Barcellona, 6 giugno 2008.
Caro Andrea,
non so davvero se dovrai ancora aspettarmi.
O se lo vorrai, dopo quanto sto per scriverti.
Io mi sento oggi come rientrata in me.
Le mie inquietudini, le mie curiosità, le aspettative che mi hanno spinta, ancora una volta, a cercare un contatto con te, ora non le sento più.
Non sento neppure, ti confesso, lo stesso entusiasmo nè la stessa vitalità che avevo avvertito risentendoti di nuovo, appena meno di un anno fa.
Dipende da me, A, ma è anche colpa tua.
È colpa tua perchè, a tanti anni di distanza dalla nostra storia, insisti in una pervicace ed irreale fissità, in un fermare assurdamente il tempo, nel gonfiare di rimpianto e rimorso ciò che è stato innocente, pulito, sincero, ma che è finito.
Finito, Andrea, irreversibilmente finito, ma non per questo meno tenero e bello nel mio ricordo.
Non nel tuo, però. Perchè tu, tu filosofo, non concepisci la fine di nulla. Dunque tu vedi e vivi ciò che chiami "l'assoluto", la perfezione dell'incompiutezza. Ma tu stesso dici che questo genera rabbia e, nel confronto con la realtà, impotenza e frustrazione.
Perchè, A, il pensiero di me deve farti infelice?
Anch'io, però, ho la mia parte di responsabilità. Io sono ora rientrata, in pieno, nel mio personaggio, l'unico che so interpretare, che è insieme il mio lavoro ed il mio ruolo in tutti i rapporti (a cominciare da quelli familiari) e che è insieme la mia forza e l'arsenale delle mie difese.
È anche la mia prigione.
Ma io così sto bene. Io sto bene così, Andrea.
Non posso, non voglio desiderare altro.
Lo so cosa tu mi offri. È bello il luogo-sogno dei nostri ideali incontri, di cui tu mi parli, il deposito della nostra memoria, il laboratorio dei nostri progetti.
Ma dov'è, A, dove?
Ho creduto, in tutta sincerità, di sentirti ancora presente in me. Ora, perdonami, non riesco neanche più a sorriderne.
Ti avevo affidato una parte di me, forse la parte migliore, perchè tu la custodissi e la tenessi in vita.
Tu non hai compreso.
Adesso più nulla è possibile.
Non ti cercherò davvero mai più.
Addio, A.
L