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La cosa nel letto
Ci penso e ci medito, ma più lo faccio e più mi rendo conto che questa faccenda non solo ha dell’incredibile, ma che se riuscissi a percepire la realtà ultima di quello che ho visto, non solo diventerei pazzo, probabilmente la mia coscienza si aprirebbe in abissi finora sconosciuti. Ho paura per me stesso, se non scopro la verità morirò d’ansia. E non passa giorno che non torno a controllare quel punto del letto. Eppure potrebbe essere stata una visione e quindi me ne chiedo il motivo. E se invece fosse stata una cosa reale? Cos’era, cos’era quella cosa? Da quale mondo proveniva, perché io poi? Ma andiamo con calma e cerchiamo di spiegare per bene cos’è successo quella sera, cosicché qualcuno forse, saprà darmi una spiegazione reale. È anche vero comunque che più mi sforzo a ricordare e più rimango ammutolito. Come se qualcosa o qualcuno mi trattenesse dal raccontarlo. Sicuramente sarà utile informarvi che sono un grande lettore di Howard Philiph Lovecraft e anzi, sono sicuro che molti di voi lo conosceranno. È un autore di racconti onirici, creatore di quell’universo letterario che è il “Mito di Cthulhu”. Ma d’altronde uno scrittore è legato al fantastico solo per ciò che ne può scrivere, e mai avrei pensato... Ma andiamo con ordine. Premetto che non ho mai creduto a quel libro, “il Necronomicon”, che fosse stato un espediente letterario dello scrittore di Providence ne abbiamo, ormai tutti, le prove. Che qualcheduno poi si sia messo lì a scrivere uno pseudobiblio, rifacendosi alle idee di Lovecraft può sì far incuriosire, ma dopo un studio serio arriverebbe alla mia stessa conclusione, che cioè sono solo fantasie. Nonostante ciò, ho provato i rituali trascritti sul Necronomicon, più per scherzo che per curiosità vera e propria, ma chi non l’ ha fatto? Ebbene, sono proprio delle cialtronerie. Non posso invece negare il mio acceso stupore quando, rovesciando inavvertitamente una boccetta d’inchiostro su una pagina di quel libro con impresso il Sigillo degli Antichi, vi si formò, attorno ad essa, una strana macchia gialla. Guardando più attentamente mi parve di riuscire a decifrare quello che per me sembrò una parola: GH’YHA. Che significato poteva avere? Rimasi sconcertato da quella visione e benché potesse essere un’allucinazione, vomitai. Non so per quale motivo ma ebbi paura, come ho paura ancora ora, che ho appreso il significato di quel segno. Rimisi il libro al suo posto nello scaffale e per tutta la serata pensai a quello che era accaduto, inutile dire che a cena mangiai poco e niente. Eppure rimanevo per un certo verso scettico nei confronti di ciò che avevo visto, possibile che in una macchia d’inchiostro avessi letto una sequenza di lettere? Prima di coricarmi quella sera, aprii nuovamente il libro in quella pagina e... non riuscivo a capire, ora in quella macchia non si leggeva più niente! Solo inchiostro disordinato. Ne dedussi che chiaramente avevo avuto un’allucinazione. Ma quella parola, GH’YHA, mi si era stampata nella mente, come se l’avessi risucchiata da quel foglio. E fu allora che inconsciamente la pronunciai sottovoce, una sola volta. Improvvisamente ebbi la sensazione che sul letto dove ero sdraiato si fosse mosso qualcosa. Mi sembrò di vedere con la coda dell’occhio, che in fondo al letto, vicino ai miei piedi, qualcosa al di sotto della coperta si era mosso di sua spontanea volontà. Qualcosa di piccolo… Ma gli occhi sono traditori, c’è un punto cieco dove il chiasma ottico si congiunge ai nervi oculari che il cervello riempie, raccogliendo le informazioni circostanti. Forse le forme della coperta avevano suggerito all’emisfero destro del mio cervello una sorta di movimento che nella realtà non era mai avvenuto. Alzai la testa di scatto per verificare e difatti apparentemente non c’era nulla di anormale. Mossi i piedi tastando il materasso, niente. Voltai lo sguardo riponendo il libro sulla mensola. Eccolo! Vicino ai piedi, sotto la coperta c’era qualcosa! Ora immobile, ma c’era! Il cuore iniziò a battere più velocemente, una sensazione nuova si affacciò nella mia mente. C’era qualcosa, alto una ventina di centimetri in fondo al mio letto, qualcosa, qualcosa c’era davvero! Ritirai indietro i piedi di scatto. Qualcosa di antico si era risvegliato in me, l’orrore di un qualcosa che non io, ma nessuno a questo mondo poteva conoscere e che, ne ero sicuro, nessuno sarebbe stato in grado di aiutarmi nel caso che... che… ero paralizzato! Volevo gridare. Ma la voce rotolava all’indietro. E poi chi, chi mi avrebbe sentito? A cosa sarebbe servito? Intanto quella cosa se ne stava ferma. Gli occhi immobilizzati su quel punto della coperta. Ero terrorizzato, continue domande mi si affollavano nella mente, ad ogni respiro rimanevo incredulo e a domandarmi se ero ancora vivo. Una scossa di adrenalina mi spinse ad agire. Tirai indietro le coperte, che avevo da perdere? Se non altro avrei visto gli occhi del mio carnefice... non so descrivervi poi le mie sensazioni, incredulità e subito una remota paura. Sotto le coperte non c’era assolutamente nulla, niente, zero! Impossibile, che fosse fuggita? E dove? Sicuramente era da qualche parte. Era scivolata via, andandosi a nascondere, ma dove? Sapevo che c’era e poi cosa voleva da me? Cautamente mi avvicinai nel punto del materasso dove avevo visto quella cosa... lentamente passai la mano su quel punto del materasso aspettandomi un morso o chissà cosa... e invece niente. Alzai lo sguardo al soffitto e mi sdraiai calmandomi un poco, ero sicuro che prima o poi l’avrei rivista e non avrei fatto in tempo a raccontare a nessuno questa storia. Io ora lo so. Essa si nasconde dappertutto. Basterà chiudere gli occhi e aprendoli lei si troverà di fronte a me. Essa mi segue, mi guarda, mi osserva. Solo non fa nulla per rivelarsi. E io ho paura di ripetere nuovamente quel nome. Ormai è passato più di un mese da quando accadde quel mistero e mistero rimarrà finche qualcuno non mi spiegherà ciò che è accaduto... o forse finché un giorno non ce ne sarà più bisogno...
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1 recensioni:
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- Scritto molto bene con una quasi perfetta forma tipica dei racconti horror di autori famosi. Solo il finale stona, non viene approfondito il problema della "cosa" e manca un periodo finale d'effetto. A parte questo...
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