È una di quelle sere in cui mi sento la testa e il cuore pulsare freneticamente, scossi dal forte desiderio di raccontare quello che li occupa.
E' una di quelle sere in cui volentieri starei sul divano (possibilmente non quello blu, che è un po' scomodo )con la testa tuffata nel petto e tra le braccia di chi è disposto a farsi amare da me, di chi è disposto a non avere paura di me, confidando nel suo desiderio di tenermi stretta a se.
È una sera in cui, se fosse possibile, mi estirperei da dentro tutto il dolore che è tracimato nella mia vita, soprattutto negli ultimi dieci anni, relegandolo in un nascosto andito, cosi che resti per me solo un brutto ricordo.
È una sera in cui, se potessi, vorrei chiudere gli occhi contenta, senza essere spaventata da quel che c'è dopo la notte, questa e quelle che verranno.
Quante cavole di cose che vorrei che accadessero in una sola sera! definirmi velleitaria è come usare un eufemismo.
Ad ogni modo, ritenendo impossibile l'esaudirsi (almeno nell'immediatezza)dei miei desideri, l'unica iniziativa da intraprendere, anche se non so quanto utilmente, è quella solita di scrivere, che, come il piangere, ha su di me un effetto catartico, pur se poco durevole nel tempo.
Peraltro scrivere, è un modo per mettere a freno la mia brama interrogatoria, che normalmente si sfoga sugli altri, e per dar ordine ai miei scompigliati pensieri, che con alterno e a volte contraddittorio contenuto, mi saltellano nella testa e non mi danno tregua.
Insomma, scrivendo, tento di irregimentarli in categorie razionali, cosi dando loro ordine, e di individuarne il nitore dei contenuti.
Quindi se io ti farò leggere quel che ti sto scrivendo (essendone tu il destinatario) , non spaventarti, perchè non stai per essere sottoposto all'ennesima indagine del commissario Maigret. Al massimo, stai per essere invaso da un ondata di pensieri, rispetto ai quali, però , potresti non riuscire a muoverti con la stessa audacia e dimestichezza che usi quando sei sulla tua famiglia.
Attento allora, soprattutto a non fraintendere, con la precisazione che, in ipotesi di dubbi interpretativi, ti consiglio di far ricorso allo strumento dell'interpretazione autentica, quelo che solo il loro autore può tentarti di dare, sempre che sia possibile rendere con le parole esattamente la portata e il senso dei miei sentimenti.
Dopo questo non proprio sintetico preambolo, sperando di non averti già annoiato, mi tocca provare a descriverti quello che mi è successo da quando ho iniziato a conoscerti, a parlarti e a sentirti
Innanzitutto, devo dirti che mi sembri una bella persona, quasi che tu fossi la naturale appendice della tua bocca. O forse è lei ad essere la naturale appendice del tuo bel cuore? in ogni caso il, pur cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia, perchè quel che vedo, quando ti guardo e non solo con gli occhi, mi sembra delizioso. Spero tanto di non sbagliarmi...