Era passato un secolo ormai, era successo di tutto, aveva conosciuto ragazze e nuotato in piscine di birra. Il nostro eroe era stanco, non riusciva più a vivere in quella dannata finzione.
Voleva solo lei come in passato. Ricordava sempre le giornate che passavano insieme e quando si svegliava la mattina, sbattuto, aveva sempre la sensazione di averla sognata, sempre.
Un giorno si decise, doveva assolutamente chiamarla, doveva parlarci.
Il problema era uno ma molto grave: lei ormai aveva il ragazzo da un anno e questo stronzo sembrava un genio a prenderla per il culo facendole credere di essere il sosia del principe azzurro.
Tutte sciocchezze! "Quel deficente la prende in giro" , si ripeteva il mito.
Al diavolo il ragazzo! Impugnò il cellulare e scrisse di getto un messaggio scarno e infantile: "Ciao, che fai? Io... senti, ti va se ci vediamo un minuto stasera? Devo dirti una cosa". Pigiò il tasto "invio" a occhi chiusi, dopo nemmeno dieci minuti la risposta di lei: "Ciao, cos'è qualcosa di brutto? Spero di no, comunque ok passa alle dieci sotto casa mia".
Gasato come un cavallo da corsa e sconvolto da quella notizia paragonabile ad una vincita alla lotteria si vestì, si lavò indossò la giacca e guardò l'orologio "Cavolo già le 10 meno 20!"...
Fuori pioveva all'impazzata: "CAZZO. All'inferno pure la pioggia", saltò sulla sella del motorino e via!
La strada un fiume in piena, la testa sottosopra, la moto una freccia" STO ARRIVANDO!". Dieci in punto sotto un balcone grondante di pioggia, nemmeno un'anima in giro, neanche i cani e i gatti erano tanto stupidi da beccarsi tutta quell'acqua.
"Cosa cazzo faccio? Cosa le dico, è fatta, una figura di merda, devo pisciare..". Si accese una sigaretta, poi subito un'altra.."e ora?".
Dieci e dieci. "Ma sì fai pure ritardo, tanto non mi scappi stavolta", pensava il nostro eroe.
E via i ricordi, l'estate, il sole, gli amici ormai ex, il Natale, gli europei dell'Italia, i chilometri in centro e il primo giro in macchina.
Ogni singolo dettaglio veniva analizzato e rimpianto, ogni parola era ancora nella sua testaccia e il tempo (per lui) si era fermato allora.
Pioveva ancora, le nuvole a questo punto erano le uniche testimoni, insieme ai lampioni soli e impertubabili. Il rumore di un portone, una ragazza corre per non bagnarsi, "è lei!".
No. Si infila dentro la macchina del presunto ragazzo coi capelli lucidi, maglia nuova e auto sportiva fiammante sia dentro che fuori.
Vabè, freddo. Ore dieci e mezza -eh sì le ragazze si fanno aspettare- credeva di sapere il fesso. Tira fuori dalla tasca il cellulare, azzarda uno squillo, ci ripensa -sarebbe troppo impertinente, verrà tra un pò-.
Dà un'occhiata alle foto memorizzate sul suo telefonino, inutili; scattate non si sà perchè. Passa un'auto, per poco non gli fa una doccia sventrando una pozzanghera vicino ai suoi piedi. Piove. Tantissimo.
La strada un lago, il portone di lei chiuso, indifferente, le finestre luminose e tutti sicuramente incollati ai televisori, padroni di un mondo che sta bene solo a loro. Ore undici.
"Aspetto cinque minuti...".
Non verrà. Un passo in avanti e giù l'acqua che scivola dalla sua testa alla giacca, sulle scarpe ed ecco che è fradicio. Si infila il casco, accende dopo i soliti due tentativi il motorino, un'ultima occhiata al portone, niente. Parte. Stavolta la moto è pesante, stanca, la strada ancor più deserta.
Eccolo il nostro eroe disilluso e sconfitto, il passato aveva vinto anche stavolta.
Ripensa agli ultimi istanti passati con lei, avrebbe voluto riviverli per non commetere errori, per salvare tutto e invece, bagnato fino all'osso, parcheggia il motorino entra in casa e torna coi piedi per terra.
Tanto quella notte la sognerà di nuovo.