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Compagni di classe

Alcuni racconti senza molta importanza di un gruppo di amici che, dopo avere frequentato insieme le scuole elementari, per vari motivi si erano persi di vista.
Dopo molti anni si ritrovano al vecchio paese per l'inaugurazione della nuova scuola.

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(N 1)

Seduti al tavolo del bar, dove da ragazzi si sfidavano a giocare con un vecchio flipper, ricordavano i giorni trascorsi insieme. D’un tratto Luca, che era sempre stato il più estroverso del gruppo, chiese ai suoi ex compagni di scuola, per trascorrere in allegria il resto della serata di raccontare da buoni amici la loro prima esperienza con una ragazza.
Tutti furono d'accordo. Sarebbe stato come ritornare ai vecchi tempi, quando da ragazzi si divertivano a parlare delle ragazzine che frequentavano.
Chiesero al barista un mazzo di carte per scegliere chi sarebbe stato il primo a raccontare e la sorte scelse Giorgio, forse il più timido del gruppo.
“Dai Giorgio, raccontaci come si è svolto il tuo primo contatto con una ragazza” chiesero curiosi i suoi amici.
“E va bene, anche se io sono restio a raccontare certe cose.
Questa di cui vi dirò è la mia prima ragazza, la prima che ho conquistato. A dire la verità dovrei dire la prima che mi ha conquistato...
Avevo sedici anni, ma a dire dei miei genitori per la mia altezza dimostravo qualche anno in più.” “Questo non ci interessa dai. Dai, racconta la tua prima avventura. “lo sollecitarono gli amici.
Giorgio ricominciò: “Tutto accadde un giorno mentre passeggiavo in bicicletta con un mio amico lungo una strada di campagna. Chiacchieravamo tra noi senza pensare a ciò che ci sarebbe capitato di lì a poco. Durante il percorso incontrammo un gruppetto di ragazze ferme su un ponte, certamente in attesa che qualcuno si fermasse per scambiare due parole. Io non mi sarei voluto fermare perché all'epoca ero il tipo che appena incontrava una ragazza diventava subito rosso come un peperone. Non riuscivo nemmeno a parlare, balbettavo solamente mezze parole incomprensibili. Per questo le ragazze che mi conoscevano, ogni volta che mi trattenevo con loro, mi prendevano sempre in giro.
Quella sera, però, anche se chiesi disperatamente al mio amico di non fermarsi, lui con un notevole coraggio e una buona dose di sfrontatezza si fermò, appoggiò la sua bicicletta contro un albero e si avvicinò alle ragazze.
Io non avevo il coraggio di seguirlo, ma dal momento che il mio amico continuava a chiamarmi con insistenza, paonazzo, mi decisi a raggiungerlo. Le mie gambe furono colte dalla stessa reazione di quando, solo in camera mia, mi allenavo a ballare il ballo in voga in quel periodo, lanciato dalla canzone di un noto cantante il cui titolo era 'Tremarella'... Quando d’un tratto mi si avvicinò una ragazza mora molto bella, di circa vent’anni per chiedermi per quale motivo me ne stavo in disparte. Appena mi guardò negli occhi, scoppiò in una sonora risata, e mi chiese se avessi preso troppo sole o se fosse una malattia. Avevo la faccia violacea dalla vergogna e continuavo a battere le palpebre come se qualcuno mi stesse buttando acqua sul viso. La ragazza mi chiese cosa aspettassi a raggiungere il mio amico, che nel frattempo aveva già fatto amicizia con le sue amiche. Io le risposi con alcune parole che naturalmente risultarono incomprensibili, tanto è vero che lei mi chiese se fossi straniero. Subito dopo si allontanò per chiedere al mio amico se ero una persona normale o se per caso avevo qualche rotella fuori posto.

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2 commenti:

  • Traumer il 27/06/2012 19:48
    Amo sempre leggere queste storie. Mi perdo nei ricordi.
  • sara rota il 22/07/2008 14:21
    Un racconto dolcissimo, fatto di ricordi e soprattutto di tanto romantico amore...

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