Click, giro l'interruttore e la luce va via, il buio inonda la stanza e mi avvolge. Invano cerco di dormire e, come sempre, da più di dieci lustri, vivo la notte più intensamente del giorno.
Quando agli altri si chiudono gli occhi e sprofondano nell'inconscio del sonno ristoratore, a me succede tutto il contrario: abbasso le palpebre, ma per quanti sforzi faccia non riesco a dormire.
È una situazione insostenibile e quello che ai più può sembrare un'assuefazione per me è un vero tormento. La mente si aggroviglia in mille pensieri e sono fortunato se sono i ricordi del giorno appena trascorso, perché invece di solito emergono le memorie di fatti accaduti molti anni indietro.
Ed ecco allora che il buio si anima e per quanto serri le palpebre scorgo emergere figure sfocate, ma ben identificabili: uomini, donne che hanno avuto una parte nella mia vita e che sembrano reclamare tutti insieme di continuare ad essere presenti. Ognuna di queste immagini ha ben precisi riferimenti: un amore finito, un'incomprensione, un qualche cosa di iniziato e mai terminato.
Cerco di scacciarle, ma sono lì che mi guardano con quegli occhi vuoti, con quelle bocche mute che urlano più di qualsiasi grido. Ricordi di ciò che si sarebbe potuto fare e non si è fatto, oppure di ciò che non si doveva fare ed invece è stato fatto, rimorsi, insoddisfazioni, un'analisi spietata di tutta una vita.
Sento la pendola che batte le ore, ascolto il mio cuore che scalpita; non si può nemmeno immaginare quanti suoni ci siano in una notte, dal toc toc del lavandino che perde al ronzio persistente del cervello che lavora. E le ore non passano mai e ti accorgi di quanto sia lungo un minuto, di come il tempo sia un concetto relativo; l'alba, con la prima luce che filtra dalle fessure delle persiane, è agognata con la disperazione di chi sa che il nuovo giorno porterà una notte come tutte le altre.
No, non è la notte il mio problema, non è il buio il mio dramma, è solo la consapevolezza di vivere non in pace con me stesso. Quante volte ho desiderato di non esistere ed invece è proprio la certezza di essere che mi condanna a questo perpetuo rimorso.
Forse sono pazzo, ma più probabilmente sono impazzito per queste ore di sonno mancato ed allora ho preso una decisione: basta coscienza in rivolta, basta notti di veglia, basta tutto
Ci vuol poco, solo un definitivo click e la luce se ne andrà per sempre.