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Il Signor G. scende agli Inferi
“ Come si permettono…come si permettono questi signori ad incatenarmi in questa stupida camicia…come si permettono…Ahhhhhh ma quando sapranno chi sono…quando sapranno chi sono…gliela farò vedere io, oh siiii!! Imploreranno pietà e allora riderò io… Ah Ah Ah!!!”
“Oggi giorno 22 no no credo che sia il 23, ma perché no il 24, ho sempre avuto una predilezione per questo numero.
Si!!! Oggi 24 Febbraio aspetto ancora che vi vengano a liberare… sono già due mesi che sto qui dentro.
In questa caserma, dove ovviamente sarò un prigioniero politico o qualcosa di simile, ci sarà stato sicuramente un equivoco, un grosso equivoco…si si ne sono sicuro avranno sbagliato persona non sono io quel tale che ora dovrebbe stare qui al mio posto in questa ridicola situazione.
Si si è ovvio, non potrebbe essere altrimenti, sarò avanti con gli anni ma questo non significa che sono pazzo, sono totalmente in possesso delle mie facoltà mentali…”
“ Oggi 17 Gennaio è venuto a farmi visita quello che io chiamo il Mefistofele in camice. Il mio seviziatore è alto, bruno e ha una costituzione abbastanza massiccia … Oh si quello lo odio più di tutti.
Riuscivo ad intravedere le piccole corna rosso fuoco fra i ricci sinuosi, lo giuro, e potete fidarvi che un giorno riuscii perfino ad intravedere il triangolino della coda, rosso fuoco anch’esso, che gli era inavvertitamente uscito dal paio di jeans Roy Rogers.
Credo che venga due volte ogni settimana, non dice nulla, se non qualche frase di circostanza, si limita a fare il suo lavoro; controlla gola, occhi, orecchie, pressione sanguigna; dopo di che estrae una siringa con uno strano siero e me lo inietta nelle vene… odio quella siringa e tutti quei controlli; lui insiste, dice che è per il mio bene…dice che mi servirà a guarire.
Ma guarire da cosa?
Io non sono malato anzi sono sano come un pesce, non ho mai avuto alcun tipo di malattia grave e l’ultima volta che ho preso l’influenza è stato solo due anni fa.
A dire la verità non sono stato sempre sanissimo, ricordo di aver preso il morbillo quando ero bambino dopo aver baciato la mia compagnetta Adelaide… si si è vero non sono del tutto sano, forse Mefistofele aveva ragione…”
“Le giornate in questa stupida cella non passano mai.
Non vi è nessuno con cui possa scambiare qualche amichevole chiacchiera, non ho alcun passatempo…
No no questo non lo posso dire, il passatempo c’è l’ho e come!!!
In questa lurida cella vi è una piccola finestra che credo dia sul cortile interno; durante il giorno un fascio quadrato di luce entra dentro la cella ed io mi diletto a contare i piccolissimi frammenti di polvere che si intravedono nel fascio…è un hobby alquanto impegnativo, bisogna stare molto attenti a non perdere di vista i pulviscoli e a non contarli una seconda…se ci fosse un campionato mondiali di contatori di pulviscoli nella luce sarei di sicuro il campione assoluto; oggi, per esempio, sono arrivato 18753 pulviscoli. Sarei andato sicuramente avanti se quel maledetto sole non fosse tramontato…maledetto lui, la luna e tutte le stelle…”
“ Oggi 11/2 Gennombre Mefistofele è tornato a farmi visita, dopo i vari controlli di routine gli ho chiesto di quale malattia sarei affetto e a quali cure mi starei sottoponendo.
Mefistofele dopo essersi portato la mano sulla testa riccioluta, cominciò a farfugliare qualcosa con vari termini alquanto strambi e che mai in vita mia avevo sentito dire.
Tagliai corto e gli dissi se avevo qualche patologia simile al morbillo che avevo preso da bambino dopo aver baciato Adelaide.
Detto ciò Mefistofele si pietrificò, mi guardava spaventato con quegli occhi piccoli, come avessi commesso un delitto.
Non disse più nulla, si gettò a capofitto sulla valigetta ed estrasse un siringa con un siero rosso.
Mi disse che era una nuova cura…una più efficace…le altre non avevano avuto alcun effetto ed ora con questa cura sarei sicuramente guarito.
Dapprima allontanai il mio braccio dalle grinfie di Mefistofele, ma i suoi occhietti, ora vivi e gioiosi, mi convinsero che quella era l’unica via per andarmene da qui.”
“Avevo questo siero nelle vene da qualche ora e una strana sensazione stava cominciando a prendermi…sentivo freddo…molto freddo, ma talvolta mi prendevano certe vampate di calore tanto da farmi spogliare del tutto…
Non saprei descrivere perfettamente quello stato, ma posso dire sinceramente che le pareti della cella non erano mai state così luminose…
Il pavimento d’altronde era di un bianco puro, un bianco che mi ricorda tuttora una di quelle statue del Canova che avevo studiato da giovane.
Non credevo di avere le allucinazioni…eppure la porta, della mia ormai candida cella, era spalancata.
In quella condizione sfiderei chiunque a fare un passo…era come se le gambe pesassero delle tonnellate e il cervello era in una situazione di totale assenza, non riuscivo a fare alcun tipo di ragionamento…eppure la porta era spalancata …era spalancata lo vedevo!!!”
“Il calore era insopportabile, mi svestii totalmente, rimanendo nudo come un verme; la cella di colpo era diventata di un rosso fuoco e delle tetre figure si intravedevano nelle pareti…fisse, immobili… stavano forse aspettando me?
< Proprio così Signor G….è tempo di andare..> Sghignazzò improvvisamente Mefistofele in un angolo.
Perché era li? Cosa volevano dire quelle parole?
Mefistofele uscì dalla penombra, aveva impresso sul volto un’espressione demoniaca, le corna… si proprio le corna non erano solo delle protuberanze come io immaginavo, ma erano ben in vista, si ergevano massicce e imponenti sulla testa riccioluta….
La coda …. anche la coda non era più nascosta dentro i jeans, ma guizzava qua e la come un cobra in preda al delirio.
L’ aspetto ora lo riconoscevo…lo sapevo…non dovevo fidarmi del Diavolo.”
“Nonostante gridai con tutto il fiato che avevo nei polmoni nessuno venne in mio soccorso.
L’orribile espressione del mio seviziatore cominciò a fondersi con l’incandescenza del pavimento.
Tentai di rialzarmi…ma la paralisi alle gambe non mi permetteva alcun movimento…gridai…gridai…ma le urla non facevano altro che aumentare la mia angoscia e il riso di Mefistofele…
Che fare?
Delle lacrime cominciarono a sgorgare dagli occhi per evaporare direttamente sul pavimento…
Mefistofele era li con le braccia conserte…cosa fa!? Ride…ride e ancora ride il maledetto…
< è tempo di andare Signor G.> continuava a ripete tra una risata e l’altra.
Una macchia nera, che era al centro del pavimento, cominciò ad allargarsi…
< è tempo di andare Signor G.>
La cella cominciò ad essere assalita dalle fiamme mentre Mefistofele si incamminava verso di me.
A quel punto presi coscienza del mio triste destino di Dannato.
Mi lasciai deporre sulle sue spalle e con gli occhi bagnati da fresche lacrime guardai per l’ultima volta quel fascio di luce che proveniva dalla finestra…che sia proprio io quel disgraziato raffigurato da Michelangelo nel Giudizio Universale???
Oh Signore perdona questo tuo figlio che ti ha così gravemente offeso…
Mefistofele adesso mi teneva saldamente con i suoi lunghi artigli; davanti a noi solo le tenebre.
Prese la rincorsa e spiccammo il volo…poi il vuoto…non ricordo più nulla.”
REFERTO MEDICO
La sperimentazione della cura “Adelaide” ha avuto esiti disastrosi.
Il paziente, il Signor G., dopo l’assunzione per endovena della nuova cura ha dato sintomi di escandescenza, con febbre molto alta e probabili allucinazioni.
Dopo un ora e 52 minuti, il paziente ha cominciato con delle urla di notevole intensità per continuare con un pianto disperato che si è protratto per molti minuti, balbettando parole incomprensibili.
L’elevata temperatura corporea e l’evidente stato di delirio hanno determinato la morte del paziente.
Per tali conseguenze si procede all’arresto e all’archiviazione di tale cura.
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