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La Cisterna
PREMESSA
Fatti e circostanze narrati in questo racconto, così come i personaggi e i loro nomi, non sono frutto della fantasia dell'autore e tutto ciò che viene descritto è realmente accaduto
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Erano alcuni mesi che Ettore abitava la sua nuova casa. Era calda, accogliente. Non una reggia, beninteso, ma era esattamente ciò che desiderava e non avrebbe ambito a niente di meglio.
Era un giorno, quello, esattamente uguale a tutti gli altri. Alle prime luci dell'alba Ettore si sarebbe svegliato e, esattamente come da sempre faceva, avrebbe avuto la sua colazione insieme alla compagna e trascorso il resto della giornata oziando e dormendo, intervallando quel niente perpetuo, a qualche tuffo... Tanto per spezzare quella monotonia della quale, pure, sembrava non accorgersi affatto.
Tutta la vita così.
Ma quel giorno, apparentemente identico a tutti gli altri, sarebbe successo qualcosa che in futuro Ettore avrebbe potuto raccontare. Qualcosa che avrebbe spezzato la monotonia quotidiana per un po', magari proprio prima di rigettarlo in quel niente perpetuo fatto di ozio, di gozzoviglie e di qualche tuffo.
Esattamente durante uno dei suoi momenti di relax successe qualcosa. Non ebbe il tempo di capacitarsene. Non ebbe modo di reagire. Non ebbe tempo di realizzare che... Fu, suo malgrado, proiettato in un nuovo ambiente, completamente e incredibilmente diverso dalla sua accogliente e calda casetta.
Adesso si ritrovava, completamente nudo, in quella che aveva tutta l'aria di essere un enorme cisterna colma d'acqua. Non era una vera e propria cisterna poiché era piuttosto bassa e il diamentro piuttosto esteso. Le pareti erano levigate e lisce, ed avrebbero impedito qualsiasi tipo di appiglio. L'acqua era ghiacciata, nonostante una sorta di meccanismo posto sul fondale sembrava poter regolare termicamente la temperatura interna dell'enorme catino. Dopo qualche istante, e materializzandosi esattamente allo stesso modo che era capitato a Ettore, la sua compagna lo raggiunse, anch'essa completamente nuda e ignara e inconsapevole di ciò che stesse realmente succedendo.
Dopo l'iniziale disorientamento Ettore e la sua compagna, iniziarono a cercare una via di uscita. Una via di fuga. L'acqua era freddissima. I due arrancavano con foga e sembravano quasi ignorarsi, nel vacuo tentativo di scavalcare il bordo della cisterna e guadagnare una improbabile via di fuga (cosa c'era all'esterno della cisterna? Chi o cosa avrebbero incrociato lì fuori?)
Dopo qualche minuto, e durante gli infruttuosi tentativi di scavalcarne i bordi, la vasca fu invasa da un'infinità di putride e marcescenti carcasse di molluschi, pesci, crostacei, e larve di mosche. L'acqua fu in brevissimo tempo contaminata. L'odore era nauseabondo. In pochi istanti tutta la superficie del catino fu ricoperta da carogne galleggianti.
Nel giro di qualche altro minuto, il fondale di quella vasca, ormai puzzolente e appestata, fu invaso anche da escrementi che rendevano la situazione sempre più disgustosa. Ettore calpestò più di una volta quelle feci e chi avesse assistito dall'esterno a quella scena avrebbe senz'altro provato un profondo orrore: spinto da chissà quale raptus, Ettore prese a divorare alcune di quelle carogne galleggianti e poi, non pago, prima di rimettersi all'opera, nel tentativo di scavalcare la parete verticale della vasca, divorò anche lo sterco sul fondale.
I successivi tentativi si susseguirono senza successo ma finalmente, forse, Ettore aveva capito come procedere. Con l'aiuto della compagna, o meglio, facendo leva su di essa, si portò sulla cima della cisterna, restando in bilico per un po'. Con uno sforzo che nemmeno avrebbe mai immaginato di poter profondere, si spinse con il corpo verso l'alto e infine riuscì a scavalcare il bordo stesso, lasciandosi cadere verso il basso, nel vuoto!!
Il tonfo fu abbastanza cupo, ma per fortuna, a parte lo spavento, non aveva niente di rotto.
La superficie su cui era goffamente atterrato era liscia e fredda. Niente di ciò cui era oramai abituato nella sua nuova casa, oramai abbandonata chissà dove e da quanto tempo. A proposito: quanto tempo era passato da quando era stato proiettato, ignaro, in quella cisterna? 1 ora? 1 giorno? Impossibile calcolarlo con esattezza.
Ettore constatò nuovamente che, per fortuna, non aveva niente di rotto e... ancora completamente nudo, abbandonò a sé stessa la compagna, ancora intrappolata nel catino con l'acqua che le arrivava alla gola, e cominciò a percorrere alcuni metri. Con circospezione, paura. Per lui l'ambiente era sconosciuto. Tutto sembrava enorme.
Si trascinò ancora per un po'. Strisciando. Sul ventre si accumulò ogni genere d'impurità. Alla fine, infreddolito, tremante, puzzolente e sudicio, trovò rifugio tra una specie di struttura in legno di faggio e un telone nero. Qualcosa che, almeno per ora, gli sembrò potesse dargli riparo e calore.
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Ettore aprì la porta della stanza della sua compagna, vide e capì al volo. La richiuse immediatamente e, allarmato, si rivolse sempre alla sua compagna, invitandola a fare estrema attenzione.
Muoveva i suoi passi strisciando le scarpe sul pavimento polveroso e disse a lei di fare altrettanto e di tendere le orecchie... Facendo attenzione anche al rumore più impercettibile.
Ai loro occhi la scena che si presentò era piuttosto singolare. Sul pavimento, la piccola vasca circolare nella quale Ettore aveva temporaneamente depositato le sue due tartarughe (e alle quali aveva avuto la brillante originale e singolare idea di attribuire il suo nome e quello della sua compagna), allo scopo di pulire la enorme vasca che aveva acquistato qualche mese prima per poter dar loro tutto lo spazio di cui avevano evidentemente bisogno. Per farlo, aveva momentaneamente spostato le 2 creature nell'altra vasca circolare e, pensando di fare cosa buona, aveva anche dato loro del cibo... Gamberetti essiccati e larve di mosca.
Oramai le tartarughe erano veramente grandi e quella che fu la loro prima casetta, appena acquistate, era oramai inadeguata. Pur non credendolo possibile, per mera precauzione Ettore aveva posto quella che sembrava una cisterna in miniatura sul pavimento, anziché lasciarla sul tavolo, proprio per evitare alle bestiole di precipitare nel vuoto, in caso di una fuga improbabile quanto rocambolesca.
Invece Ettore, quella che portava il suo stesso nome, se n'era andata. Aveva avuto la bella idea di fare un'escursione in giro per la stanza.
La ritrovarono, grazie al quasi impercettibile rumore che produceva nel tentativo di scavarsi un rifugio, tra il comodino di legno di faggio e un borsone nero... mentre provava ad entrare in quest'ultimo.
Ettore afferrò Ettore e dopo averla accuratamente ripulita da polvere, sporco e capelli che si erano depositati sotto il suo corpo, lungo il tragitto di pochi metri percorsi dall'animale, lo ripose, insieme alla sua compagna, nella loro casetta calda e accogliente. Completamente pulita e accuratamente disinfettata. Scevra da ogni impurità.
Dopo l'iniziale disorientamento, Ettore realizzò presto di essere di nuovo a casa. Quello che probabilmente era stato solamente un brutto e freddo incubo, non era più nemmeno un lontano ricordo. E ben presto la tartaruga riprese nella sua preferita attività. Oziando, dormendo, intervallando quel niente perpetuo, salendo sul trampolino per concedersi qualche tuffo... così, tanto per spezzare la monotonia.
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- bello
- Intelligente e originale... un abbraccio