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Sogno di Tenebra
Oscurità. Era l’unica cosa che i suoi occhi riuscivano a raggiungere con lo sguardo. Buio, nero, le tenebre più totali e nient’altro. Sbirciando da sotto le coperte solo un infinito nulla alla sua vista. Un atroce incubo l’aveva destato in piena notte, ed aveva impiegato qualche attimo a rendersi conto di essersi svegliato, a riprendere il controllo e a ricacciare il panico in fondo allo stomaco. Ma si era davvero svegliato? Ora che non riusciva a trovare un punto di riferimento nel vuoto assoluto che gli si parava davanti, non ne era più tanto sicuro. Si infuse coraggio e si sforzò di pensare con razionalità: era notte e di notte l’oscurità è normale. Ma quella in cui si trovava immerso adesso la normalità non la sfiorava nemmeno; non un solo raggio di luce attraversava la finestra, come se la luna e le stelle avessero deciso tutto ad un tratto di spegnersi.
Decise a quel punto che era il momento di agire, non poteva sopportare quella situazione, doveva fare qualcosa, insomma doveva accendere una luce. Ma come? Si mise a sedere sul letto, ma il buio lo terrorizzava a tal punto che non riusciva a pensare, a trovare una soluzione. Continuava a fissare la finestra?" o dove la finestra dovrebbe essere stata?" e maledicendo le nuvole che, secondo la spiegazione che si era dato, oscuravano il cielo stellato, e l’isolata campagna circostante, che non presentava neanche un semplice lampione. E allora il panico e gli incubi che l’avevano fatto sobbalzare nel cuore della notte gli tornarono prepotentemente in testa: visioni di demoni, di atrocità, di sangue, di puro terrore; ed ora il pensiero che tutto questo gli era intorno, pronto a sopraffarlo col favore delle tenebre, centuplicava la folle paura che aveva provato in sogno.
Si prese il capo tra le mani e si costrinse a scacciare quegli orribili pensieri, concentrandosi esclusivamente su di un modo per far luce. “Sciocco!” si disse “la lampada sul comodino!”, ed un sospiro di sollievo risuonò nella sua piccola stanza; doveva solo voltarsi indietro a sinistra, allungare la mano e…ma l’azione era senz’altro più complicata di quanto sembrasse, per via di quello che la sua mano avrebbe potuto incrociare nel brevissimo percorso: e se degli artigli l’avessero afferrato trascinandolo per sempre nell’oblio della notte?
Esitò qualche minuto, poi vinse ogni incertezza e raggiunse l’interruttore, come aveva fatto tante altre volte nel cuore della notte, lo trovò immediatamente, lo azionò e…non funzionava! La luce non vinceva le tenebre! In preda al panico mise piede a terra e si alzò, ma senza rendersene conto perse l’orientamento ed anche quel piccolo porto sicuro, nella forma del suo giaciglio, venne inghiottito nel nulla. Allora si mosse in una direzione a caso, certo di incontrare dopo pochi passi un mobile o una parete tramite la quale orientarsi; trovò lo scrittoio e, con le mani che tastavano qua e la, tra carte e libri, lo percorse per la sua breve lunghezza da destra a sinistra: la sua meta era la finestra, che si trovava nella parete opposta al letto, subito alla sinistra del mobile. Raggiunto il suo scopo si arrestò, per voltarsi ed osservare il percorso compiuto; inutilmente, dato che nulla la sua vista poteva raggiungere. Aprì la finestra, una gelida aria penetrò nella stanza, facendolo tremare, e richiuse immediatamente, rendendosi conto che morire assiderati non era una brillante idea. Ma un altro lampo gli attraversò la mente e cercando di orientarsi alla buona, attraversò la stanza per dirigersi alla porta: una luce qualsiasi all’interno della casa doveva pur esserci, o comunque dal lato opposto della costruzione si potevano facilmente scorgere le luci della città vicina, sarebbero bastate anche quelle a far cessare quell’incubo ad occhi aperti.
Ma aperta la porta la paura, il terrore dell’ignoto che gli si parava innanzi lo bloccò nuovamente, e stavolta l’ostacolo era per lui insormontabile. La richiuse in preda al panico più totale, e di nuovo le orripilanti scene dell’incubo gli affollarono la mente. Si appoggiò alla porta con le spalle e si lasciò scivolare a terra, deciso a non mettere più piede oltre l’uscio, se non all’alba, se mai alba fosse sorta. A quel punto dubitava di tutto: della sua condizione vigile, di quello che vedeva, o meglio non vedeva, ma dopo la vista dell’abisso oltre la porta, la sua stanza, seppur invisibile ai suoi occhi, gli dava una sensazione di relativa sicurezza.
Per tenere la mente occupata catalogò nuovamente gli oggetti presenti nella sua stanza: libri, vestiti, qualche inutile soprammobile, una piccola scatola sotto il letto dove teneva ricordi d’infanzia, e tutto ciò che riusciva a ricordare. Tutto ad un tratto un’immagine della scatola che aveva aperto di recente, gli apparve davanti col suo contenuto: tra tante cianfrusaglie vi era un piccolo cartoncino nel quale erano avvolti dei fiammiferi, vecchi fiammiferi che da bambino si divertiva ad usare per dare fuoco a questo o a quell’altro. Con un piccolo sforzo dovuto alla totale oscurità, trovò il piccolo scrigno proprio dove si ricordava di averlo lasciato. Si mise a sedere sul letto e iniziò a vuotarlo del contenuto in cerca dell’oggetto dei suoi desideri; mise mano agli oggetti più strani, che senza l’ausilio della vista o dei ricordi difficilmente riusciva ad identificare. Ed alla fine eccolo, un piccolo involucro di cartoncino, così insignificante all'apparenza, così prezioso per sfuggire quella insopportabile, angosciosa situazione. Afferrò un fiammifero e lo sfregò contro la parete, ma la capocchia del legnetto rimase un tassello indistinguibile nel vuoto oscuro. Ne’ provò un altro e un altro ancora, ma non ottenne il risultato che tanto bramava, mentre l’oscurità continuava a tenerlo prigioniero, come sospeso in un limbo senza luce. Forse era tutto un sogno, tramite il quale il suo subconscio voleva cancellare le orribili visioni di quello precedente. Forse, o magari era realtà; ma mentre il dubbio lo assaliva si decise a infilarsi sotto le coperte, chiuse gli occhi, strinse i pugni contro il petto e pregò come mai nella vita che - incubo o realtà che fosse - l’alba, meravigliosa dea salvatrice dei suoi desideri, giungesse per liberarlo da quella prigione di tenebre.
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