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Letargo
Cellulosa su marmo.
Ne avverto l'occulta melodia.
A stento ne decifro le impercettibili note: é la Foglia Canarina che si diletta a ruzzolare con ampie capriole su questo Grigio Prato di mattonelle.
È la mia devota vedetta secolare.
È lei che col suo timido crepitare mi sussurra l'avvento di un Ospite, e fremendo spera per me che sia quello giusto, l'Atteso.
Ma ora si é bruscamente fermata, non la percepisco piu'.
Credo che si sia allarmata scorgendo la Legnosa Poltrona che si erge solitaria, come selvatica croce, su questo alto reticolato di pietre arse: in essa sono sprofondato in un caldo torpore da millenni.
Riposo piacevolmente accarezzato dal Vento e ripetutamente baciato dal suo soffio, che dopo avermi affettuosamente scompigliato i capelli con le sue dita affusolate, scende giu' fino alle nude gambe e le lambisce delicatamente.
Ma ora lo sento tornare su fino a insinuarsi attraverso il petto, diritto nel cuore, e da qui filtrare lento nell' anima, ove si scontra con il respiro greve e asfissiante, polveroso e atro.
Lo vorrebbe bandire con algenti raffiche di rorida brezza mattutina, per poi alitarmi uno spirito convertito a un nuovo giorno, a una nuova era, a un nuovo risveglio.
Ma le Nuvole, mio soffice copricapo, si avvedono che le tiepide carezze di frate Vento non sortiscono alcun effetto.
Allora prodighe mi solleticano deliziosamente la pelle con fresche goccie, come gelidi bruciori vibrano umide purificando la pelle buia che il mio implacabile animo tende sempre per poi non far scoccare mai la Rossa Freccia.
Infine, notando che gli amari e mesti umori non si vogliono ancora congedare, lasciano che il Sole faccia capolino tra loro come maestoso pagliaccio, per farmi sorridere con i suoi buffi giochi di luce, e il suo sorriso stampato, cosi' spudoratamente copiato con semplici e sincere curve dalle matite rosicchiate dei bimbi.
Inatteso percepiscono l'irrigidimento dei muscoli del collo: il mio cipiglio si trascina pigro fino ai profili uggiosi dei Monti.
Le sento rallegrarsi tra loro e vedo che muovono sopra di me qualche gioioso passo di danza: si compiacciono per il mio risveglio.
Quando improvvisa odono la mia indolente voce: " Potete per caso donarmi l'armoniosa e divina Grazia che cerco da millenni?".
Si scambiano occhiate perplesse e interrogative, qualcuna scuote la nivea chioma, qualche altra si volge attonita verso Osiride burlone, e infine tutte si uniscono e si scompongono in una turbolenta e vorticosa negazione.
Divengono grigie, le più sensibli addirittura nere, e all'allegrezza iniziale subentra la glaciale rassegnazione per la morte imminente.
Abasso lo sguardo, oscuro gli occhi, rilasso i muscoli del capo, e con un ultimo abissale sospiro le spazzo eternamente via.
Cellulosa su marmo. Ne avverto l'occulta melodia.
A stento ne decifro le impercettibili note: é la Foglia Canarina che si diletta a ruzzolare con ampie capriole su questo Grigio Prato di mattonelle.
Nuovamente solo lascio che i sensi si spengano lentamente su se stessi.
Sono tornato al mio Coma Sepolcrale in attesa che giovani nubi si affaccino, portandomi finalmente la dolce e cara Chiave che persi nel Natale Dei Miei Mondi.
(3/9/'94)
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