racconti » Racconti di ironia e satira » IL MESTIERE DEL PARCHEGGIATORE ABUSIVO A NAPOLI
IL MESTIERE DEL PARCHEGGIATORE ABUSIVO A NAPOLI
OVVERO CHE COSA SUCCEDE QUANDO UN "GUAPPO DI CARTONE" (il parcheggiatore abusivo, in questo caso) INCONTRA UN AUTOMOBILISTA CHE QUEL GIORNO HA PROPRIO LA LUNA STORTA(il sottoscritto).
Nuovo multisala Med, a Fuorigorotta.
Impossibile trovare un parcheggio, poiché quello del cinema non è ancora aperto.
Giravo già da un'ora alla ricerca di un posto.
Nel frattempo ricevevo alcuni SMS da parte di amici che mi avevano oltremodo irritato.
Dopo lungo girovagare si libera finalmente un posto.
Siccome in questi casi gli automobilisti si trasformano in veri e propri pescicani, m'infilzo per non lasciarmelo soffiare. Ma è stretto e - ahimè - in una manovra non c'entro.
Anche perché dietro si erano fermate altre macchine che mi si erano attaccate al posteriore, un'altra stava uscendo, un mezzo macello.
Alla fine, quando finalmente non ho più nessuno dietro, esco di nuovo dal posto, mi allargo ed in tutta tranquillità rientro, rifacendo la manovra (in una sola sterzata mi sarei parcheggiato).
Interviene questo signore che inizia a fare:
«T'ho pozz rà nu' suggeriment? fa ascì a gent' a rint a' machin'»
[Posso permettermi di darti un piccolo, ma utilissimo suggerimento per agevolarti questa difficoltosa manovra di parcheggio? Prova a fare accomodare le signore che sono dentro, fuori dell'auto].
Non vedo il perché, mica debbo salire sul marciapiede?...
Vabbuò.
Mentre sto entrando, con la mia seconda manovra, questo interviene di nuovo:
«Vai vaie'.. c' pass' nu tram!».
[Prego, va' pure avanti. Secondo quando ho calcolato ad occhio, potrebbe anche passare un mezzo di grosse dimensioni, ad esempio un tram in questi 25 millimetri di spazio che ci sono tra la tua e l'altra autovettura ivi parcheggiata]
Grazie al [omissis], ho rifatto la manovra e lo vedo anche io che ci passo adesso.
Dopo aver posizionato antifurti ecc. Scendo e questo fa, non contento delle due stupide frasi testè pronunciate:
«T'ha pozz' fa na dumand'? A quantu tiemp tien' a patent'?».
[Posso gentilmente domandarti una cosa che m'incuriosisce oltre modo? Desidero sapere da quanto tempo è che hai ottenuto la licenza di guida e che, conseguentemente, guidi l'auto. Grazie per la disponibilità]
A quel punto mi è talmente salito il sangue al cervello che gli ho risposto così:
«Sient... t'ha facc' ie na dumand. Ma chi sfaccimm' t'ha rà tutt' sta cunfrenza? Innanzitutto dammi del Lei, p'cché chi ca[omissis]' t' sap'! Eppoi che ca[omissis]' ne vuò fa?»
[Ascolta amico mio, te la pongo io una questione. Desidererei davvero capire e sapere da quale motore viene spinta questa tua malsana curiosità; da dove, in buona sostanza, proviene questo tuo ardire nel domandarmi. Innanzitutto, non perché voglia essere antipatico, spocchioso o classista, ma potresti iniziare con il darmi del Lei, visto che non abbiamo mai mangiato alla stessa tavola (ed anche se fosse stato, non vedo come né perché dovrei sentirmi in dovere di appagare questa tua inspiegabile sete di sapere). Inoltre mi domandavo anche "Cui prodest" (spero si dica così, mi correggerai, visto il tuo altissimo livello culturale ed elegiaco)? Inteso come... Cosa ci guadagni nello scoprire quanti anni sono (11, N. d. R.) che ho conseguito la licenza di guida?]
E quello...
«Sarebbero 2 euro dottò».
[Mi scusi dottore, non dovevo permettermi, sarebbero 2 euro per il parcheggio (abusivo) della sua autovettura. La ringrazio]
«Tiè»...
[Ecco a te i due euro buon uomo. Prego. Prendi.]
Con un'aria così sdegnata e di sufficienza che Elena ha detto che ho fatto una faccia come per dire "Tiecct' sta pezzentata e va fa [vi lascio immaginare dove]"
[Ecco, prendi pure questi che per me sono pochi spiccioli e che a te probabilmente potrebbero servire per acquistare il pane. Grazie ancora e buon lavoro]
Alla fine il parcheggiatore, evidentemente sorpreso dalla mia "energica" e forse spropositata (ma non del tutto fuori luogo) reazione domanda ad Elena ed alla sua amica:
«Ma sta semp' accusì 'ncazzat»?
[Mi domandavo giusto - sempre per dissetare questa mia innata sete di conoscenza - se questo Signore è sempre così caparbio e determinato nelle sue considerazioni, tanto da dimostrarsi addirittura adirato]
Però stavolta facendo attenzione a non farsi sentire da me.
Gli avrei risposto che di solito m'incazzo in un orario che va dalle 12 alle 14 e poi dalle 23 alle 24. Poi torno ad essere "normale"
Ma se erano le 21:30...
Appunto!
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
1 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Piaciuta la storia, e lo stile nel descrivere che è impeccabile anche se, purtroppo, privo di un epilogo pulp, che in quel parcheggio ci sarebbe entrato comodamente.
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0