racconti » Racconti del mistero » Viaggio del non ritorno
Viaggio del non ritorno
Erano appena le due del pomeriggio e due biciclette da corsa filavano veloci in mezzo al sentiero che conduceva nelle sperdute campagne del North Dakota.
Una donna è alla guida della prima, Taylor Made era avanti più di un chilomentro e pedalava a tutta velocità senza sosta. Alla guida della seconda, un apparente giovanotto dai capelli rossi, John Backer, suo cugino. Era rimasto indietro e nonostante gli sforzi non riusciva a raggiungerla. Erano in ritardo per un piccolo incidente avuto quella stessa mattina sulle montagne dopo che un animale aveva li aveva tagliato la strada ed erano caduti a terra. Non si erano fatti molto male, ma si potevano notare le ginocchia scorticate.
“Taylor” si udì in lontananza pronunciare un nome e fu anche l’unica parola che si riuscì a captare dalla distanza a cui era la ragazza. Lei si fermò ad attenderlo silente. Ecco che finalmente lui riuscì a raggiungerla. "Possiamo fai una pausa Taylor? È tutto il giorno che pedaliamo. Non ci siamo mai fermati." ma nonostante fossero in viaggio dalle prime ore della mattina ed aver oltrepassato le montagne la stanchezza non si era ancora fatta sentire.
Taylor annuì distrattamente “Solo cinque minuti però. Voglio arrivare alla campagna prima di sera.”
“Ma Taylor” John fu bloccato dal diniego della ragazza prima che potesse concludere la frase, aveva sempre mantenuto la sua parola. Infatti cinque minuti più tardi erano di nuovo in marcia su quello stesso sentiero. Ancora per un paio d’ore.
Esattamente alle cinque in punto giunsero alla fine del loro faticoso percorso, un’immensa campagna si stendeva davanti ai loro occhi. Lo si poteva intuire dalle pecore che pascolavano nei prati poco distanti. Ma erano le uniche “anime” che parevano popolare quel loco che ad un primo istante poteva apparire inquietante. Almeno in quel preciso momento.
Taylor fece cenno al cugino di raggiungerla in più fretta possibile “Troviamo rifugio John. Per questa notte.” Taylor era sempre stata una donna di poche parole, non amava molto la conversazione se non quella coi suoi pensieri.
Vi era una casa al di là del campo con le pecore, una strana dimora scura che si ergeva in tutta la sua maestosità. Un uomo zappava un pezzo di terra al fianco della casa, non si girò nemmeno quando i due cugini giunsero dietro le sue spalle. Forse era sordo, forse non aveva udito il loro passi perché era troppo intento nel suo lavoro.
“Buonasera signore.” Taylor prese il comando della situazione e decide di rivolgersi all’uomo per avere informazioni sul posto. Il contadino non si degnò a girarsi continuava a zappare come se nulla fosse. Sembrava meccanico, sembrava andare a comando. Ma chi poteva comandarlo se non vi era anima viva? Taylor però non perse le speranze. <Abita solo in questo luogo? Vi è qualcun altro?> ma ancora nessuna risposta.
Fortunatamente la porta della dimora era aperta, una buona occasione per entrare a cercare qualcuno. Arrivati nella sala principale tutto era buio, la poca luce che si poteva intravedere era quelle di deboli candele oltre una porta semi aperta. In realtà non si vedeva molto bene ma decisero lo stesso di tentare la sorte e raggiungere la stanza dalla strana luce.
Era un salotto, un elegante salotto da quello che si poteva capire, con un grosso tavolo al centro ed una poltrona al lato opposto. Nessuno parlava in quella stanza, non si sa perché ma nessuno dei due ragazzi riusciva a pronunciare alcuna parola quello che si udiva era solamente lo scricchiolio della stessa poltrona, che ondeggiava senza sosta e la causa non poteva essere il vento perché le finestre nella stanza erano assenti. La poltrona fece un giro su se stessa e al ritorno della stessa ecco che comparve un uomo dal manto nero come la pece, incappucciato che gli copriva i lineamenti del volto solcato dalle rughe.
“Oh sapevo che prima o poi sareste arrivati”
“Chi è lei” chiese Taylor “E come faceva a sapere che saremo arrivati”
Lui scoppiò in una sadica risata “Io so tante cose, l’ho saputo dal momento in cui sulle montagne siete caduti e siete morti”
Gli occhi di Taylor e di John in quel momento si fecero meno luccicanti e sentirono le loro forze abbandonare il corpo.
“Si ora lavorerete per me, senza sosta, sarete sotto il mio completo controllo.” Gli schiavi del castellano sono aumentati e lavorano per lui nei suoi campi. “Benvenuti all’inferno.”
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- ciaoooooo grande...
- mi ricorda un racconto di Stephen King, carina questa piccola storia... sei una buona strada come scrittice forse dovresti migliorare non nel ripetere troppe volte i nomi dei protagonisti e andar sul approfondimento dei personaggi... Cmq notevole, io sinceramente nn sarei capace... ma penso cn il tempo puoi migliorare e aver il più tuo tocco!
- Ti ringrazio molto, anche x il consiglio sui tempi verbali. Mi fa piacere che ti piaccia.
- Molto carino! La vena artistica non ti manca di sicuro! Se posso permettermi... attenzione ai tempi verbali.
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0