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Il ciondolo d'argento
C’era una volta una bambina, Lunette, aveva otto anni ed abitava con la nonna in una casetta sita in una piccola campagna. In quel posto non c’era molta vita, le case erano distanti qualche minuto a piedi e ve n’erano al massimo una decina. Si poteva affermare che quello era un posto abbastanza tranquillo.
Jean, abitava nella casa più vicina ed era uno dei suoi migliori amici come Stephan. Passavano spesso le giornate insieme, a giocare nei prati poco distanti, soprattutto in quelli vicini ad una grande villa disabitata, in cui giravano voci fosse infestata da strane creature. Ed era per questo che i bambini gironzolavano spesso da quelle parti, proprio per riuscire a vedere, un giorno, qualche mostriciattolo.
<Per me sono tutte storie> disse Jean guardando le persiane della casa, ormai in rovina. All’apparenza Villa RestFord, così si chiamava per via dei suoi vecchi proprietari morti secoli prima, era di colore giallo ocra con delle crepe ai muri. Il tetto aveva dei buchi enormi che lasciavano entrare l’acqua durante la pioggia e il giardino interno era malcurato, il prato era diventato come una foresta e pieno d’erbacce e foglie secche. <storie> fece eco Lunette emettendo una risatina < ma un po’ di paura, devo ammetterlo, me la fa>.
Passarono i giorni e i bambini, felici, continuavano a giocare fino a che una spiacevole notizia non rattristì la piccola. La sua adorata nonna si era ammalata ed aveva bisogno di cure.
Lunette, disperata, cercava aiuti da qualsiasi persona ma con esiti negativi. Il medico era anche molto lontano dalla casetta in cui abitavano e non poteva procurare loro le medicine per fare guarire la vecchietta.
<Conosco una persona che fa al caso tuo> disse un bel giorno il simpatico Stephan dopo aver appreso la triste notizia. <Si fa chiamare Bianca Saggia e c’è gente che sostiene sia una specie di maga>.
Così i tre amici si recarono alla casa della maga e per loro stupore si accorsero che era proprio fuori dalla porta ad aspettarli. Si mostrò una signora anziana dai capelli biancastri che alla luce avevano qualche riflesso argenteo, ed era piuttosto bassa e tozza. Aveva gli occhi leggermente a mandorla e di colore nocciola.
<Lo so perché vi siete recati alla mia dimora> disse con un sorriso entrando poi nella piccola porta che aveva le rifiniture in oro, chiuse per qualche attimo gli occhi. Quando li riaprì, subito dopo, si recò molto lentamente versò un tavolino tondo dove sopra vi erano sparsi dei cocci di vetro e dei sacchettini rossastri contenenti foglie secche tritate. Prese un po’ del contenuto da uno di quei sacchetti e lo posò sui frammenti di vetro <la risposta che cercate si trova all’interno della casa disabitata, al collo della creatura dormiente> si fermò qualche attimo come a cercare lo sguardo dei bambini che sembravano impauriti da quella risposte <ma attenzione dovete fare piano e in fretta per non svegliarlo. È una creatura malvagia che vive nel soffitto, non si sa da dove provenga e si racconta di persone che si sono addentrate e sono scappate pietrificate. Prendete questo v’aiuterà> diete loro uno strano oggetto che assomigliava ad un bastone morbido, quasi di gomma.
Fu così che partirono per questa strana avventura.
<Sei proprio sicura di volerlo fare?> chiese Jean titubante quando raggiunsero il cancello d’entrata, ripensando anche alle parole dette dalla maga. Lunette annuì sicura di sé, voleva a tutti i costi aiutare la nonna.
L’interno della villa era ormai diventato un tugurio, la luce del sole che entrava dalle finestre filtrava attraverso le molteplici ragnatele formando strani disegni sulle pareti, i mobili erano antichi e rovinati, la maggior parte di essi erano coperti da lenzuola bianche completamente impolverate. Il pavimento in alcuni punti era inagibile per via delle mattonelle rotte e qualche topolino si divertiva a saettare per la stanza. Stephan non esitò a farsi sfuggire un grido.
<Noooo i topi!> urlò all’improvviso facendo un salto, rimanendo a bocca aperta e con gli occhi sbarrati pieni di terrore. Jean con un lesto movimento riuscì a tappargli la bocca con la mano, ma ormai era tropo tardi, uno strano verso si udì dall alto delle scale. Era chiaro, avevano svegliato la misteriosa creatura che in men che non si dica si precipitò nella grande sala.
Rimasero increduli alla scena che si aprì davanti a loro <non ci posso credere> esclamò Lunette accennando un sorriso nel vedere quel bellissimo pastore tedesco.
Il cane era di taglia media ma un po’ cicciotto ed era più che evidente che aveva una voglia matta di giocare.
Stephan si ricordò dell’oggetto datogli dalla maga poco prima e lo gettò con forza in direzione del cane che con un salto riuscì ad afferrarlo tra i denti e con loro grande stupore lasciò cadere a terra il suo collare in cui era inserito un ciondolo d argento.
Quando tornarono a casa, Lunette, diede il ciondolo alla nonna che cominciò a migliorare fino alla completa guarigione.
Ogni tanto i tre amici tornarono in quella villa a giocare col cane fino a che, un bel giorno, non si accorsero che questo parlava <siete stati molto coraggiosi> disse loro prendendo forma umana, la forma della maga. <Molti hanno preferito scappare via lasciando i propri cari alla sofferenza>.
Lunette sorrise <ma l’amore supera anche la paura!> esclamò sorridendo e abbracciò i suoi due amichetti. Da quel giorno vissero tutti felici e contenti.
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- complimenti è una bella storia. c'è molta fantasia e soprattutto mi piace per il finale, sono d'accordo l'amore supera ogni paura!
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