Nella vita di ognuno di noi ci sono dei periodi che ricordiamo piacevolmente. Se penso a questo mese di marzo difficilmente lo scorderò e mi viene da sorridere. Certo anche da riflettere. E da riflettere che è stato forse da sciocchi riprendere una breve corrispondenza con una persona che non esiste fisicamente e neppure con la voce e che invece si ritiene conoscerla e con la quale si vuole condividere lo scambio di impressioni. E comunque sia, è stata una cosa piacevole e che mi ha lasciato una traccia. Forse ho sbagliato a raccogliere i brevi messaggi in un file, che a volte rileggo. 23 messaggi (o forse 24, uno non so se l'ho spedito): solo 9 i tuoi, complessivamente meno di 30 Mb, 14 o 15 i miei, con oltre 150 Mb. Ma io sono solito dare di più. Sicuramente sarebbe meglio che li distruggessi. È molto facile. Basta un clic. Lo farò. Se mi permetti ti dirò un'altra cosa. Mi è successo ultimamente, quando sono andato in un posto, di pensare di raccontarlo a te. E l'ho pensato proprio mentro lo visitavo. Forse perchè mi è capitato, dopo pochi giorni dal tuo ultimo messaggio, di andare a Venezia, della quale città ti avevo parlato in tono scherzoso. Un venerdì, per lavoro, per un interrogatorio urgente, che è durato meno di un'ora. Per tutta la giornata sono rimasto in quella città, andando a camminare sul ponte di Rialto e poi salendo sul campanile di San Marco, quello che i veneziani chiamano el paron de casa, il padrone di casa. È vero che in tante città ci sono punti posti molto in alto dai quali la si può guardare. Quello che si vede dal campanile di San Marco ti dà la sensazione, oltre che della bellezza della città, del perchè della sua potenza passata. Ti accorgi di come Venezia sia un'isola, collegata alla terra ferma solo dalla ferrovia con Mestre. E poi tutte le piccole isole che la proteggono : il Lido, la più grande che le sta proprio davanti, ma poi Murano, Burano, la Giudecca (il famoso carcere), Sant'Elena ( la verde), o quella dei pescatori di Pallestrina o Portosecco. Mi veniva da pensare di come, ai tempi dei dogi, la difesa di Venezia fosse facilitata da questi approdi. Questa città dalla grandissima storia millenaria che invece potrebbe sparire. Solo tra meno di cento anni. E morire come tutti gli uomini. Che tristezza! Passeggiare dentro una città, senza una metà ma con i propri pensieri e cercare di scorgere il volto di persone che mai più vedrai ma che si muovono come te e che cercano come te qualche cosa che possa rimanere impresso, ho scoperto che questa è una piacevole sensazione. Sono stato alla fine di aprile poi a Genova. In un giono feriale. Mi ha accompagnato mia figlia piccola. È voluta andare all'acquario. Poi però l'ho portata sul porto vecchio, quello che qualche hanno fa è stato ridisegnato da Renzo Piano. Un'operazione semplice e bella. Le cose belle sono tutte semplici. Come gli uomini. Tutti i vecchi magazzini del porto dove venivano ammassate le balle di cotone, oggi non più utilizzati, sono stati riconvertiti in area espositiva, di spettacolo e di intrattenimento. Una lunghissima passeggiata sul molo. Il primo tratto è stato intitolato a Fabrizio De André e poi a destra questi vecchi locali dove ci sono posti di intrattenimento, discreti, e sulla sinistra il mare. E tutto senza l'aggiunta di un grammo di cemento. Che bello andarci in un pomeriggio di un giorno feriale, senza gente e calca...