Quand’ero in prima media, ho conosciuto una bambina di quarta elementare di nome Cristina, nipote della mia vicina di casa, veniva da San Vittore Olona( Milano), sicura di sé e ottima compagna di gioco. Un giorno prendemmo un paio di sassi grossi dal cortile di casa mia, due tavole di colori ad acquerello e cominciammo a colorarli di tutti i colori possibili immaginabili. Poi ce li scambiammo e li mettemmo ognuna nel proprio cassetto del comodino.
Ricordo quell’estate come fosse ieri, poi lei partì e ritornò a San Vittore con il treno, arrivata mi chiamò e rimanemmo al telefono per tre quarti d’ora, lei mi raccontò della donna con le labbra grosse che la guardava come fosse ET, di suo papà che russava e di suo fratello che ascoltava la musica da far spaccare i timpani anche ad un sordo. Da quella telefonata, Cristina, sicura di sé e ottima compagna di gioco non si fece più sentire, e nemmeno io.
Quest’estate la ritrovai in piscina con suo fratello che ascoltava la musica ad un volume da far spaccare i timpani anche ad un sordo. Andammo a casa mia e prendemmo due sassi grossi dal cortile, due tavole di acquerelli, e li colorammo di tutti i colori, poi ce li scambiammo e li mettemmo nel cassetto del proprio comodino.