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La parabola degli uomini di vetro

A vederli era uno spettacolo: tutti trasparenti, passeggiavano felici per le strade ricoperte di lunghi materassi bianchi; il sole attraversava i loro corpi, tingendo di luminosi colori i muri di gomma delle loro case. Si, perché l’ombra degli uomini di vetro non era cupa e nera come la nostra, ma un arcobaleno di colori. Una delizia per gli occhi. Quando due persone si salutavano poi, le loro ombre, sovrapponendosi creavano nuovi splendidi colori.
Alcuni, per seguire la moda, si coloravano il corpo del colore che andava di voga quell’anno. Altri, invece, se lo facevano intagliare, un po’ come facciamo noi con i tatuaggi.
Gli uomini di vetro erano leali e sinceri. Non conoscevano il significato delle parole bugia o inganno. Perché, essendo trasparenti, si potevano vedere i loro pensieri.
E così hanno vissuto un tempo lunghissimo sereni e felici con loro stessi e con gli altri, emanando gioia e calore con i loro corpi, senza provare mai tristezza o noia.
Ma la storia c’insegna che tutte le epoche storiche per quanto fiorenti hanno un loro epilogo.
E anche all’epoca degli uomini di vetro non fu fatta eccezione.

Il momento del declino iniziò, quando qualcuno convinse gli uomini di vetro che la testa fosse la parte più delicata del loro corpo e quindi andava protetta. Si inventò così, un copricapo che la proteggesse: nacque il cappello.
Fu subito un successo. Tutti a procurarsi questo copricapo prodotto in vari modelli e mille colori diversi e sfoggiarlo con soddisfazione.
Gli uomini di vetro, poi, si accorsero che indossandolo, il cappello celava i propri pensieri; capirono subito i vantaggi di quella nuova condizione: impararono a mentire.
Nacque la diplomazia e la finzione, l’accomodamento e tutti gli altri peccati, che la bugia, diretta o per omissione, provoca.
Il problema della trasparenza del pensiero fu il motivo minore della decadenza di quest’epoca; anzi, per alcuni, non fu neanche un problema.
Ciò che avvenne dopo, fu che il cappello, ovviamente, creava ombra sul capo e sul resto del corpo.
Un’ombra nera che non si era mai vista sostituì tutti gli splendidi colori che gli uomini di vetro avevano emanato sino a quel tempo, rigurgitando torbe strisce sui muri, orribili, come cicatrici sul viso di un infante.
Nonostante questo, gli uomini di vetro non vollero rinunciare al loro copricapo e, anche se a malincuore, si abituarono alle ombre corvine, non avvedendosi che col passare del tempo i loro corpi cominciavano ad opacizzare.
Nessuno volle ammettere apertamente che la causa fosse il cappello. Trovarono le scuse più disparate: accusarono il clima che non era più quello di una volta o demonizzarono le nuove tecnologie; qualcuno addirittura azzardò che ci si trovava di fronte ad una nuova evoluzione genetica e che non vi fosse nulla di cui preoccuparsi.

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