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ALDINO & ALDINA
In presenza di Aldino era vietato nominare Aldina. Ella era il suo unico, dichiarato cruccio femminile. Aldina al grande Aldino era perdutamente antipatica. Il Nostro avrebbe inteso aggiungere, e porre fine agl’incessanti, e fastidiosi, interrogatori degli amici, che la ragazza era colpevole, per parte dei genitori, di possedere un nome come il suo, seppure - particolare insignificantissimo - con la sillaba finale differenziata, ma non ci provava, sapeva che non avrebbe ottenuto comprensione. Perché la sola verità, l’inconfutabile verità era che ella nemmeno gli aveva gridato in faccia il suo: “ no! “, peggio, molto peggio, l’aveva snobbato, ignorato, obbligato a centomila tranelli, a centomila sotterfugi, ad altrettante più una umiliazioni, cui con nessun’altra femmina l’Antonelli era mai ricorso, ma non con lei, tanto fiero quanto ostinato del suo : “ aut Aldina aut nihil.” E per che cosa poi? Per il compenso di uno zero al quoto.
E come diavolo si riteneva autorizzata, la insolente, se l’aveva partorita un bottegaio, un fruttivendolo - la di lui moglie, per l’esattezza della narrazione - neanche un miope l’avrebbe giudicata una bellezza mozzafiato, anche se tale si reputava, la quale compiva una degnazione rispondendo un : “... iao, “ una volta sì, due no, ai salamelecchi di Aldino; tanto meno ricca, colei, a causa della barca di fratellini dai quali era circondata. Dai banchi del negozio il padre, pur smerciando chili su chili di frutta e di ortaggi ed ingegnandosi sul loro peso, ancora stentava a decollare. Né gli era granché servita la collaborazione di Aldino; l’infelicissimo aveva acquistato casse di pesche, di susine, di albicocche, di angurie, di meloni : soldi buttati, ovviamente. Si era, rimedio estremo, presentato nella bottega bendato ed ingessato da capo a piedi, come se uno schiacciasassi si fosse sbizzarrito a passare sopra il suo corpo ed il medico condotto, dottor Celeste Crocetti, l’avesse fasciato un giorno in cui era un dito brillo.
Ma invano, nuovamente e sempre ovviamente. Aldina era stata colpita dal ricorrente, repentino attacco di cecità, cosicché all’inconsolabile spasimante i sette od otto chili di primizie glieli aveva pesati il fratello. Intuito l’inghippo e, soprattutto, provandone dispiacere, costui si faceva in quattro per dimostrare ad Aldino la partecipazione della famiglia e si faceva in ancora più parti con sermoni alla sorella, consumando in tal modo il fiato più sterile, se non più dannoso. Dai tempi di Adamo è risaputo che non una sorella diede ascolto, sulle ambasce amorose, ad un fratello.
Migliore fortuna Aldino non ottenne da un portentoso elisir suggeritogli dal Fanella, che aveva inghiottito davanti al consesso degli amici.
Fu un questa circostanza che il Nostro dichiarò che, salvo trapanazione cranica, mai l’avrebbe condotta non pretendeva in camporella, ma nemmeno a dottrina, altro che chimere di strapparle bacetti e chissà cos’altro! Era stato appunto dopo questo ennesimo fallimento che, sfiduciato e quasi disperato, Aldino aveva riunito quelli che riteneva i suoi pretoriani per vendicare il torto che “ loro tutti” avevano subito.
Dario, trito e ritrito filibustiere, aveva precisato all’egregio futuro dottore delle sue palle che a lui non sarebbe rimasta che la campagna, dove ritirarsi a seminare barbabietole piantandola di spacciarsi per un cazzutissimo tombeur de femmes.
Anche gli altri non volevano saperne; Andrea e Giuseppe ancora meno degli altri. Non erano in guerra, loro. Non ce l’avevano affatto con la ragazza, loro. Neanche era faccenda che li riguardasse. Girando le carte in tavola ed il coltello nella piaga, Aldina presentava un profilo gradevolissimo ed un sorriso non meno gradevole, che a loro non rifiutava. Tanto meno la stimavano imparentata con la sirena descritta giacché non si era lasciata -eh! eh! - infinocchiare.
La madre di Giuseppe, in aggiunta, che nel negozio di Aldina acquistava anche i detersivi e di donne pretendeva d’intendersene avendone due per figlie, trovava deliziosa codesta reietta, una ragazza come ne sono sopravvissute pochine. Affermazione disinteressatissima, acqua da tirare al suo mulino non ne aveva se il suo unico figlio maschio non aveva in mente che la sua Gabriella, e lei, donna devotissima, non finiva mai di ringraziare il Signore, la Madonna, San Giuseppe, Santa Rita da Cascia, i Santi tutti del Paradiso ( e d’implorarli anche per le sue figliole, di ben’altra pasta…). Perciò : discuti, insisti, minacci... l’argomento cadde, dovette cadere. Al pari di Achille, l’eroe dell’Altopiano si era ritirato sotto la tenda.
Ma non a lungo se due o tre pomeriggi appresso il Nostro si accomodò in faccia ad Andrea, Giuseppe, Dario, Rolando, Ervedo eccetera. Tutto sorridente compì le seguenti operazioni: accavallò le gambe; si aggiustò il maglioncino; si grattò il lobo dell’orecchio destro e parte del collo; si accese una Marlboro; ordinò il cappuccino con brioche ripieno di cioccolata, si predispose a gustarli... Infine ed alla buon’ora: “quale abito avete scelto, deficientissimi, per festeggiare in lieta, gaudente nonché spensierata compagnia, il debutto in società della vostra protetta? Eh?... Eh?... Non vi sarebbe noto che giovedì prossimo venturo, vale a dire posdomani, la vostra Aldinelluccia compirà diciotto anni e li festeggerà con un ricevimento che farà impallidire quelli della jet-society?... Splendida giornata l’odierna, nevvero?... “
No?... Nooo…? Davvero loro così intimi, non erano stati informati che era stato noleggiato il salone dell’oratorio per contenere i duecento e passa invitati? E non uno fra loro rientrava nel novero? Quale, quale sorpresa! E quale, quale stupore! Se solamente lo avesse dubitato, pur di evitar loro una mortificazione, avrebbe taciuto a costo di sacrificare l’amor proprio. Purtroppo a questo punto : cosa fatta... ( Non che Aldina avesse degli obblighi verso il gruppo, s’intende, caso mai si sarebbe mostrata “saggia” invitando il suo migliore cliente, tuttavia un mese di toccatine avevano lasciato il segno in tutti.)
“ Bella stronza! “ La voce di Dario si era levata alta ed imperiosa sintetizzando il comune pensiero.
Stronza? stronzo?... Aldino non ebbe più esitazioni circa il regalo, dal momento che per il di lei compleanno un regalo era doveroso inviarglielo, accoppiandolo con i suoi, e loro, migliori auguri (anonimi ). Carta, nastro e confezione furono impresa di un baleno, idem per le due o tre gocce di profumo che conferissero all’involucro un certo quale tono. Neppure fu complicato per gente con gli stomaci di Dario e di Mariolino raccattare dall’asfalto alcuni stronzi canini ed infilarli nel pacco. Il complicato fu assoldare un giovanotto che, a festa iniziata, accettasse di consegnare il dono e successivamente non sarebbe stato in grado di riferire indirizzo, numero telefonico, foto ed impronte digitali del committente.
La scelta cadde sopra l’Arturo, cameriere tuttofare del loro ritrovo. Questo lavoratore era stimato come un adolescente che, per cinquecento lire, trattabili, avrebbe affidato alla Gestapo genitori, fratelli, zii, nonni, cugini e vicini, e buono per la salute di queste persone che un nuovo conflitto mondiale non si prefigurasse. Fu avvicinato sempre per le consuete vie prudenziali, vale a dire attraverso il telefono, con la lusinga di due bigliettoni da mille lire che avrebbe trovato infilati in un pacchettino da consegnare alla festa di cui sull’altopiano si discuteva sino alla nausea. Il sacrificio economico fu sostenuto da Aldino (nessuno dei suoi cosiddetti amici aveva accettato di contribuire ), ma questo atto di giustizia, suvvia! non era valutabile dal numero dei biglietti in corso legale.
Arturaccio, che dal tono della voce dell’interlocutore al volo aveva afferrato che non si trattava di un esecrabile tentativo di menarlo per il naso, salutò il bar e partì. Il Pistola s’inferocì come una bestiaccia per il bancone lasciato sguarnito nell’ora di punta, nella stagione di punta. Ma, di nuovo, il suo angelo personale ( la signora Emma) intervenne e lo ammonì di fare buon viso; codesto suo braccio destro era imparentato con lui, di conseguenza pagato meno di una miseria. Argomentazione questa, che aveva il potere di placare le collere del barista.
Purtroppo gli eroi di questa impresa non poterono essere presenti al ricevimento del “cadeau, “ e la cosa dispiaceva, eccome e quanto dispiaceva! Ma pur perdendoci parecchi sonni, nessuno aveva escogitato un espediente senza arrischiarci la pelle. Perché, stavolta, la pelle ( o le palle, a dare retta al solito Dario ) era coinvolta per davvero! Aldino e C. restarono con il fiato sospeso finché non riapparve il loro inviato, e poiché l’Arturo se l’era presa molto comoda, ormai avevano sospettato ed immaginato il sospettabile e l’immaginabile.
Il pacco, il vezzoso, il grazioso pacco venne aperto nel centro del salone : sì ?... con centomila occhi puntati : oh!... perlomeno centomila occhi accorsi anche dalla sala contigua, quella di solito adibita alla catechesi : eh?... uh, ciò che rese celebre Cambronne : voilà !
Fu grazie a questo “ artificio “ che Aldina diventò, per Aldino, un capitolo chiuso...
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