bar all’angolo fa degli ottimi panini.
Non mi piace il tavolino sulla terrazza vista mare a lume di candela, e non fare quella faccia che tanto lo so che non piace neanche te, è solo per dire agli amici che hai ricevuto quella cosa, ma poi nasconderai a me e a loro quanto è stato noioso, come nasconderai che abbiamo mangiato panino con la porchetta seduti su un marciapiede, ma anche quanto è stato davvero divertente.
In fondo potresti essere anche una persona noiosa, non mi passerebbe mai per la testa di passare tutte quelle ore con una persona come te, è solo che ti amo, e allora stare con te mi piace, tanto anche se non parli e guardiamo il muro, io sto con te e allora ho i brividi lo stesso.
Mi è sempre sembrato così retorico sentir dire mi perdo nei suoi occhi, sembra così banale e scontato, ma cazzo io nei tuoi occhi mi ci perdo davvero, e non credevo che anche solo guardandoti senza sfiorarti mi sarebbe venuta la pelle d’oca. E come lo dico io che mi perdo nei tuoi occhi, che se mi tocchi ho i brividi, che quando ridi io sto da Dio, che quando piangi sto male, che quando non ci sei mi manchi, che quando ci sei ci sono veramente anch’io, che veramente io sento di essere viva e che appartengo a questo mondo che dicono così di merda, ma che quando sto con te, cazzo, io ringrazio Dio per ogni istante che ci passo in questo mondo, che tanto la puzza non si sente perché l’amore è il deodorante, e io sono così inebriata da questo odore che nello stato accanto è scoppiata un’altra guerra e io non me ne sono accorta.
Tu non lo sai che ti amo, e come faccio a dirtelo se poi mi riderai in faccia, o forse fingerai dispiacere; io preferirei sapere che tu non vuoi stare con me perché non provi niente, ma come si fa quando so che non vuoi stare con me, ma che provi anche tu qualcosa.
Ti immagini, anche solo una volta, svegliarsi insieme la mattina e girarsi dall’altra parte per paura di aprir bocca, ma baciarti lo stesso, perché ti amo, anche quando mangi la cipolla. E poi prepararti la colazione, ma appoggiarla sul comodino perché prima ci facciamo le coccole e poi ci picchiamo, e poi io fumerò una sigaretta e tu mi dirai che fa male e ancora una volta mi dici che dovrei smettere e poi mi chiederai una sigaretta, e io non te la darò perché ti dirò che fa male e che non dovresti iniziare perché poi non riusciresti più a smettere e tu mi dici che invece dovrei farlo. Allora butto via la sigaretta così almeno mangiamo le brioches e nessuno dirà all’altro di smettere perché le brioches sono buone e non fanno male.
Poi comincerai a cercare di mettere insieme delle parole che io non ascolterò, anche se mi interessa ascoltarti, ma non so perché, non t’ascolto. E dopo da sola mi metto a pensare e cercare di ricordare cosa mi avevi detto, così quando non ci sei io ti ascolto, e quando ci sei ti guardo, così sto più tempo con te. Non mi piace stare con te quando piove, ma solo se noi siamo sotto la pioggia e tu vuoi cercare di dirmi delle cose che non hai mai avuto il coraggio di dirmi, e naturalmente io non ho l’ombrello e non ho capito bene cosa volevi dirmi e forse non me l’hai neanche detto, perché non ce l’ho fatta a non baciarti, e ti ho perdonato senza farti chiedere neanche scusa, senza che tu mi spiegassi perché l’hai fatto, ma è che quando poi arriva il sole io voglio stare con te senza avere nulla da perdonarti.
So che la luna tu non la vuoi, ma anche andarci dall’altra parte, per me è come andarci sopra.
E ti guarderò andarci, e io non farò niente, non verrò neanche a salutarti perché fa male, così quando cammino per strada penso che ti potrei anche incontrare e ci fermeremo a parlare un’ora, così continuo a pensare che ci sei ma non mi vuoi, ma potrei tentare, e non penso che non ci sei più e che se volessi non potrei tentare.
Allora diciamo che non ci sei più prima che non ci sarai più davvero, così non starò male, perché mi sarò già abituata a non averti più qui. Facciamo finta che io non c’ero neanche tanto tempo maledetto fa.
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