racconti » Racconti d'avventura » Addio compagno mio...
Addio compagno mio...
L’anziano entrò nell’osteria a testa china, appoggiandosi al bastone che proiettava una luce violastra e opaca. Sembrava essere invisibile agli occhi dei presenti che non osarono voltarsi a fissare il nuovo arrivato, continuando a parlare tra di loro o a fumarsi una pipa o ancora a fare la corte ad una cameriera.
L’uomo fece una smorfia di disapprovazione nei confronti dei presenti e si sedette ad un tavolo occupato da una sola persona che teneva in mostra il ferro scostando il mantello, segno che non voleva essere disturbato.
“Per quale motivo sei voluto venire in un posto del genere”Disse lo stregone sedendosi di fronte a lui. L’altro alzò la testa trapassandolo con lo sguardo, poi sospirò.
“Evidentemente non sei riuscito a convincermi e per rispondere alla tua domanda... volevo riempirmi lo stomaco con qualcosa di buono”.
“Dì la verità, mi hai chiamato solo perché non ti andava di sentire la mia collera dopo”continuò l’anziano con un ghigno sotto la barba.
Il cacciatore di taglie bevve un lungo sorso di vino dal suo bicchiere scheggiato e si passò il dorso di una mano sulle labbra bagnate. “Non tollero questo tuo tono nei miei confronti, dopotutto ti ho aiutato durante il viaggio” ricordò soddisfatto.
Il compagno ridusse gli occhi a due fessure: “vai al punto o sarà peggio per te”.
“Non ribollire subito, volevo girare intorno al discorso prima di pronunciare la frase fatidica”Rispose l’altro. Tra i due calò il silenzio, mentre gli altri intorno a loro spettegolavano su quello che era successo ultimamente. Qualcuno gettò della legna umida tra le fiamme del fuoco, provocando una nuvola di fumo nero che investì i più vicini al caminetto.
Alla fine, il cacciatore sospirò ancora. “Volevo dirti... ecco... mi sono stufato di seguirti senza ricevere nulla in cambio. Mi ero imbarcato in questo inseguimento sperando di guadagnare facilmente qualcosa, ma non ne ho ottenuto niente. Mi voglio ritirare”Affermò finendo senza esitazioni, ma il suo sguardo tradì il suo stato d’animo.
“D’accordo”disse lo stregone appoggiando il suo bastone al muro.
Il compagno strabuzzò gli occhi meravigliato. “Va bene, vattene pure. Oramai volevo anche io ritirarmi”Ammise accarezzandosi la barba tagliata in malomodo.
Si alzò in piedi, portandosi una mano alla manica sinistra della tunica pulita. “Aspetta qui, vado a prendere qualcosa con cui brindare” e si allontanò a capo chino.
Il soldato rimase a guardarlo per un istante, poi mangiò qualche altro pezzo di carne di cinghiale e attese paziente. Lo stregone tornò con una bottiglia scura che appoggiò al bordo del tavolo offrendogli un piccolo calice di rame già riempito. “Sai... in poche parole non sei servito a nulla nel tuo ruolo, se non ad intralciarmi”iniziò l’anziano con serietà. Prima che l’altro potesse ribattere, gli mise tra le mani il calice e riempì il suo alzandolo sopra al cibo.
“Addio compare”tagliò corto.
Il cacciatore fiducioso toccò l’altro oggetto sollevato con il suo ed iniziarono a bere rapidamente, tirando indietro la testa. Il sapore era forte, bruciando in gola per poi ardere nello stomaco una volta raggiunto. Ora erano entrambi soddisfatti e svuotarono i calici in pochi istanti.
Il soldato stava per appoggiare il suo bicchiere sul banco, quando qualcosa lo bloccò.
“Paralizza cuore e corpo in pochi istanti”aggiunse divertito l’uomo più anziano. Il soldato fece cadere il bicchiere che rotolò in avanti, mentre lui scattò in piedi rovesciando a terra la bottiglia del liquore. Il contenitore si infranse sul pavimento, attirando l’attenzione dei vicini di tavolo.
L’uomo si portò una mano tremante al petto con il corpo percorso da brividi, mentre sentiva il cuore accelerare il battito per il terrore.
Le gambe gli cedettero e si abbracciò il corpo tossendo, nella speranza di rigurgitare il veleno appena ingerito che iniziava a fare effetto. Si piegò in avanti cadendo a terra; batté la fronte sul suolo gelido e spalancò gli occhi consapevole di quello che gli stava accedendo.
Ci fu un altro secondo di spasmi, poi rimase immobile a terra, la bocca aperta per il dolore provato e il corpo contorto accanto al tavolo. Tutti i presenti ammutolirono e abbassarono lo sguardo su quel corpo ancora caldo, avvelenato dal suo compagno di viaggio che si alzò dallo sgabello su cui stava, finendo di bere dal suo calice.
Scavalcò il cadavere con disprezzo, poi si diresse verso la porta d’uscita.
“Il re lo preferisce così”Spiegò a tutti quelli che stavano per fermarlo. Uscì rapido dall’osteria, l’aria fredda lo avvolse preannunciando una forte nevicata vicina. Il posto sarebbe stato coperto da una coltre di neve fresca, spingendosi fino alle altre città che per lui costituivano un oltraggio al regno del suo sovrano. Quando l’inverno si sarebbe mostrato in tutta la sua potenza, sarebbe tornato da lui a riferirgli il risutato della sua ricerca. Si sentiva molto più forte nell'anima malvagia.
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- mi colpisce il modo come riesci a tracciare personaggi notevoli in un contesto di vicende narrate co grande
impatto visivo. Ruben un bacio... lo meriti
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0