racconti » Racconti sulla nostalgia » capitolo 2 -Samantha-
capitolo 2 -Samantha-
Avevo un mal di testa atroce, sarà stato l’effetto del caffé e della tisana messi insieme. Alzo subito lo sguardo verso l’orologio e mi accorgo che è tardissimo, sono le 11. Corro immediatamente verso il bagno, mi do una lavata veloce e di nuovo sui libri, questa volta sul serio. Sulla scrivania avevo tutto: libri, matite, penne, fogli, righe, squadre, gomma, scolorina, cellulare e come al solito non poteva mancare il caffé. Sono un malato di caffé. Ho scoperto la sua magica proprietà ai tempi del liceo. Ricordo che quando ero a corto di energie mi preparavo un’intera macchinetta tutta per me. La caffeina mi dava energia, mi faceva sentire al massimo, pronto ad ulteriori sforzi. Era proprio questo che mancava alla mia vita: l’energia, la forza di abbattere gli ostacoli.
Era ormai pronto per studiare quando improvvisamente…squilla il cellulare. Chi poteva essere alle 2 di pomeriggio?? Di solito non ricevevo né chiamate né messaggi. Di certo non poteva neanche essere la mia ragazza non ne ho una. Non sono il classico ragazzo amato dalle ragazze. Anzi si direbbe che non sono tanto in sintonia con il mondo femminile. Per me la donna, è sempre stata un universo a sé, un altro mondo, un mistero affascinante. Ho spesso desiderato avere una ragazza al mio fianco. Ma purtroppo come mi dicevano sempre i miei amici sono proprio fuori strada. Diciamo che non ci so fare per farla breve. Più di una volta mi è capitato di incontrare una bella ragazza e magari innamorarmene ancor prima di conoscerla. Immaginavo sempre la nostra storia, le nostre passeggiate lungo il mare, i nostri baci intensi, i nostri appuntamenti. Tutto in me era in funzione di lei. Capitava che non vedendola per un po’ cominciavo a preoccuparmi; il mio umore cambiava spesso, c’erano delle volte che ero nervoso, triste, solo, abbandonato, altre in cui bastava uno suo sguardo od un suo semplice “ciao” per dare un senso alla mia giornata. Ero un burattino succube degli altri. Non mi possedevo, gli altri mi hanno sempre posseduto. Purtroppo accadeva sempre che il film che nella mia testa girava a ruota libera non era quello che si proiettava in lei oppure che dal momento che la conoscevo cambiavo subito idea e ne rimanevo deluso. Spesso penso e ripenso ad i miei comportamenti, gesti, parole; per un attimo focalizzo l’attenzione su di me, mi allontano. Vedendomi da un’altra prospettiva scorgo un piccolo, indifeso e fragile ragazzo senza meta senza direzione, in continua ricerca di qualcosa. Ma cosa? E allora spesso mi chiedevo perché mai dar voce a tante inutili pensieri? Perché dare spazio a ragazze che nemmeno esistono?
Samantha era una di queste. Me l’aveva fatta conoscere Luigi una sera in discoteca. Era un venerdì, la solita serata universitaria. Samantha era molto carina, la classica ragazza mediterranea: alta, mora, riccia, carnagione scura. Era con delle amiche.
-Samantha questo è Francesco
-Piacere Samantha
-Piacere Francesco
Il nostro dialogo era stato un semplice scambio di espressioni lette da un copione. Non sapevo che fare, non sapevo che dirle. Eravamo tutti seduti ad un tavolino. Si chiacchierava, si beveva qualcosa, tutto era apparentemente tranquillo. Io al contrario ero immerso nei miei pensieri.
“Carina Samantha! Poi... da come parla sembra proprio una ragazza simpatica, mi piacerebbe tanto istaurare un bel rapporto con lei…aspetta c’è un piccolo problema…che devo fare? Ci vado a parlare??? Hummm…meglio di no adesso, sta parlando con le sue amiche non voglio infastidirla... magari dopo”
A volte desideravo tanto spegnere il cervello, lasciarlo a casa per una sera. Era il mio vincolo, il mio ostacolo. Giocava spesso inganni su di me. Sono rimasto l’intera sera seduto sul divano senza aprire bocca, ogni tanto facevo qualche considerazione con Luigi sulla lezione della mattina ma niente di più. Il mio unico gesto è stato quello di rinchiudermi in me stesso, attivare delle barriere, una protezione alla vita. Ero in silenzio, osservavo le altre persone. Le scrutavo una ad una, le analizzavo. Loro al contrario agivano non erano ferme. Quella sera mi sono posto tante domande. Ero triste, avevo voglia di piangere. Sono tornato a casa con la scusa di avere sonno. Sono fuggito via, sono scappato dal mondo. Dovevo riabbracciarmi, tornare nella mia realtà fatta di piccole cose di pochi problemi. Con il passare del tempo io e Samantha siamo diventati amici, o meglio, lei crede che io sia solo un suo amico. Io invece la guardo con una prospettiva diversa. Le ho sempre offerto le mie più grandi attenzioni. A me Samantha piaceva un casino ed è per questo che sono diventato suo amico, sempre meglio di niente. Con il tempo però ho capito che non era la ragazza adatta a me. Non abbiamo mai trovato un punto di incontro. Poteva anche essere bella, potevo anche ipoteticamente piacerle ma il tutto si risolveva in uno sfogo fisico perché non eravamo innamorati. Stessa cosa se si parla di sesso e amore.
Lo squillare insistente del cellulare mi ha strappato via dai ricordi e dai pensieri.
-Pronto chi è?-
-Ciao Fra ma come, non mi riconosci? !? sono Samantha!-
-Ehi ciao Samantha come và?-
-Tutto bene! Senti mica hai da fare? Vuoi venire con me e Gigi a fare una passeggiata al mare? è una giornata bellissima!
-No ma figurati, stavo guardando un po’ di tele ma mi stavo annoiando…. a che ora facciamo?
-ti va bene per le 12. 30 in piazza? magari facciamo anche un pic-nic sulla spiaggia!
-perfetto…allora a dopo?
-Si! Ciao ciao!
-Ciao!
Dopo aver chiuso la chiamata lascio cadere il telefono sulla scrivania. Non riuscivo a credere a quello che avevo fatto. Mancavano ormai pochi giorni all’esame ed avevo pure la faccia tosta di uscire. “Ma vivi la vita su! Hai tutta questa sera per studiare e poi…un paio d’ore di relax non possono far altro che aiutarti a concentrarti!” pensavo, cercando in questa frase una giustificazione alle mie azioni, quasi per zittire i miei sensi di colpa. Avevo voglia di divertirmi, avevo voglia di un mondo senza regole. Adesso però non avevo bisogno di pensare, dovevo agire, era l’istinto, il flusso, la corrente che mi spingeva. Apro l’armadio in cerca del costume. Ma dov’è????? Ho aperto tutti i cassetti alla ricerca di qualcosa di adatto per andare al mare. Eccolo!! Era dietro un cassetto, era forse capitato lì perché l’ avevo riempito di vestiti. Spesso il “dietro del cassetto” si è rivelato un jolly per me. Quando andavo alla ricerca di qualcosa e non sapevo dove trovarla, setacciavo prima l’intera casa e poi ricorrevo al jolly, sfilavo il cassetto e trovavo quello che cercavo, lì, abbandonato, stropicciato dal tempo. Scendo le scale a due a due, ero un po’ in ritardo. Prendo in garage tutto l’occorrente, palla, racchette, gommone, I-pod, pompa, chiudo il portone di casa e mi dirigo di fretta in piazza. “Il paio d’ore” si era trasformato in “il pomeriggio intero” d’altronde si sapeva, o meglio io lo sapevo ma facevo finta di non esserne a conoscenza. È stato un bel pomeriggio, c’era il sole, il mare, la sabbia, le ragazze, la voglia di divertirsi, cos’altro poteva mancare? Il mare mi è sempre piaciuto. Questo è stato anche uno dei motivi che mi ha spinto a non rifiutare la proposta di Samantha. Adoravo il mare, camminare sulla sabbia, lasciare un mio passo, farmi accarezzare dal vento leggero. Il cielo come il mare erano per me vie di fuga, un orizzonte senza confini. Spesso mi sedevo sulla riva. Mentre ascoltavo il suono delle pietre che scivolavano trascinate dalle onde, pensavo. Il mare è nostalgico, il mare è il mio specchio. Torno a casa che erano le 10. 30. Avevo già mangiato, ci eravamo tutti fermati ad un pub. Io rimanevo sempre sul classico: hot dog patatine e birra. Apro la porta della mia stanza. Non riuscivo a vedere nulla, la luce era spenta. Accendo l’abat-jour. Il mio sguardo cade di nuovo sul calendario, sul cerchio rosso e poi sul numero 21. Provo un forte senso di nausea e rabbia, ero arrivato al punto di desiderare che non esistesse più il numero 21. Avrei voluto cancellarlo dal calendario. E invece no, sono andato in cucina, sapevo che avevo molto da studiare. Mi aspettava un altro termos di caffé, un’altra lunga notte.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0