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Motoraduno
La lancetta della benzina segnalava che eravamo in riserva già da parecchi chilometri. Dopo duecento metri misi la freccia a destra e svoltai verso un'autogrill.
-Ci voleva questa fermata. Saranno due ore che siamo in macchina- mi disse il mio bassista.
-Io entro a prendere qualcosa. Ci vediamo fuori- gli feci.
-Va bene, io vado a pisciare.
Entrai nel negozietto dell'autogrill. Era uno di quelli della serie piccoli e tristi. Quelli per intenderci che non hanno il reparto per i CD ma un piccolo cestino con ammassati dentro album storici che neanche chi li ha incisi ricorda più di avere fatto. Proprio per questo particolare feci uno squillo con il cellulare a Mattia, il bassista. Poi mi misi in fila con un camionista con una maglietta dei Metallica e mi presi un caffè e un panino con formaggio e prosciutto. Stavo pensando a quale altro panino prendere quando sentii Mattia chiamarmi. Già sapevo il perché.
Quel rincoglionito ogni volta che va in qualche triste posto come quello in cui eravamo e trova l'orribile cesto degli album più sfigati della storia, beh lui ne deve acquistare qualcuno, che si tiene poi incelofanati a casa facendone collezione.
-Questa è una perla che mi mancava- mi disse mostrandomi il disco.
-Cosa dici! E'un classico che trovi in tutti i cesti d'Italia.
Vorrei vedere chi tra di voi non ha mai trovato "Il meglio di Piero Focaccia". Un classico.
-La tua collezione fa schifo se ti manca questo- gli dissi.
Cercai un po' anche io e tra una Iva Zanicchi e un Mario Tessuto trovai la punta di diamante.
-Prendi questo: "Christian, canzoni di Natale"- dissi a Mattia.
Lo guardò soddisfatto e lo prese. Insieme ci aggiunse anche due altri grandi come Valentino e Michele Pecora, oltre ovviamente al meglio di Piero Focaccia. Totale: dieci euro.
Prima di andare buttai giù un tortino al cioccolato.
-Certo che hai ripreso ad ingrassare come un porco- mi fece Mattia una volta usciti.
-Grazie, stronzo- risposi.
Dopo un'altra ora di macchina arrivammo a casa di Mattia.
-Meno male. Stasera pensavo di non arrivare più- mi sbadigliò Mattia.
-E ho guidato tutto il tempo io- gli feci presente.
-Fa niente. Sono distrutto. E mi girano da matti perché ci hanno dato una miseria stasera.
-Ho capito, ma è uno dei pochi posti dove ci chiamano sempre. Va bene quando servono soldi.
-E a noi servono sempre- mi rispose mentre cercava le chiavi.
-Ci credo! Li spendi tutti per la tua discografia...
-Si, e tu in cibo. Ciccione.
Lo salutai con un dito medio alzato e accesi la macchina.
-Aspetta!- mi urlò -Non trovo le chiavi.
Aspettai una buona mezz'ora mentre lui mi smontava la macchina e si ravanava dappertutto in cerca delle chiavi. Che non trovò.
-E adesso?- dissi.
-Dormo da te.
-E le chiavi?
-Le cerco domani, ora sono a pezzi.
-Spero non ti entri in casa tua qualcuno che ha trovato le chiavi e ti porti via il computer e un CD dei Ricchi e Poveri!
Non mi disse niente e salì in macchina.
Il giorno dopo mi alzai alla una e trovai Mattia in cucina che si preparava un panino.
-Buongiorno - gli dissi e preparai l'acqua per la pasta.
-Che ti fai?
-Una carbonara.
-Sei sveglio da un minuto e hai voglia di mangiare pasta con uova e pancetta? Per me fai schifo...
-Sei tu che sei delicato. Almeno l'hai riempito quel panino?
-Certo, con il meglio che ho trovato.
-Allora è stata dura.
-Domani dove suoniamo?- mi chiese sparandomi sul tavolo un pezzo di insalata.
-A un motoraduno a mezz'ora da qui.
-Un motoraduno?- mi fece stupito.
-Quello mi hanno proposto. Non è dove suoniamo di solito ma è uguale.
-Uguale un cazzo. Noi facciamo ska, roba che non tira in posti come quello.
-Ho già parlato con gli altri e sono d'accordo. Facciamo Motorhead, Metallica, ACDC, e così via. Luca già le conosce, aveva un gruppo anni fa e le ha suonate mille volte. Tu e Vito ve le tirate giù. Tieni la scaletta.
Poco convinto prese la scaletta con le canzoni.
-Va bene, ma non assicuro...
-Fa niente - lo interruppi - Per una volta va così. Vedrai che ce la caviamo.
-Più che altro Vito non so se è più abituato a suonare quel genere. Non so neanche se ha mai suonato quei pezzi. Io almeno un po' li conosco.
-Non dire cazzate. Vito sa suonare, e suona bene anche quello. Che ci vuole. E comunque li conosce bene quei pezzi. La sua prima ragazza aveva tatuato sul culo "I Love AXL ROSE".
-Allora...- mi fece agitando il foglio.
Dopo mangiato si rimise in cerca delle chiavi che trovò ore dopo dentro la custodia del suo basso, così lo riaccompagnai finalmente a casa.
-Ci vediamo domani. Passo per le sei e mezza da te.
-Va bene. Comunque ci vuole il guanciale!
-Dove?
-Nella carbonara.
Arrivammo puntali per le sette nel posto dove avremmo suonato. Il palco era abbastanza piccolo, ma per noi era giusto.
Incontrai subito i due tecnici che ci avrebbero assistito per la serata.
-Piacere, sono Robi- si presenta il primo. Un ragazzino di neanche vent'anni, magrissimo e con piercing sulle sopracciglia e sulle orecchie. Ne contai una decina.
-Io mi chiamo Jorge- ci fece il secondo. Lui era più grande, sulla quarantina, e indossava un basco con una stella al centro e la maglietta del Che.
Preparammo il palco mettendo a posto amplificatori e microfono e aspettammo l'arrivo degli altri due decidendo di dare un assaggio alle birre del bar.
Il tizio del bar ci spiegò le molte varietà di birra che aveva in serbo per la serata. Io optai per una chiara, così anche Jorge. Robi si prese una rossa e Mattia la Guiness.
-Bah!- dissi a Mattia mentre gli spillavano la sua Guiness. -Per me quello è caffè allungato con della birra.
-Tu mi devi spiegare perché ogni volta che qualcuno prende sta' birra tu devi sempre sottolineare che ti fa cagare. Lo sappiamo.- si lamentò Mattia.
-Sì, ma loro no- dissi indicando gli altri. -La mia è una crociata contro questo ibrido di birra-caffè. Dove andremo a finire!
-Comunque non c'entra niente il caffè. Il gusto che ha è dovuto al fatto che la fanno con l'orzo tostato.- ci spiegò il tizio del bar.
-Questo è quello che dicono a voi. La realtà è che in un bar da qualche parte in questo mondo un tizio, per sbaglio, molto tempo fa, rovesciò il suo caffè nella birra di quello che gli stava vicino. Questo la assaggia e scopre il modo di fare un mucchio di soldi.
-Ne dici di stronzate. Senza offesa.- mi disse Jorge-Che Guevara dandomi una pacca sulla spalla.
Quando finalmente arrivò il resto del gruppo ero a metà della mia seconda media chiara. Dopo vari rimproveri per il ritardo farciti da bestemmie e insulti provammo qualche pezzo. Ce la sbrigammo in un quarto d'ora. Non era come suonare al Madison Square Garden ma andava bene comunque. Tra l'altro noi al Madison Square Garden non ci abbiamo mai suonato. Se ci chiameranno saprò valutare.
Dopo ci mettemmo a mangiare. La cena prevedeva: risotto allo zafferano, polpettine di carne e una bottiglia di Bonarda. Con l'aggiunta dei due tecnici le bottiglie lievitarono a tre.
Verso le nove cominciarono ad arrivare le prime persone. Un primo gruppo lo sentimmo arrivare almeno con un quarto d'ora di anticipo. Il rumore dei motori delle loro moto era incredibile. Penso sia lo stesso rumore che si sente ai piedi di un vulcano durante un'eruzione. Le loro enormi moto erano tutte Harley Davidson, o almeno credo. Dietro questa piccola folla, erano una decina ma dal casino che facevano sembravano una cinquantina, vedemmo sbucare altri centauri, così si chiamano questi incroci mezzo uomo mezza Harley.
Continuarono ad arrivarne e prima di cominciare a suonare si era formata una bella folla numerosa.
Finito vino e cibo ci alzammo dal tavolo dove avevamo cenato e ci dirigemmo al palco per preparaci a cominciare.
-Sei te del gruppo?- mi sento chiedere. Mi giro e mi trovo davanti cento chili di uomo con addosso altrettanti chili di ferro attorno al collo. Sembrava Mr. T dell'A-Team.
-Si. Sono il cantante.
-Bene. Che pezzi fate?.
-Roba leggera tipo Motorhead.
-Alla grande! Possiamo restare.- si mise ad urlare Mr. T allontanandosi.
Strano perché credevo ascoltasse Mozart, pensai.
Attaccammo con Overkill, per poi proseguire con tre pezzi degli ACDC. Quando tutti avevano in corpo almeno sei birre a testa si cominciò a scatenare il vero casino. Per tenerli belli invasati suonammo sempre più duri e alla fine l'amplificatore di Mattia, che non era un gran che, tirò le cuoia. Li lasciammo godere con Luca che con la sua chitarra si mise a fare dei pezzi di Hendrix (dopo roba da bestie un po' di classe), e gli vennero anche bene. Suonammo due ore, e io mi sentivo in forma. Alla fine ero pronto a scolarmi un bel po' di birre.
Ordinai una chiara da un litro. Giusto per non fare troppi giri al bancone. Me la scolai beatamente, e conobbi altri tipi alla Mr. T che mi raccontarono a quanti concerti erano andati, quanti chilometri avevano fatto con le loro moto e quante fighe avevano scopato. Non me ne fregava niente, ma stavo bene e in quel momento quella mi sembrava la compagnia migliore in cui potevo trovarmi. Mi misi a ballare con Mattia i pezzi che metteva il dee-jay. Quando tornai al bancone per una media, passai vicino a un gruppo di motociclisti con le loro ragazze.
-Ehi, cantante! Vieni qui.- mi fece uno del gruppo.
-Che c'è?
La ragazza vicino a lui si mise a ridere e cercò di farmi andare via. Poi scoppiò di nuovo a ridere.
-Dimmi un po'. Ti piace o no questa bella ragazza qua vicino a me?
Lo disse dandole una pacca sul culo che la fece quasi cadere.
-Stronzo!- gli fece lei continuando a ridere.
La guardai notando più che altro il ben di dio che offriva il suo petto. E il resto non era niente male.
-Certo. Peccato che è con te.
Il tipo si scolò la restante birra che gli rimaneva e lasciò cadere a terra il bicchiere.
-Bene.- mi disse e schioccò la lingua. -Te la puoi scopare.
Gli altri scoppiarono in un boato. E qualche rutto.
Io non dissi nulla e proposi un giro di birra.
-Aspetta.- mi disse il tipo ridendo. Cominciava a starmi sul culo.
-Il fatto è questo.- continuò. - Se riesci a bere più di me, stasera puoi accompagnarla a casa.
La ragazza scoppiò a ridere ma non disse niente.
Io ero arzillo al punto giusto e probabilmente stupii tutta quella banda di coglioni.
-Per me non ci sarebbe nulla di male.- dissi al coglione che mi parlava.
-Allora va bene.- fece lui guardando gli altri suoi coetanei.
-Ovviamente quando sarai per terra e io chiederò un altro bicchiere, per me la tua scommessa finisce lì. - aggiunsi in tono scherzoso.
A quel punto la ragazza mi si avvicinò.
-Ma come! Allora se vinci non mi scopi?- e dopo scoppiò di nuovo a ridere girandosi verso i suoi amici.
-Sicuramente non te ne pentiresti.- le feci per rincarare la dose.
-Benissimo.- ghignò il tipo.
Ci sedemmo a un tavolo e ci facemmo portare due bottiglie di rum e sei bicchieri.
-Brutta scelta la tua.- mi disse uno degli altri coglioni.
-Non si devono accettare queste sfide.- continuò un altro.
-Si vede che non lo conosci.- grugnì l'ennesimo pirla.
Riempimmo i sei bicchieri e ne buttammo giù tre a testa. Aprii il mio pacchetto di sigarette e cominciai a divorare anche quello.
Altri tre bicchieri a testa...
E poi ancora tre...
Di nuovo tre...
Finì la prima bottiglia.
-Quindi?- mi disse il tipo.
-Quindi apri l'altra
Applauso.
Tre... sei... nove...
Quando finì anche la seconda bottiglia mi accesi l'ultima sigaretta.
-Girala! E'al contrario.- mi urlò qualcuno di quegli stronzi.
Riuscii ad accenderla nel verso giusto e le prime boccate mi sembrarono ossigeno.
-Sto per chiederne ancora.- mi fece il mio sfidante.
Diedi un'altra preziosa boccata dalla sigaretta.
-Faccia pure!- dissi.
Io ero pieno, mentre quello stronzo sembrava averne ancora.
La terza bottiglia arrivò e feci il primo giro. Tre bicchieri. Buttai giù il terzo con una smorfia e scagliai il bicchiere. Notai i primi segni di cedimento anche nello sfidante. E gli feci riempire il giro successivo.
Mi alzai sforzandomi di non barcollare ma fu inutile.
-Attenzione. Morto che cammina.- mi giunse una voce.
Io intanto mi avvicinai alla ragazza tanto intraprendente del mio amico sfidante.
-Diciamo pure che ho vinto.- le dissi abbracciandola.
-Che cavolo dici?!- blaterò lo sfidante. E buttò giù i suoi tre bicchieri.
-Torna a sederti e finisci i tuoi, campione.
-Va bene.- dissi e afferrai il culo della ragazza con una mano. Prima che lei si ritraesse le afferrai anche le tette e le cacciai la lingua in bocca.
-Che cazzo fai!- sentii di nuovo urlare prima che un pugno mi stendesse a terra.
A quel punto cominciai a sentire colpi arrivarmi da ogni parte. Un calcio che mi colpì l'orecchio sinistro fu il più doloroso. Sentii la faccia come incendiarsi. Dopo qualche minuto, o qualche anno non saprei, tutto si fermò.
Sopra di me sentii cominciare un gran casino. Stavolta però non ero io quello preso a calci. Scoppiò una rissa con gli addetti alla sicurezza e molti che non c'entravano nulla finirono dentro alla lotta. Anche Mattia si prese un po' di calci, e riuscii a intravedere un fusto di birra volare sopra la mia testa e atterrare con un tonfo spaventoso dietro di me. Io non riuscivo ad alzarmi. Provai a spostarmi ma mi arrivò una scarpata sullo stomaco. Mi attorcigliai su di me prima che un altro colpo mi prendesse in testa.
Quando arrivarono i carabinieri ero ridotto maluccio. Avevo uno zigomo fratturato, una costola incrinata, un trauma cranico e circa altre tre o quattro cosette abbastanza serie. Mi misero su un'ambulanza e cominciò a piovere. Potevo sentire il ticchettio delle gocce d'acqua che sbattevano contro il tettuccio. Quel cazzeggio di motoraduno notturno, pensai, nonostante i botti finali mi aveva almeno levato un po' di lividi dall'anima, per qualche ora. Un ANESTETICO. Le botte e le costole, quelle, si riaggiustano più facilmente. Certo ne avrei avuto per un po'. Però, dio buono, non si può mica sempre rigare dritto. Mangiare, dormire, lavorare (chi ce la fa), e poi tutto daccapo. Ci vuole un'alternativa, un ANESTETICO. Palestra, calcetto, poker, pilates, lezioni di latino americano, 0. 69 all'alcool test (che pazzia!), beoni a un motoraduno. Fate voi!
Dimenticavo: la ragazza non la rividi più.
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